Sezione: Caffè Virtuale
Argomento: Musica nei ristoranti
Argomento: Musica nei ristoranti
Nella discussione avviata da AleBlogAL il 29/11/2008, a sua volta ripresa da un post del 28/11/2008, è stata posta una richiesta di carattere gastronomico-musicale tutt’altro che disprezzabile: è opportuno, gradevole o antipatico che nei ristoranti alessandrini e dintorni ci sia la possibilità di ascoltare musica dal vivo? Dare “una nota di colore” ad Alessandria, per dirla come il nostro amico, potrebbe essere un’idea dal duplice risultato: vivacizzare, appunto, la grigia atmosfera della città e permettere alle piccole realtà musicali emergenti di farsi conoscere, inizialmente a livello locale.
La tradizione di conciliare musica e cibo è nota fin dall’antichità: i greci dei tempi andati non disdegnavano il suono di qualche lira – stiamo proprio parlando di strumenti musicali – come accompagnamento ai banchetti più sostanziosi e alle bevute memorabili che anche allora ci si concedeva. La musica, beninteso adeguata alla situazione e non un fracasso da concerto allo stadio, potrebbe indurre buon umore e stimolare piacevolmente a quattro chiacchiere tra amici condite da assaggi di cucina regionale. Un convivio gradevole sotto tutti i punti di vista; ed era proprio questo lo spirito con cui i greci intendevano la musica abbinata alla degustazione.
Aggiornata ai giorni nostri e alla realtà cittadina, quella sopra descritta sarebbe innanzitutto un’opportunità in più per le giovani realtà locali che a ogni fine concerto si dividono gli scarsi profitti delle loro esibizioni. La penuria di ingaggi è nota; difficile, per i gruppi minori, avere la possibilità di fare qualche serata senza particolari esperienze precedenti, sicura garanzia di richiamo per gestori di pub e birrerie. Proprio questi ultimi potrebbero opporre resistenza per le ragione più disparate. E’ necessario pagare la SIAE e i musicisti; creare uno spazio dove gli artisti si possano esibire senza ingombrare e infastidire tavoli, avventori e camerieri che sfrecciano con i vassoi per aria; verificare la fattibilità di un’esibizione dal vivo perché, allo spazio preposto, deve essere garantito il necessario supporto tecnico. Le connessioni, le prese per amplificatori e strumentazioni varie, mixer, eventuali luci da considerare per la riuscita dell’esibizione…
La “questione tecnologia” è risolta se vogliamo due semplici note versione acustica; il ristorante, come proposto da AleBlogAL, permetterebbe soluzioni più semplici ed economiche. Non essendo una sala concerti, con gole tirate allo spasimo e sonorità a mille, basterebbero una chitarra, magari un basso e un fil di voce… e i commensali potrebbero gustare una buona cena e uno spettacolo di accompagnamento incluso nel prezzo. Una valida alternativa ai mille pianobar che infestano – non me ne vogliano quei professionisti – i ritrovi più “in” e “chic” del momento.
D’altro canto, Massimo B. fa saggiamente notare come un ristorante sia luogo di autentico ritrovo di coppie e compagnie che, al tono generale dei normali pub, preferiscono un buon piatto di agnolotti e un bicchiere di vino, lontani dalla necessità di parlare ad alta voce per farsi sentire. Qualunque musica, sia pure a basso volume, sarebbe elemento di disturbo alla normale conversazione tra amici. Alcuni potrebbero mandar giù, a intervalli regolari, un suono di basso nella pancia insieme alla forchettata di brasato; decisamente, non il pranzo che si aspettavano. Da parte mia, mi sento di suggerire una soluzione – per così dire – digestiva: posporre la perfomance a un orario da caffè, poniamo tra le 22.30 e le 23.00. A quell’ora, la maggior parte delle tavolate avrebbe consumato e conversato a piacere, disponendosi all’ascolto.
