Poco prima c'era un buio pesto.
Le palpebre appesantite che se le chiudi un attimo rimangono così, che ti si apre sotto un lettone immaginario, che ti viene l'istinto di crollarci dentro, avviluppato.
Le gambe non ce la fanno più, in piedi dalle otto del mattino precedente.
Le giornate ti si mescolano in modo confuso. Ieri o oggi? Boh. Ah...sì. Ieri è durato doppio. Tante cose sono successe.
E ora il cuore pompa a mille: gesti pericolosissimi col cutter, macchine partono, inarrestabili, urlanti, sempre e comunque, 28 quintali di gomma! Chi? Io? Cosa ho fatto? Click.
Ma alla fine alzo la testa. C'è luce fuori dal capannone!
Faccio le ultime pulizie, ritrovo energia. Mi avvio in bicicletta verso lo spogliatoio. Come fosse una passeggiata, con la pedalata turistica... Ho anche una gomma a terra, massì.
Guardo i reattori C, la torre degli altobollenti, la torre dei Perfluorovinileteri; do un'occhiata ai Meltz, alle colonne di pirolisi del Tetrafluoretilene. Non un'anima viva in giro. Tutti nelle sale quadri.
Sbuffi di vapore in basso, dai condensini. Paesaggio da film di fantascienza.
I bidoni della raccolta differenziata pieni di schifezze putride.
Guardo su, verso la manica a vento. Ferma, ammosciata.
Allungo lo sguardo: un aereo, nuvole rosa, azzurre, bianche, cielo che dall'arancio-rosa diventa azzurro. Meraviglia.
A volte, lavorare di notte ti permette di vedere delle albe fantastiche.
Mi basta poco per trovare ispirazione: uno sguardo di un collega deficiente (la mia "complicAleazioni" è nata così), due parole scambiate con un collega amico, oppure il sorriso della panettiera, o una canzone che mi fa da colonna sonora per la giornata che arriva, proprio come se mi fossi appena svegliato.
E sempre mi da serenità il viso di A., stesa nel letto, nel sonno profondo.
Non si accorge dei miei movimenti cauti, da ladro d'appartamenti, ma appena mi corico con lei mi stringe la mano, mi sorride, riprende a dormire...