Martedì 9 dicembre altro grande appuntamento, questa volta al Sociale di Valenza, con il genio di Luigi Pirandello: va in scena Il giuoco delle parti, prodotto dal Teatro Stabile di Calabria con la regia di Egisto Marcucci e Elisabetta Courir.
Una delle edizioni più famose di questo lavoro rimane quella del 1965 della Compagnia "De Lullo, Falk, Valli, Albani", che puntava su una clamorosa ambientazione "novecentista" ispirata ai quadri di Casorati e una memorabile prova di Romolo Valli nel ruolo di Leone Gala.
Dopo lo straordinario successo di Io, l'erede, di Eduardo, testo di così forte impronta pirandelliana, Geppy Gleijeses, ripartendo dal filtro ironico, lucido e crudele di quell'esperienza affronta questa importante prova d'attore, sostenuto da uno dei più importanti registi italiani, Egisto Marcucci, che firma il progetto e la drammaturgia dello spettacolo con una sua collaboratrice abituale, Elisabetta Courir, brava, giovane e già affermata. Nel ruolo di Silia, Marianella Bargilli, una delle migliori giovani attrici italiane e in quella di Guido Venanzi, l'amante, Luciano Roman, allievo di Strehler e Ronconi e noto anche alla platea televisiva.
L'azione de Il Giuoco delle parti si svolge "in una città qualunque" nel breve lasso di 36 ore, da una sera ad un mattino. Leone Gala è un marito tradito; ma non dei soliti. Dice di aver "capito il giuoco": quello della vita e delle sue rapine. Per difendersene s'è fatto "il vuoto dentro" e ora, la sua esistenza scorre placida, inattaccabile da sentimenti e passioni. Ha accettato di ridare piena libertà alla moglie, Silia; se n'è andato di casa, cedendo il posto all'amante, l'amico Guido Venanzi. Tutto questo senza venir meno al rispetto di certe forme imposte dal ruolo di marito. Ma una disponibilità così pronta a ogni suo desiderio esaspera Silia, che è sempre più ossessionata dall'assenza-presenza di Leone. Al punto che, quando le si presenta una fortuita occasione l'involontaria ma gravissima offesa fattale da un gentiluomo progetta di mettere a repentaglio la vita del marito, trascinandolo in un duello.
Leone, come sempre, accetta. Sarà lui, il marito, secondo le regole, a sfidare il gentiluomo, ottimo tiratore; e l'amico Guido gli farà da padrino. Ma al momento fissato per lo scontro, Leone rivela di non aver alcuna intenzione di scendere sul terreno: la sua parte di marito l'ha fatta, sfidando; quanto a battersi, non tocca a lui ma all'amante. E Guido - costretto dalle ferree leggi cavalleresche oltre che dal "giuoco delle parti", va a battersi e muore.
Costruito proprio come una partita, il lavoro di Pirandello racconta di "un gioco di coppia terribile, in cui non c'è spazio per elucubrazioni metafisiche o sottili paradossi logici, quello che avviene è in realtà una lotta affannosa tra due belve che si dilaniano, che tentano di sbranarsi e che lottano per la vita attraverso scene di una realtà così esplicita da diventare invadente, in contrasto con momenti di una più tenue atmosfera, quasi di ricordo, che ci conduce ad immagini di quella segreta vita della fantasia che questi sognatori perdenti non hanno avuto il coraggio sufficiente di realizzare" (Egisto Marcucci - Elisabetta Courir).
Le scene sono di Graziano Gregori, i costumi di Carla Teti.
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