Insomma: esporre ai ristoratori questa possibilità di intrattenimento senza spendere un’esagerazione? Favorire i giovani di belle speranze che, armati di chitarre e tanta pazienza, non aspettano che ulteriori possibilità di rendersi visibili (e raggranellare qualche euro che, senza volerli offendere in alcun modo, non guasta mai)? Oppure relegare queste esibizioni alle classiche realtà di birrerie e affini? I gestori dei locali di zona, che si mangi o si beva o si faccia baldoria, sono allertati…
E per promuovere, vivacizzare, esagerare (ma non troppo) le discussioni di noi alessandrini, venite a visitare il forum di BlogAL all’indirizzo http://www.angolottuso.it/forum
La tradizione di conciliare musica e cibo è nota fin dall’antichità: i greci dei tempi andati non disdegnavano il suono di qualche lira – stiamo proprio parlando di strumenti musicali – come accompagnamento ai banchetti più sostanziosi e alle bevute memorabili che anche allora ci si concedeva. La musica, beninteso adeguata alla situazione e non un fracasso da concerto allo stadio, potrebbe indurre buon umore e stimolare piacevolmente a quattro chiacchiere tra amici condite da assaggi di cucina regionale. Un convivio gradevole sotto tutti i punti di vista; ed era proprio questo lo spirito con cui i greci intendevano la musica abbinata alla degustazione.
Aggiornata ai giorni nostri e alla realtà cittadina, quella sopra descritta sarebbe innanzitutto un’opportunità in più per le giovani realtà locali che a ogni fine concerto si dividono gli scarsi profitti delle loro esibizioni. La penuria di ingaggi è nota; difficile, per i gruppi minori, avere la possibilità di fare qualche serata senza particolari esperienze precedenti, sicura garanzia di richiamo per gestori di pub e birrerie. Proprio questi ultimi potrebbero opporre resistenza per le ragione più disparate. E’ necessario pagare la SIAE e i musicisti; creare uno spazio dove gli artisti si possano esibire senza ingombrare e infastidire tavoli, avventori e camerieri che sfrecciano con i vassoi per aria; verificare la fattibilità di un’esibizione dal vivo perché, allo spazio preposto, deve essere garantito il necessario supporto tecnico. Le connessioni, le prese per amplificatori e strumentazioni varie, mixer, eventuali luci da considerare per la riuscita dell’esibizione…
La “questione tecnologia” è risolta se vogliamo due semplici note versione acustica; il ristorante, come proposto da AleBlogAL, permetterebbe soluzioni più semplici ed economiche. Non essendo una sala concerti, con gole tirate allo spasimo e sonorità a mille, basterebbero una chitarra, magari un basso e un fil di voce… e i commensali potrebbero gustare una buona cena e uno spettacolo di accompagnamento incluso nel prezzo. Una valida alternativa ai mille pianobar che infestano – non me ne vogliano quei professionisti – i ritrovi più “in” e “chic” del momento.
D’altro canto, Massimo B. fa saggiamente notare come un ristorante sia luogo di autentico ritrovo di coppie e compagnie che, al tono generale dei normali pub, preferiscono un buon piatto di agnolotti e un bicchiere di vino, lontani dalla necessità di parlare ad alta voce per farsi sentire. Qualunque musica, sia pure a basso volume, sarebbe elemento di disturbo alla normale conversazione tra amici. Alcuni potrebbero mandar giù, a intervalli regolari, un suono di basso nella pancia insieme alla forchettata di brasato; decisamente, non il pranzo che si aspettavano. Da parte mia, mi sento di suggerire una soluzione – per così dire – digestiva: posporre la perfomance a un orario da caffè, poniamo tra le 22.30 e le 23.00. A quell’ora, la maggior parte delle tavolate avrebbe consumato e conversato a piacere, disponendosi all’ascolto.
Insomma: esporre ai ristoratori questa possibilità di intrattenimento senza spendere un’esagerazione? Favorire i giovani di belle speranze che, armati di chitarre e tanta pazienza, non aspettano che ulteriori possibilità di rendersi visibili (e raggranellare qualche euro che, senza volerli offendere in alcun modo, non guasta mai)? Oppure relegare queste esibizioni alle classiche realtà di birrerie e affini? I gestori dei locali di zona, che si mangi o si beva o si faccia baldoria, sono allertati…
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