Uno spettacolo di cabaret con un
titolo dubitativo, una premessa che introduce ad una sequenza di riflessioni
scherzose, di aneddoti esilaranti e ai personaggi creati da Federica Sassaroli. Il trait d’union
che unisce i vari momenti è “un’autocelebrazione”, come viene definita dalla
protagonista, una sequenza ironicamente encomiastica di episodi della sua vita
lavorativa e personale.
Si ride sulla sua voce, presente in ogni messaggio di
una nota compagnia telefonica e odiatissima da chi si sente rimbalzato da un
numero all’altro dei cosiddetti alberi di accoglienza dei vari call
centre. Meglio sarebbe un lavoro che
consentisse di utilizzare la voce per scopi socialmente utili, per esempio un
bancomat comprensivo che prelevasse dal conto dell’amante di un ex marito
indegno a favore di una moglie abbandonata nella miseria (particolarmente
esilarante questo momento dello spettacolo dove Federica si sdoppia nei due
ruoli della donna e della macchina che tutto sa e a tutto provvede). Si ride anche su fatti della sua vita,
adattati al fine di produrre digressioni sul rapporto uomo donna e su
incomprensioni insanabili. E poi la lingua spagnola, che la protagonista ha
anche insegnato, e il personaggio di Lola, la cuoca spagnola irriverente che
dipinge con occhi increduli e sarcastici le nostre abitudini italiane.
Federica Sassaroli è un’attrice
di notevole bravura, il suo registro è comico e la sua verve ironica è
travolgente, ma ciò che le consente di
reggere una serata da sola sul palco è la capacità di passare da un tono ilare
e spensierato ad un aspetto rigido e talvolta furioso, mutando voce ed
espressione. Non annoia mai e le risate del pubblico numerosissimo sono
scaturite genuine dall’inizio alla fine, cosa non scontata in uno spettacolo volto
al divertimento che raggiunge il suo scopo brillantemente e con una leggerezza
e un’apparente facilità propria solo dei grandi attori.
Il successo attribuitole dal
pubblico in sala è stata la conferma del gradimento della serata. Certamente uno
spettacolo da consigliare.