Casina - Ludus in fabula - 10 aprile - Teatro Ambra - recensione


Due protagonisti che esprimono due diversi modi di vedere il teatro. Da un lato un ideale di cultura e libertà, sciolto da vili interessi e logiche clientelari, volto solo al serissimo gioco di rendere vero e vivo ciò che emerge da lontananze secolari, dall’altro la pura logica commerciale e affaristica.  Marina Thovez e Mario Zucca, avvolti da mantelli neri, ai lati del sipario decorato con finti graffiti latini sbiaditi, parlano, con intento ispirato lei e con piglio manageriale lui, dell’intento di mettere in scena un classico senza tempo, la Casina di Plauto, commedia dall’intreccio serrato che impietosamente deride le debolezze umane. Esilaranti i due punti di vista, diversissimi eppure accomunati da un’unica grande necessità: l’economia che impone a due attori di impersonare otto parti di personaggi spesso insieme sulla scena. Questo limite diventa il motore comico dell’intero spettacolo, velocissimo come una commedia dalla trama incalzante deve risultare, grazie alla trasformazione e ai travestimenti repentini, quasi da trasformisti, dei due. Attraverso lo scenario che rappresenta una villa romana dalle pareti affrescate in rosso pompeiano, con un sapiente gioco di luci, si intravedono manichini a simulare personaggi. Gli stessi manichini vengono portati in scena e, con la recitazione splendida e incalzante dei protagonisti, sembrano animarsi e possedere la voce che viene loro regalata. Marina Thovez ha una straordinaria capacità di mutare tono e atteggiamento, maturata in anni di doppiaggio e messa a nudo in una prova intensa di un’ora e mezza di continue trasformazioni. Mario Zucca è esilarante in tutte le parti che recita, rendendosi credibile anche in panni femminili ben poco probabili. Entrambi recitano tutto e si scambiano i ruoli sia maschili che femminili, dando luogo a momenti ilari di teatro nel teatro quando entrano in scena in contemporanea con lo stesso abito e interpretando la stessa parte.
 Casina è la bellissima fanciulla adottata da Strepitosa e Sciolgotutto, bramata da quest’ultimo, dal loro figlio e dagli schiavi  Olimpione e Palino. Mentre Sciolgotutto la vuole dare in sposa al fattore, per goderne lui stesso, la moglie, gelosa e arcigna, trama per darla a Palino. Una beffa manderà a monte i piani dissoluti degli uomini e ristabilirà la pace familiare mettendo fine agli istinti lussuriosi.  La magia è tale da non perdere per un attimo il filo della trama che risulta credibile, molto divertente e attuale come lo sono le debolezze del genere umano.
Il finale, con la risoluzione della vicenda a seguito dell’ inganno che smaschera e impedisce un tradimento coniugale,  vede otto manichini in scena a rappresentare i personaggi. I due attori si avvicinano come in una danza ad ognuno di essi e mutano voce dando loro animo e sentimento, sino alla pace e al lieto fine.
Non un attimo di cedimento, non una caduta di tono e un ritmo sempre serrato e rigorosamente comico. In sala parecchi studenti delle scuole superiori, è stato un piacere sentirli ridere e godere di un testo classico proposto in chiave attuale e innovativa ed è stato un piacere riscoprire la Casina interpretata in modo geniale da Ludus in fabula. 

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