"Donne disarmanti" - compagnia Stregatti - 9 dicembre - Alessandria - recensione


Funi create con calze femminili e collant annodati tra loro che costituiscono lo scenario di fondo. Sono costrizioni, impedimenti , ma anche vincoli della femminilità, utilizzati, con ingegno,  a loro favore, dalle stesse  vittime.  La Lisistrata, testo nel quale, con una modernità sorprendente, viene messo in luce il ruolo delle donne e la loro capacità di organizzarsi e unirsi, è letta in più chiavi: quella impegnata e volta ad un messaggio universale, quella ironica e grottesca che caratterizza i caratteri e quella lirica del teatro danza.

 La violenza e la sua negazione sono il motivo ricorrente che viene sottolineato da una voce narrante sullo sfondo di quadri di teatro danzato, che rafforzano il significato di quanto detto con un esito poetico e toccante.  La violenza è combattuta con la coscienza di potervi resistere e la resistenza organizzata si tinge del femminismo degli slogan degli anni ’70, inneggianti al ritorno delle streghe, in realtà qui donne che, con l’abdicazione ai loro compiti femminili e sessuali, mirano al fine apparentemente impossibile della cessazione di ogni guerrra.  Quindi pacifismo, azione collettiva e coscienza della forza della ragione contro l’ottusità e la belligeranza cieca rappresentata dal commissario che, privo di reali argomenti come di un volto di uomo, celato da una maschera, tenta non di parlare, ma di comandare le donne arroccate nell’acropoli di Atene. Questo il messaggio rivelato attraverso registri diversi che si alternano e costruiscono un andamento composito e ricco che inchioda l’attenzione.
Il ritmo è molto rapido, sia nel passaggio da momenti decisamente comici ad altri drammatici, sia nello svolgimento delle singole scene e dei movimenti.  Lisistrata e le sue seguaci sono legate tra loro da funi di collant e si muovono, danzano e vivono l’intera vicenda interagendo tra loro stesse e i loro lacci, con un’abilità che non mostra alcuno sforzo e che intensifica la drammaticità di una vicenda che passa repentinamente da un registro ironico ad uno tragico.  Nella commedia prevale sempre il bene e il finale vedrà affermarsi la ragionevolezza e la riconciliazione tra i due sessi. Solo allora il personaggio maschile si toglierà la maschera per ritornare un uomo dotato di sensibilità e di sentimento, in una conclusione ilare e speranzosa, dove, ancora una volta, cambierà il registro e l’explicit si tingerà inaspettatamente di rosa. 
Originale e ingegnosa la regia che caratterizza in modo esilarante le brave protagoniste, tutte diverse tra loro e deboli singolarmente quanto forti unite.  Molto notevole in particolare la gestualità che percorre e caratterizza tutta la vicenda, rendendola viva, sudata e carnale. L’abilità, la sincronia e l’intesa perfetta dei gesti, accompagnati da una violinista che per tutto lo spettacolo rimane al lato della scena,  rendono vero e attuale un messaggio di civiltà che ci perviene da un’epoca lontana e che risuona immortale.  

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