Ancora lavoro nero nelle campagne della Bassa Valle Scrivia! Blitz dei Carabinieri alla cascina Bovera di Castelnuovo ScriviaIl blitz di venerdì 7 agosto alla cascina Bovera di Castelnuovo Scrivia ha fatto emergere un nuovo caso di lavoro "nero" nelle campagne della provincia di Alessandria, in quello stesso comune in cui tre anni fa era balzata agli onori delle cronache la vicenda dell'azienda agricola di Bruno e Mauro Lazzaro. All'epoca, lo ricordiamo, quaranta braccianti provenienti dal Marocco, avevano protestato, con un presidio ai bordi della strada davanti alla cascina, durato 74 giorni, per denunciare situazioni di irregolarità e di grave sfruttamento. In seguito alla vicenda, nacque il Presidio permanente di Castelnuovo Scrivia, realtà autoorganizzata e composta da braccianti sfruttati e da attivisti solidali della zona.Abbiamo dato vita ad uno sportello legale e a uno sportello migranti a Castelnuovo Scrivia, che si occupa di tutte le questioni legate al lavoro bracciantile e non (non solo dei migranti, ma anche degli italiani) e ci siamo attivati con picchetti antisfratto in caso di necessità (diversi sfratti sono stati impediti in questi tre anni, grazie all'intervento dei nostri attivisti, fino ad oggi nessun sfratto è stato eseguito!).Cos'è successo sabato a cascina Bovera? I carabinieri hanno trovato quattro lavoratori marocchini senza permesso di soggiorno, in "nero" (il quinto si è aggiunto dopo, in quanto era assente) che raccoglievano patate e prodotti di stagioni nei campi. La cascina è di proprietà della famiglia Angeleri,che ha un grande magazzino di conferimento dei prodotti agricoli da parte dei produttori locali (ricevono le merci dai produttori, le confezionano e le vendono alle aziende della grande distribuzione). Quest'azienda ha sede a Guazzora ed impiega una cinquantina di dipendenti, soprattutto immigrati (marocchini, senegalesi, indiani), ma anche italiani.I cinque braccianti irregolari trovati dai Carabinieri nell'ispezione di venerdì, erano senza contratto e senza permesso di soggiorno. Come è noto, gli immigrati sono stati portati in caserma dai Carabinieri ed interrogati. Quindi hanno contattato il Presidio e noi abbiamo coinvolto l'avvocato Simonetta Crisci del Foro di Roma e l'avvocato Gianluca Vitale del Foro di Torino.Cosa rischiano? Di essere rinchiusi in un Cie e poi espulsi. Appena si saprà qual è il giudice competente, gli avvocati faranno domanda di un permesso provvisorio per motivi di giustizia. Nel contempo, ci si attiverà per ottenere un permesso definitivo perché la legge prevede che in casi di "grave sfruttamento" ci sia il diritto ad un permesso definitivo, come già avvenuto per diversi braccianti che lavoravano all'azienda Lazzaro, che hanno ottenuto un permesso umanitario per lo stesso motivo.Perché i lavoratori di cascina Bovera verserebbero in condizioni di grave sfruttamento? Hanno fatto la loro deposizione all'Ispettorato del Lavoro di Alessandria. Noi li abbiamo sentiti: addirittura, risulta che due di questi lavoratori lavorassero presso gli Angeleri da ben sei anni, gli altri da due anni ed uno da un anno e qualche mese; per uno di questi, era stata fatta la domanda di emersione dal lavoro irregolare in base alla sanatoria del 2012, ma la stessa era stata rigettata, in quanto il datore di lavoro non aveva effettuato i regolari versamenti contributivi! Lavoravano sia in campagna alla cascina Bovera, per 9-10 ore al giorno, per l'intera settimana, sabati e anche domeniche compresi, sia nel magazzino di Guazzora: qui, dove avevano pure gli armadietti intestati con i loro nomi, lavoravano per 10 - 12 ore giornaliere! La paga veniva corrisposta ogni settimana ed era di 5 euro all'ora, solo formalmente, perché, in