GIOVEDì 8 APRILE : DE ANDRÉ CANTA DE ANDRÉ


Premetto che non ho mai seguito particolarmente la carriera e la produzione discografica di Fabrizio De Andrè, per cui il concerto è stato a dir poco meraviglioso, per arrangiamenti, sonorità e per il fatto che Cristiano ha mostrato non solo doti artistiche eccezionali suonando chitarra, pianoforte, violino, ecc (tutto questo cantando!!) ma anche una capacità enorme di saper coinvolgere il pubblico con storie e aneddoti sulla vita del padre e sul motivo per cui ha deciso di rendere omaggio alla sua musica.
Gli arrangiamenti di Luciano Luisi (Zucchero, Ligabue) hanno veramente trasformato alcuni brani storici senza per questo cancellare l'impronta e le atmosfere originali.
L'aspetto che più mi ha colpito è stato sicuramente il rispetto e la delicatezza con cui ha suonato e presentato canzoni che lui stesso ha sentito nascere e che hanno saputo conquistare l'intero pubblico del teatro, concedendo 2 bis e senza risparmiare energie.
Fabrizio


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Sono stato anticipato dal mitico Spadino... che, ovviamente, da tastierista, ha un punto di vista leggermente diverso dal mio.
Anch'io di De Andrè ammiro tantissimo i grandi successi, ma non conosco in dettaglio gli altri brani, e ieri sera ne sono stati suonati parecchi del secondo tipo, con mia grande gioia.
Scenografia essenziale e bellissimo disegno luci (peccato l'esagerato di luci spot sul pubblico, anche su brani lenti).
Splendido l'inizio, con un intro dato da un cuore pulsante che ha lanciato il primo brano (purtroppo non sono riuscito a farmi dare una scaletta, per cui non so dire il titolo...); l'influenza degli arrangiamenti dei brani lenti Zuccheriani si è sentita molto nella prima parte della serata, durante la quale ho però avuto l'impressione di avere in sala troppe basi e troppi effetti (riverberi molto corposi e uso smodato del delay sulla voce).
Una ventina di minuti, sparsi soprattutto all'inizio, sono inevitabilmente passati nel ricordo del padre, con vari aneddotti (tra tutti ricordo il divertente "pentimento anarchico" di chiamare un figlio Cristiano, da cui l'uso del semplice diminutivo C. per chiamare il figlio e il ricordo dei primi concerti nei palasport, nel periodo delle contestazioni di fine anni '60).
Con i nuovi arrangiamenti ho trovato, almeno per i brani da me conosciuti, un senso di appiattimento, dal punto di vista musicale (vedansi per confronto i concerti di De Andrè con la PFM...), ma tutto questo ha permesso di riuscire ad ascoltare e apprezzare maggiormente testi di brani spesso cantati a memoria senza saperne bene il senso. Per esempio ho scoperto che "Cose che dimentico", unico brano scritto da Fabrizio su musica di Cristiano, è un brano dedicato ad un amico comune morto di AIDS a fine anni '80 (o inizio '90), quando questa malattia era ritenuta infettiva come la peste, con conseguente isolamento totale degli ammalati, che, dal "reparto intoccabili", non avrebbero più potuto vedere il mondo fuori dalle stanze di un ospedale. Consigliato.
Verso la fine un lungo momento acustico, con Cristiano al piano e Davide Pezzin al contrabbasso, Osvaldo Di Dio alla chitarra acustica e classica.
Il finale è stato invece molto rock, a partire da "Fiume Sand Creek", con un bellissimo arrangiamento, fino ad una fortissima "Il Pescatore", riproposta a parecchi bpm in più, per far ballare il pubblico sugli spalti (scusate la citazione di un altro immenso poeta e cantautore...).
Un ultima nota, riguardante i musicisti.
Luciano Luisi, tastiere: mille mani sugli infiniti strumenti; mi è bastato vedere la sua mostruosa strumentazione da dietro il palco a fine concerto (c'è chi può!) con almeno una decina di pedali e un mucchio di flight case (oltre alle tastiere...).
Osvaldo Di Dio, chitarra: molto sicuro, tecnico e preciso... non poteva essere altrimenti.
Davide De Vito, batteria: lo conoscevo già per essere il batterista di L'Aura, molto bravo, mai una sbavatura.
Davide Pezzin, basso: lasciato per ultimo perchè è un mito per me! Anche lui conosciuto (personalmente) come musicista di L'Aura ha passato due ore e mezza a sorridere, come sempre l'ho visto fare in situazioni live: quando suonare è veramente un piacere!
Un ringraziamento d'obbligo a BlogAL, che mi ha permesso di vedere un ottimo concerto.
Alla prossima,
Lele


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Aggiungo solo che il brano iniziale introdotto dal cuore pulsante è stato "Megu Megun", che ci ha immersi nell'atmosfera della città vecchia di Genova, un po' già rievocata dal profilo frastagliato della scenografia che suggeriva i tetti di un centro storico. Non mi sono sembrati appiattenti gli arrangiamenti proposti, bensì fantasiosi e degni di lode per il rispetto e la comprensione della versione originale. Un'unica eccezione : "se ti tagliassero a pezzetti ". La versione originale è cantata in forma romantica e fiabesca con la capacità magica di Faber di narrare delusioni e fatti tristi o tragici trasfigurandoli in magnifiche leggende, la versione di Cristiano è rokkeggiante e perde fascino, a mio parere. Bellissima "verranno a chiederti del nostro amore", suonata al piano dal solo De Andrè e legata, lui racconta, al ricordo familiare di suo padre che, nel cuore della notte, la cantava con l'accompagnamento della chitarra a sua mamma. La sensazione complessiva è stata grandiosa perché mi è parso di far parte di una collettività unita da un amore nei confronti di un grande poeta che non può che trasferirsi sul figlio, che si fa portatore e interprete originale della sua arte. A Cristiano e al suo gruppo è stata tributata dal pubblico numerosissimo (anche in piedi ) una vera ovazione che mi ha commossa.
Un saluto a tutta la lista.
Nicoletta 

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