Domenica 25 settembre, Castellazzo B.da: "Gli anni bui della Repubblica" - Cronache di un viaggio nell'Italia degli anni di Piombo

 

GLI ANNI BUI

DELLA REPUBBLICA

 

CRONACHE DI UN VIAGGIO NELL'ITALIA

DEGLI ANNI DI PIOMBO

 
Pro-Loco di Castellazzo Bormida, in collaborazione con Associazione Artistico-Letteraria "Dietro l'Arte", presentano: "Gli anni bui della Repubblica", reading a cura di Paolo Benucci, Gianluca D'Aquino, Cristina Forcherio, Valter Nicoletta. 
 
 CASTELLAZZO BORMIDA, domenica 25 settembre 2011, ore 21:00, presso Area Polifunzionale, piazzale I Maggio. INGRESSO LIBERO. 
 
  "Gli anni bui della Repubblica", cronaca di quarant'anni di misteri, ritrattazioni, processi, condanne, assoluzioni, nomi che salgono alla ribalta per poi sparire nelle ombre dei segreti d'Italia. Un'Italia la cui trasparenza rivendichiamo quotidianamente, contro ogni forma di occultamento. Contraltare al dramma giudiziario del «Segreto di Stato» che, al pari dei depistaggi, uccide due volte le vittime delle grandi stragi che hanno segnato la storia recente del paese nascondendo colpe e colpevoli. 
Gianluca D'Aquino: «Si era pensato di far parlare personaggi passati alla storia quali autori materiali e ideatori delle grandi stragi e degli omicidi di matrice terroristica. Ma ciò che volevano l'hanno fatto, e ha segnato la storia di una nazione, l'Italia; di città, di famiglie, di uomini e donne, di bambini rimasti orfani e bambini mai nati.» Cristina Forcherio: «È alle vittime che dedichiamo questa cronaca: ai giudici, ai carabinieri, ai poliziotti, ai giornalisti, agli uomini della politica e delle istituzioni, alle persone comuni che non ci sono più, e alle loro famiglie.» Paolo Benucci: «Vorremo solo che ci fosse un po' di giustizia e che possa emergere dall'ombra chi realmente ha responsabilità sulle morti di uomini e donne, comunque, innocenti.» Valter Nicoletta: «Pensiamo alle vittime di quei «criminali senza nome» perché le istituzioni e la giustizia non glielo hanno dato o non hanno voluto darglielo. Ci piacerebbe invece ridare nome e volto alle vittime che gli interminabili processi dall'esito discutibile hanno dissolto nel nulla di oscuri fascicoli giudiziari.»

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