realtà, ricevevano 100 o 200 euro a settimane alterne, dunque degli acconti - chiamiamoli così - su un totale di 55 - 60 ore lavorative settimanali. Le condizioni di lavoro erano molto pesanti: in campagna, si iniziava a lavorare alle 7 del mattino, fino al tramonto, con un'ora di pausa; in magazzino, la pausa era di due ore. Il vestiario e quant'altro - acqua da bere, pranzo - era tutto a carico del lavoratore; in caso di pioggia, si lavorava sotto l'acqua, senza impermeabili, senza nulla!A fronte dell'ennesima conferma della realtà di ciò che noi andiamo denunciando da anni, ovvero che si lavora in simili condizioni in tutta la Bassa Valle Scrivia, il Presidio permanente di Castelnuovo Scrivia mette a disposizione i propri avvocati, fa opera di denuncia e assisterà i braccianti per tutto il percorso legale: non solo perché ottengano il permesso di soggiorno a cui hanno diritto, ma farà in modo che vengano loro riconosciute tutte le loro spettanze arretrate (perché questi lavoratori hanno tenuto il conto di tutte le ore lavorate pregresse) e che venga riconosciuta la reintegrazione sul posto di lavoro!Dopo gli avvenimenti del 2012 nell'azienda agricola dei Lazzaro, è cambiato qualcosa nelle campagne della Bassa Valle Scrivia? C'è ancora tanto da fare - è vero - ma diremmo di sì: finchè non è esploso il caso Lazzaro, c'era il silenzio ASSOLUTO, ora i lavoratori delle varie aziende hanno iniziato a parlare e a raccontare cosa succede, ed hanno iniziato a lottare .,. e la situazione è pesante, in tutto il tortonese. Dopo quel caso e l'enorme eco mediatica (ricordiamo tra l'altro che il processo a carico dei Lazzaro è ancora in corso), si sono attivati maggiori controlli. La situazione sta cambiando, ma ci sono ancora condizioni di sfruttamento molto forti (paghe inferiori a quelle stabilite dai contratti, orari di lavoro abnormi) che rendono simili le nostre campagne a quelle del Sud, come Rosarno.Invitiamo tutti i lavoratori delle campagne e non, che si trovano in condizioni simili a contattarci.Il Presidio permanente si attiverà con presenza fisica e assistenza legale. Non è assistenzialismo, è sostegno alla lotta di fratelli e sorelle.Una nota dolente sul sindacato. Il sindacato, in zona, non è presente su queste vicende del bracciantato, se si escludono le vertenze individuali per il recupero del salario pregresso. Il nodo politico di un sistema costruito sul grave sfruttamento delle campagne della nostra zona, non viene affrontato, né dal sindacato (qui, nel basso Piemonte, il discorso vale sia per i confederali che per quelli di base) e neppure dalle Istituzioni.Il Presidio permanente va avanti, nonostante, in questi anni, molti abbiano cercato di silenziarci (con numerose denunce a carico di braccianti e attivisti solidali). Sarà nostra cura, oltre a sostenere la difesa legale, cercare di coordinare le lotte bracciantili della zona e girare per l'Italia raccontando cosa succede in Bassa Valle Scrivia, nella stessa zona in cui si muovono le mafie del Terzo Valico e, nella stessa zona, in cui si trovano diverse cave sotto sequestro nell'ambito dell'indagine "Triangolo" sul traffico e lo smaltimento di rifiuti tossici tra Liguria, basso Piemonte e Lombardia.In tutti e tre i casi, sfruttamento dei braccianti in agricoltura, cave e Terzo Valico, la zona interessata è sempre la stessa: Sale - Castelnuovo Scrivia - Tortona... Sarà un caso?Seguiteci, nei prossimi giorni altri aggiornamenti!Sostieni la CASSA DI RESISTENZA a favore delle lotte dei braccianti della Bassa Valle Scrivia, effettuando un versamento sul conto postapay:4023 6006 6943 9400 (intestata ad Antonio Olivieri)Presidio permanente di Castelnuovo Scrivia 12 agosto 2015
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