Un tema del
tutto funereo trattato in modo esilarante dall’inizio alla fine dello spettacolo. L’argomento è la morte, la sua pianificazione
e le aspettative che essa comporta in termini di fede ma anche di
spettacolarizzazione per il prossimo. Il protagonista, dopo aver scoperto di avere pochi mesi di vita
davanti a sé, colpito dalla pubblicità decisamente invasiva di una ditta di
pompe funebri, decide di investire i suoi risparmi nella programmazione del suo
funerale.
Ciò che acquista sono la speranza di salvare il suo spirito e la
promessa, indispensabile nella sua condizione disperata, dell’eternità. La
ditta “BBB Trombe del Signore” si rivela un rifugio, seppur molto commerciale,
per chi si ritiene ed è considerato un potenziale trapassato, riempiendo esistenze
a termine che, in caso contrario, parrebbero destinate al vuoto. “La morte c’è, non si può comprare, ma si può
svelarne il lato desiderabile”, questa la filosofia della discutibile ditta che
vende sogni a chi non ha più alcuna aspettativa terrena.
Quando il
nostro protagonista improvvisamente guarisce, dopo un attimo di felicità, si
ritrova di fronte all’angoscia esistenziale del redivivo. Privo del lavoro (dal quale si era licenziato
credendosi in punto di morte), visto dalla moglie come un intruso non
produttivo e quasi un resuscitato con il quale non le è più possibile avere
rapporti, la sua vita diventa un’anticamera penosa dell’anelata morte
liberatoria. La società rende molto difficile la reintegrazione di chi ha
annunciato al mondo di andarsene. L’iniziale euforia della guarigione lascia il
posto ad una pesantezza che si trascina nei rapporti umani e nel tempo
insostenibile che passa. La risoluzione finale è lasciata all’io deluso e mal
sopportato dal prossimo e vedrà nella ditta di pompe funebri il mezzo per il
fatale traguardo.
Fabrizio
Pagella è bravo, esilarante e versatile. La sua interpretazione del titolare della
“BBB Trombe del Signore”, in bilico tra il business commerciale più spinto e la
spiritualità del mondo eterno promesso attraverso una carta di credito, è
veramente degna di nota, perché credibile e grottesca al contempo. Il monologo è accompagnato da un
contrabbassista recitante (Andrea Cavalieri) che sottolinea con musica, canzoncine di
accompagnamento (L’Ape Maia !), movimenti ed espressioni tutto il testo. La
sdrammatizzazione, enfatizzata dall'ottima regia di Laura Bombonato, è tale da far apparire perfettamente integrati sia l’abbigliamento
con camicie hawaiane , sia il finale che, lungi dal sembrare tragico, appare la
migliore soluzione possibile. Da notare anche, nell'ambito delle scelte di regia, la scenografia essenziale e gioiosa, creata da girasoli appesi a fili che cadono dall'alto. Il lato ilare e ironico, evidenziato con ogni particolare dalla regista, diverte e fa passare,con la levità di ciò che si riconosce vero, il messaggio esistenziale.
Cos’altro
aggiungere, se non che l’idea del testo di Valentina Diana è stata ispirata a Fabrizio Pagella dalla pubblicità reale e
martellante di una ditta di pompe funebri rampante ? Forse la vendita di mondi
paralleli per chi è in procinto di perdere l’attuale è una necessità e ciò
induce a riflessioni decisamente profonde.
Spettacolo
da consigliare: come sempre, la stagione al Macallé si rivela uno dei momenti
più qualitativi del teatro in provincia.
Nicoletta