Aquiloni - 20 maggio - Teatro Sociale di valenza -recensione

Martedì 20, con Aquiloni di Paolo Poli e un pubblico numeroso e soddisfatto, si è chiusa la riuscita stagione del Teatro Sociale di Valenza di cui pubblicizzeremo gli imminenti appuntamenti fuori cartellone.

La recensione su teatro.it

La recensione di Nicoletta Cavanna

La leggerezza dell'eterno poetico
L’aquilone con “le bianche ali sospese” è la lirica che apre “Aquiloni”, spettacolo poetico e  musicale dosato da un‘ironia originale e vivificante.
Pascoli è recitato da Paolo Poli e da altri quattro bravissimi protagonisti (Fabrizio Casagrande, Daniele Corsetti, Alberto Gamberini, Giovanni Siniscalco) con scioltezza e un ritmo serratissimo, senza un attimo di tregua né di esitazione. E’ il poeta delle Myricae , ma è anche altro.  Alla semantica del testo è sovrapposto un senso di straniamento dovuto al tono e ad un’ interpretazione unica e vagamente surreale. Così “Alba”,  “Il gelsomino notturno”, “Aquiloni, “Oh Valentino”diventano  una celebrazione della lingua, perdono la tragicità della morte innata nella contemplazione della natura e risuonano nella loro perfetta sonorità, incastrata nella metrica classica.
La recitazione alternata di Poli e dei suoi boys  è trasfigurante e riesce, con  tono lieve e ironico, a ridonare ai versi di Pascoli il potenziale innovativo che avevano nel contesto di un’epoca di poesia aulica e solenne. Dominano le sottigliezze linguistiche come le allitterazioni sottolineate in “Novembre” o il gergo italo-americano nel poemetto “Italy”. Nel virtuosismo verbale sono sottolineati i giochi onomatopeici e i suoni ispirati ai versi degli animali.
Un Pascoli immerso in un contesto da belle époque, laddove i vestiti sono sontuosi e le musiche ripercorrono atmosfere lussuose ma anche momenti storici. “L’inno dei malfattori” e “Addio Lugano bella” riportano alla giovinezza anarchico-socialista del poeta e  “Tripoli bel suol d’amore” rammenta il suo discorso interventista sulla guerra di Libia (giustificato, secondo Poli in un’intervista, solo dalla tarda età del relatore).
Uno spettacolo ricco e denso, che richiede attenzione e che riesce a rendere interessante e sfaccettata una poetica che ha segnato un nuovo corso nella letteratura, volgendosi alle “umili cose” e caricandole di simbolismi eterni.
Su tutto le scenografie, costituite da teloni intercambiabili dipinti per lo più da Luzzati, rappresentanti paesaggi agresti o vie di paese. Tra essi alcuni riproducono tele di importanti artisti come il Doganiere Rousseau con una splendida giungla.
Splendidi i costumi (di Santuzza Calì) che Poli e gli attori-cantanti-ballerini che lo attorniano cambiano in continuazione, passando da un contesto messicano ad uno agreste-bucolico, alle maschere veneziane raffinatissime che si ispirano alle immagini del fondale abbinato di Luzzati.

Due i bis, uno manzoniano e uno musicale con sbarluccicanti abiti da stelline per una serata meritatamente apprezzata dal pubblico in sala.
Visto il 20/05/2014 a Valenza (AL) Teatro: Sociale

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