Intervento di Piercarlo Fabbio, sindaco di Alessandria, alla 1° giornata della III Conferenza Internazionale dei Piemontesi nel Mondo – 16 novembre 2007 – Teatro Comunale
Carissimi,
forse darvi il "benvenuti" nella nostra città è riduttivo, per certi versi, forse, offensivo. Forse darvi il "bentornati" potrebbe sembrare un modo per segnare ancor più la nostalgia, la malinconia, la mancanza di una parte del vostro codice naturale d'appartenenza ad una terra, quella piemontese, forse avara e arida in alcuni periodi della nostra storia, forse ingenerosa, ma impotente a raccogliere le proprie forze in un quadro solidale, probabilmente povera a tal punto da chiedere ai propri figli l'immane sacrificio del distacco, ma oggi in grado di accogliere, di ritrovare, di sorridere, di offrire alternative, di sancire un abbraccio come modo naturale dell'incontro.
Così mi pare giusto salutarvi, semplicemente, con un ciao, un buongiorno o una buonasera, come se ogni giorno della vostra vita fosse trascorso fianco a fianco a noi, come se non vi fosse sorpresa alcuna nell'incontrarvi. Perché noi, inguaribili autoctoni, indigeni per fortuna e possibilità, in realtà siamo il risultato delle nostre braccia, delle nostre menti, ma anche del vostro cuore, della vostra nobiltà, del vostro amore.
Vedete, ognuno di noi, piemontese nell'animo ancor prima che nella genealogia, potrebbe raccontare storie proprie di famiglie rurali, numerose, assottigliate con crudele puntualità dai ritmi dell'emigrazione; potrebbe testimoniare di nomi astrusi di città lontane, imparate fin da bambini nelle storpiature del dialetto o di lingue non proprie; potrebbe tirar fuori da cassetti dimenticati vecchie lettere scritte con mano malferma e ancor più vacillante grammatica, vergate dal cuore prima che dalla mano; potrebbe contrapporvi il procedere di una mitologia casalinga, costruita su storie lontane di fortune o sfortune; potrebbe però anche, fatto più grave, ricordare la dimenticanza, il progressivo perdere di contatto, l'oblio del sentimento.
Ecco, quando l'assessore Serafino Vanni Lai e il vicesindaco Paolo Bonadeo, mi hanno comunicato l'idea della Presidente della Regione Piemonte, Mercedes Bresso, di far svolgere ad Alessandria la III Conferenza Internazionale dei Piemontesi nel Mondo, questi, appena descritti, sono stati i sentimenti che mi hanno assalito.
Ho preferito dirveli, con la sincerità che deve informare i nostri rapporti. Ho volutamente dedicato alla vostra presenza qui il magma dei ricordi che rendono la nostra memoria patrimonio comune.
Oggi, dunque, ancor più, nell'abbracciarvi, sappiamo però di avere responsabilità di accoglienza verso chi giunge nelle nostre terre da Paesi incapaci di trattenerli e dobbiamo cercare le ragioni della loro migranza, per capire anche la nostra storia. Dobbiamo comprendere la loro cultura e affrettarci a comunicar loro la nostra. Dobbiamo pensare – e lo faccio in un Comune ove quasi il 10% della popolazione è composto da migranti – che la convivenza, l'inclusione e la tolleranza sono elementi di una civiltà, che non vuole semplicemente ridare ad altri, ciò che ad essa è stato tolto dalla storia; che non vuole ipocritamente redimere le proprie manchevolezze con atti di generosità riparatori e insinceri, ma vuole soprattutto comunicare una propria cultura, una propria tradizione, una propria radice, un proprio passato anche difficile.
In questo milieu, in questo quadro dalle tinte forti, l'onore di avervi qui è invero poca cosa. Perché verso di voi – testimoni del nostro tempo e del tempo dell'accoglienza verso l'altro - prevalga l'amore, l'affetto, l'amicizia. E per ciò Alessandria vi è grata.
Piercarlo Fabbio
Sindaco di Alessandria