offerta per i lettori di BlogAL
Per ulteriori informazioni info@maxaub.it
Teatro Macallé
Via Marsala 1/A, 15040 CASTELCERIOLO (AL)
Uscita AL EST Autostrada TO/PC
Email: info@maxaub.it
Sito web: www.maxaub.it
3 ottobre 2008
La Serra
di Harold Pinter
3 ottobre 2008
Teatro Macallè
Ore 21.30. Ingresso 8 €.
Regia Sir Stewart Summers.
Con: Enzo Buarné, Raffaella Calorio, Fulvio F. Ferrari, Barbara Fusetto, Valter Nicoletta, Paolo Scepi, Irene Squadrelli.
Associazione Culturale I Dispari
È il giorno di Natale, una morte misteriosa e un'inaspettata nascita in questo "Istituto"non meglio identificato turbano il Direttore Roote. Chi siano i pazienti, da dove vengano, di che cosa soffrano è impossibile da scoprire. Gli altri membri del personale alle dipendenze del direttore di questo strano edificio sono in modi diversi pazzi e pericolosi come le persone che in realtà dovrebbero curare. Più il tempo passa, più cose si vedono e meno certezze si hanno. Tutto è ambiguo e sospeso. Non bisogna aggrapparsi alla logica. Entrare nel mondo di Pinter è questo. Non pretendere di capire o dare delle spiegazioni a quello che vediamo sul palco, né tantomeno aspettarsi delle risposte che non ci saranno date. Così è sulla scena come nella vita. Per questo Pinter e i suoi personaggi sono degli "Iperrealisti dell'Assurdo", specialmente nella sua prima produzione, dove il suo teatro ritraeva il tema dell'assurdità della vita presentato in maniera tragicomica. Nessuno mai prima di lui ha fatto parlare i personaggi come le persone nella vita reale, usando un linguaggio che risulta più vero del vero, perché infarcito di ripetizioni, errori, pause, esitazioni, silenzi. Se noi ci ascoltiamo parlare ci rendiamo conto che non parliamo come un libro stampato, commettiamo continui errori e soprattutto mentiamo spesso. Guardando i suoi personaggi e ascoltandoli parlare non dobbiamo cadere nell'inganno di pensare che dicano sempre il vero. Ci troviamo nella condizione di non saper definire le cose che ci accadono davanti agli occhi e la natura delle persone che vediamo muoversi sul palco. I membri di questo staff parlano molto,spesso dicendo cose senza senso, proprio per nascondersi, creando una cortina fumogena che li protegga finché inevitabilmente diranno qualcosa di troppo, qualcosa di irreversibile. La spia di questo è appunto il silenzio, la realizzazione dell'essersi esposto al pericolo. Come in un duello mortale, fatto di continui attacchi, finte e schivate, dove è molto probabile che colui che meno parla abbia più possibilità di sopravvivere.
4 ottobre 2008
Psicosi delle 4 e 48
di Sarah Kane
4 ottobre 2008
Teatro Macallè
Ore 21.30. Ingresso 8 €.
Regia Tobia Rossi.
Con: Elena Forlino.
Collaborazione costumi e trucco Emiliana Illiani.
Consulenza tecnica Alessio Piantanida.
Disegni e grafica Cecilia Botta
Associazione Culturale La Città Invisibile
Sono poche le figure che, come Sarah Kane, hanno segnato in profondità la letteratura teatrale di fine Novecento. Con la sua scrittura dal segno rosso sangue, così violenta e dolorosa, eppure traboccante di amore, col suo linguaggio scarno e spietato, con la sua stessa figura: controversa, integralista , lontana dal teatro borghese ma anche da una avanguardia "per modo di dire". "Psicosi delle 4 e 48" è stato il suo ultimo testo, il più tragicamente autobiografico, una struggente e poetica lettera di addio al mondo, composta poco prima del suo suicidio, e andata in scena postuma.
Il nostro lavoro sulla "Psicosi" parte da una fuga dal realismo a favore di un approdo verso una dimensione onirica e magica. Attraverso un lavoro sul testo, con un occhio al resto della produzione della Kane e un altro alla sua biografia, la protagonista è stata concepita come una grottesca bambola meccanica, costretta in un corpo porcellanato e intrappolata in una precisa partitura fisica e vocale. Una creatura che sotto sorrisi zuccherosi e vezzi smielati nasconde un'enorme fragilità e un dolore lacerante, destinato però a restare inascoltato, sotto la maschera dell'"apparente star bene", imposta da una società superficiale e omologante. Lentamente questa bambola , che passa con tranquillità da un ospedale psichiatrico all'altro, viene spogliata del suo involucro e lasciata letteralmente nuda, la bambola si rompe ed esce la donna, privata di tutto e solo allora, quando non le è rimasto più nulla se non il suo dolore, si prepara – in un rituale macabro e struggete - a prendere commiato dal mondo, un mondo spietato per cui lei è troppo fragile.
Un'interpretazione visionaria quindi, lontana dalla recitazione naturalistica e da facili psicologismi, il cui obiettivo è quello di restituire , attraverso un linguaggio teatrale allo stesso tempo ironico e crudele, tenero e violento, l'urgenza e la necessità dell'opera di un'artista rivoluzionaria e battagliera, con un'anima profondamente sensibile e poetica, quale era Sarah Kane.