Un ambiente ristretto, un monolocale, due donne diversissime
tra loro e tanto distanti da dialogare senza ascoltarsi e creare un effetto
surreale per una vicenda che dura una notte e termina di primo mattino. Luisa, casalinga disperata tradita e lasciata
dopo 15 anni dal marito disamorato di lei, si rifugia in casa di Giulia, single
indipendente e battagliera. Il pensiero corre subito alla strana coppia di Neil
Simon, perché le diverse abitudini delle due si scontrano in un’esilarante
impossibilità di convivenza.
Luisa ha la
necessità di prendersi cura della casa e di un uomo, la sua idea di convivenza
si traduce nella gioia di fare i lavori domestici per qualcuno e questa è la
ragione di vita che la anima. La fine del matrimonio significa la perdita della sua
identità che corrisponde esattamente ai gesti del ménage domestico quotidiano.
Il suo amore non ha nulla di passionale o di romantico, si manifesta solo nel
preparare un cocktail segreto prediletto
dal suo uomo (“mi ha piantata dopo che gli ho rivelato la ricetta del cocktail”
), nel trovargli i calzini e nel fare il bucato con mille accorgimenti e
prodotti. Questa ossessività irrita Giulia, donna apparentemente realizzata e
combattiva, in realtà sola e tanto disamorata di sé e del mondo da non
ricordarsi neppure il suo compleanno. Donne di 40 anni sole e prive di scopo,
cui non è dato neppure il sollievo dell’amicizia, poiché tra loro regna l’assoluta incomunicabilità. Per Giulia
sono tediose le manie di perfezione
domestica , a Luisa sono totalmente
estranee le armi seduttive femminili che l’amica tenta di insegnarle. Lo
scambio di battute è incalzante e irreale, sulla psicologia prevale una
dimensione tragicomica che travolge i singoli caratteri e fa di essi dei
modelli femminili di solitudine del nostro tempo. Si ride tanto, le situazioni
si susseguono in un’unità di tempo e di luogo con una tensione comica che non
cede e che si alimenta di un rapporto con l’esterno e con personaggi maschili
attraverso il telefono che squilla in modo imperioso. Non c’è un finale
salvifico, solo una liberazione momentanea con l’allontanamento temporaneo, con
un pretesto, di Luisa dalla casa dell’amica esausta della sua presenza. Nulla è
definito se non la fine del matrimonio di Luisa e tutto potrebbe ricominciare
come dissolversi come un sogno, tanto onirica la vicenda appare.
Molto brave Maria Angela Baiardi e Fabiola Crudeli, credibili dall’inizio alla fine ed esilaranti
nei gesti e nelle espressioni. La loro disinvoltura consente di non cadere mai
nel macchiettistico, pur evitando le profondità psicologiche, per innalzare ad
archetipi le rappresentate tipologie femminili in una società che identifica le
persone in base ad un ruolo che è terribile perdere.
Anche questa volta teatro pieno e meritato successo di
pubblico per una rassegna che ha finora
proposto ottimi spettacoli.
Nicoletta