Il povero Piero - 23 giugno- Tortona - recensione

I difetti umani raccontati attraverso la morte e le convenzioni ad essa legate. Questo il tema su cui si dipanano aneddoti e sfilano personaggi imbarazzati e sempre fuori luogo nel proferire le frasi luttuose di circostanza, alla notizia della morte del protagonista. La morte apparente del povero Piero e la sua volontà di non rendere pubblica la sua dipartita, se non ad esequie avvenute, dà origine ad una serie di equivoci che offrono, attraverso il linguaggio sottile e pirotecnico di Campanile, uno sguardo sulle debolezze e sulle ipocrisie umane. Proprio queste ultime si mostrano senza veli nei momenti luttuosi e, nella pièce, danno adito a gaffes e situazioni imbarazzanti che svelano la mancanza di partecipazione e la pochezza di ogni ostentazione forzata.
La scelta registica di Emiliana Illiani ha portato sulla scena la versione integrale dell’opera di Campanile, con ventun attori e la valorizzazione di ogni dialogo e di ogni aneddoto in versione surreale. I personaggi sono credibili, in quanto compresi ognuno in un mondo a sé stante, non scalfibile da accadimenti altrui. Così si spiega la sfilata di conoscenti che, in totale contrasto con la volontà del defunto, si presentano a porgere le loro condoglianze e piangono in modo rocambolesco, sbagliando persino l’oggetto del loro dolore. Un’unica scenografia suggerisce eventi in altri ambienti della casa, laddove il corpo del defunto (momentaneo in quanto di morte apparente si tratta) viene spostato e nascosto, nel non riuscito tentativo di soddisfarne l’estrema volontà di riservatezza post mortem. Dunque un piano visivo in cui molto accade e altri ambienti che con esso comunicano attraverso dialoghi che avvengono tra stanze diverse. Lo spazio si dilata e amplifica la dimensione surreale degli equivoci vorticosi che vi si susseguono. Ottimo il ritmo che non cede nonostante la durata (quasi due ore) notevole dello spettacolo e bravi gli attori che mantengono le loro individualità spiccate e anacronistiche, fonte prima dell’ironia del testo.
Il ritorno alla vita del povero Piero, solo apparentemente defunto, genera ulteriori equivoci e incomprensioni, offrendo un lieto fine godibile ma non semplicistico. La volontà di Campanile di snudare perbenismi e piccole menzogne quotidiane è perfettamente messa in scena dagli Arte-Fatti con i ragazzi del Centro Giovani Off, che non perdono mai di vista l’intenzione dell’autore, rendendo esilarante lo spettacolo delle debolezze umane e rispettando l’arguzia dialettica del testo originale.
Nicoletta Cavanna

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