Diventare
padre è un evento al quale nessuna preparazione preliminare rende pronti, un istante che non solo cambia la vita, ma
anche la percezione del mondo esterno e i rapporti con chiunque. Tutto diventa
filtrato dalla nuova condizione di genitore, che impara giorno dopo giorno a
conoscere un bambino con esigenze da scoprire. Questa l’esperienza, autobiografica e a tratti
scherzosa, raccontata, per singoli passi e per esilaranti episodi, da Luigi Di
Carluccio.
Dall’emozione dell’ecografia, al parto, alla difficoltà
dell’allattamento nella ferma intenzione di privilegiare il latte materno a
quello artificiale, ai pomeriggi al parchetto. Sono divertenti e teneri al contempo l’attenzione,
la buona volontà e l’impegno enorme profusi al fine di fare tutto ciò che è
meglio per un bambino, tanto da creare una sorridente empatia in chi ascolta. La narrazione segue un
registro ilare e leggero, ma rivela momenti toccanti quando descrive la fragilità
di una famiglia appena nata. In una fase così delicata tutto spaventa e appare un ostacolo al benessere e alla salute. Così spaventano i pianti, le
mancate poppate e, soprattutto, il senso di mortalità che colpisce ogni
genitore che si scopre indispensabile ed insostituibile. Il minotauro è una
forza irrazionale che può irrompere all’improvviso e disperdere ciò che più si
ama al mondo, con la malattia e la fine. Alla nuova gioia si accompagna un
senso di responsabilità e di timore che possono accompagnare solo ciò che più
si ama. E poi ciò che ogni genitore prova nel suo cuore: la consapevolezza di
aver vissuto, lavorato e fatto una quantità di gesti solo per giungere
all’inestimabile bellezza dello sguardo e del sorriso del proprio bambino.
Brillante e
briosa tutta la narrazione, ricca di aneddoti scherzosi ma sinceri, tali da far
rivivere, in chi ascolta, analoghe esperienze comuni per ingenuità e buoni
propositi. Esilaranti i racconti dei pomeriggi al parchetto con i discorsi
delle mamme pronte ad elogiare i prodigi dei propri pargoli, come le reazioni
diverse e goffe al nome Teseo del bimbo. Si ride tanto e, di fronte alla culla,
unico elemento di scena insieme ad un pupazzo, che rappresenta il pargolo, e ad
alcuni giochi, è spontaneo rievocare, ascoltando, momenti che appartengono a
tutti noi e costituiscono ciò per cui vale la pena vivere.
Intimo e
universale il tema, ilare ma anche profondo il testo ed efficace e incalzante
la recitazione che appare sincera come solo un’esperienza vissuta può essere.
Uno spettacolo che coinvolge e che si vorrebbe continuasse come continua l'esperienza di ogni genitore.