I tarocchi
hanno natura propria, sono arcani che significano tutto e il contrario di
tutto, suggeriscono strade divergenti e vengono immortalati in iconografie decifrabili da iniziati. “Il mistero dei tarocchi” è uno spettacolo
che si struttura in tanti momenti diversi tra loro, interpretati ognuno da un
attore che rappresenta una carta, in una propria scenografia disegnata da
Luzzati, autore anche del mazzo di tarocchi che, come stendardi, vengono
sorretti nella sfilata iniziale dai protagonisti stessi. L’itinerario è libero e introdotto dal
Bagatto, il primo arcano, un mago- imbonitore che, con fare bonario e allusivo
, rivela la chiave di lettura essenziale del percorso iniziatico: “qui nulla è
certo, nulla è chiaro”. L’ambivalenza,
il lato oscuro e la duplicità sono il trait d’union che uniscono i tarocchi
viventi, talvolta prigionieri di un destino, sebbene animati da una vocazione
contraria. Così La Giustizia si sente colpevole e invoca un altro tempo in cui
trionfare, Il Diavolo accusa la stanchezza dell’obbligo del male e Il Papa
rinnega la sua vocazione paterna nei confronti dei credenti, in una situazione
di potenza-impotenza che non gli ha concesso di generare una prole. Ogni arcano
è se stesso e il suo opposto, la purezza del concetto personificato e la
negazione che porta all’incertezza e all’inquietudine. Come in ogni lettura
esoterica dei tarocchi, nulla è definito, ma tutto è in balia
dell’interpretazione e del caso che donano alla divinazione significati
aggiunti. Il linguaggio è spesso prezioso, arricchito da una ricerca filologica
e da citazioni erudite. L’Imperatrice si presenta come madre ribadendo,
attraverso la matrice linguistica madre-mare-ruo-rom (luogo dove c’è acqua) ,
l’essenza femminile del suo personaggio, fautore di vita come il principio
acquatico da cui tutto si genera. Così L’angelo,
rappresentante il giudizio, attinge al “Giudizio universale” del Belli,
tingendo un testo dissacrante con una connotazione inquietante e un monito
sussurrato e sinistro. Le Stelle cita Orlando di Virginia Woolf, che, dopo
essersi addormentato sotto una cupola di stelle, si risveglia donna. Ancora un
principio e il suo contrario, questa volta nella rievocazione di un classico
della letteratura che fa dell’ambiguità la forza dell’arte e dell’espressione. Anche i tarocchi che si presentano con parti
musicali raccontano sfaccettature di sé, come La Luna, protagonista di
molteplici canzoni e capace di proporle in una soluzione di continuità, che
appare degna di rappresentare ogni stato d’animo da essa suggerito in ogni
tempo.
Tutto e
nulla, il prevedibile e l’imprevedibile, come Gli Amanti che non sono due, ma
tre. Dall’ermafrodito primigenio, perfezione originaria che da rebis si scinde
in due, deriva il tre, il numero senza il quale la coppia non esiste, come non
esiste la completezza in nessuna apparenza.
La forza
dello spettacolo non si limita ai testi e alla bravura di ben 22 attori, ma
anche alla scelta di un luogo come la Cittadella che aggiunge inquietudine e
suggestione ad un itinerario che colpisce mente e sensi. La maggior parte delle
stazioni è collocata all’interno di un bastione che si dirama in gallerie e
nicchie, nella penombra che enfatizza le frasi sussurrate e con l’acustica
rimbombante che accentua i passi gridati.
Una parata e
un balletto finale dal sapore antico, sulle note della canzone dei tarocchi di
Gian Piero Alloisio, terminano uno spettacolo intenso e ricco di contenuti, su
cui molto si potrebbe ancora dire, perché il messaggio ambivalente e il gioco
delle contraddizioni porta lo spettatore a letture stratificate, al
divertimento o allo stupore di fronte alla condanna ad un ruolo perenne senza
scampo. L’eterno e l’effimero coesistono come la letteratura e lo scherzo, la
musica e la filastrocca, in un unicum che raccoglie le possibili antinomie. Su
tutto le scenografie e gli splendidi costumi di Luzzati concretizzano di fronte
allo spettatore gli arcani che prendono vita in un tempo sospeso ed infinito.
Uno
spettacolo di enorme fascino da non perdere assolutamente.
Nicoletta Cavanna
Nicoletta Cavanna