WE WANT SEX DI NIGEL COLE
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"We want sex" di Nagel Cole
Memoria di lotta in forma di commedia
Articolo di Fabrizia Centola - Pubblicato giovedì 2 dicembre 2010
Fa caldo, quell'estate del '68, a Dagenham (Inghilterra). Le addette alla
cucitura delle fodere per le automobili Ford, si sbottonano le camicette e
restano in reggiseno, corazze appuntite, ad assemblare ritagli di finta
pelle in un ambiente fatiscente dove ombrelli sospesi proteggono macchine e
lavoro dalla pioggia che cola dai lucernari. La paga è inferiore a quello
degli uomini e, come ultima provocazione, anche la retrocessione ad operaie
non qualificate. 187, sono, e tutte incrociano le braccia: rivendicando
riconoscimento e parità salariale. A sostenerle è un delegato sindacale,
Bernie Passingdon.
"Niente sedili oggi Signor Ford". Il lavoro delle donne vale meno e quindi è
meno importante, ma senza le fodere cucite, in poco tempo si blocca la
produzione degli altri reparti e la scelta di un pugno di donne ricade, con
sorpresa, su tutti. Viene meno la simpatia dei compagni di lavoro (55mila
nelle fabbriche Ford della zona), perché la paralisi produttiva provoca come
conseguenza i licenziamenti; ma costringe anche una direzione inizialmente
minacciosa e una dirigenza sindacale machista a trovare un accordo: le
cucitrici di Dagenham ottengono il riconoscimento di "specializzate" e una
condizione salariale prossima a quella degli uomini. E' la prima tappa di
una lotta che porterà nel 1970 alla legge che sancirà la parità salariale in
Inghilterra, legge ottenuta anche grazie all'apporto della deputata Barbara
Castle.
Nigel Cole (L'erba di Grace e Calendar Girls), volge la cronaca di una lotta
dimenticata in forma di commedia brillante, con qualche risvolto amaro un po'
scontato. Sviluppa un nucleo corale il cui contenitore è la fabbrica
(certamente la parte più riuscita) per poi innestare le vicende personali di
Rita, Connie, Sandra e le altre (Sally Hawkins, Geraldine James e Jaime
Winstone): la giovane madre di famiglia che si sorprende attivista, l'anziana
operaia un po' più politicizzata delle altre che rinuncia ad essere in prima
fila per dedicarsi al marito malato e la bionda bellezza beat, più
emancipata delle altre, che sogna un'altra vita e il riscatto sociale. Tra i
maschi "buoni" figurano Bob Hopkins nella parte di Albert, un anziano
sindacalista che appoggia le donne, e Daniel Mays, il marito di Rita, che
con qualche inciampo impara a fare il mammo, lasciando che la moglie si
illumini nella battaglia. In un'alternanza di lotta e quotidiano, con una
facile contrapposizione di genere, Cole procede con la sua briosa commedia
allo scopo di restituire la sorprendente vitalità e la forte solidarietà che
caratterizzarono il gruppo delle 187 cucitrici della Ford.
Look anni '60 e un vestito rosso di Biba (icona fashion dell'epoca), perché
naturalmente l'abbigliamento è tra le donne un argomento democratico che
consente una conversazione complice tra le classi, alle operaie di Dagenham
si affiancano la colta e giovane moglie del dirigente Ford (Rosamund Pike),
e la deputata Barbara Castle (Miranda Richardson): un personaggio di fiction
e uno reale che intravvedono nella lotta dal basso delle operaie la
possibilità di un riscatto per tutte; ma le difficoltà conseguenti al blocco
della produzione restano sfumate: si limitano ad un battibecco tra coniugi e
ad un frigorifero che viene ritirato perché non ci sono più i soldi per
pagare le rate. Una cronaca dimenticata, restituita in forma brillante, ma
se questo può rispolverare un afflato di lotta, seppur un po' fiabesco,
perché no. Vicino a Rapunzel e abbastanza lontano da Ken Loach.
Titolo originale: We Want Sex
Nazione: Regno Unito
Anno: 2010
Genere: Drammatico
Durata: 113'
Regia: Nigel Cole
Sito ufficiale: www.paramountpicturesintl.com
Cast: Sally Hawkins, Bob Hoskins, Miranda Richardson, Geraldine James,
Rosamund Pike, Andrea Riseborough, Daniel Mays
Produzione: Number 9 Films
Distribuzione: Lucky Red
Data di uscita: Roma 2010
03 Dicembre 2010 (cinema)
Testo tratto dalla rivista online - NonSoloCinema - anno VII n. 5 - © 2010