Max Ferrigno e' nato a Casale Monferrato il 14 novembre 1977.Diplomato presso il Liceo Artistico L.Canina e' stato allievo del pittore casalese Carlo Barola. Da 13 anni gestisce un piccolo laboratorio d'arte occupandosi di trompe l' oeil e piccole scenografie;i suoi interventi sono presenti in piccoli teatri, hotel locali ed abitazioni private di Egitto, Canada, Stati Uniti, Spagna ed in gran parte del Sud d' Italia.
In campo pittorico, ha espresso per anni il suo linguaggio con lavori dedicati esclusivamente al "sud del mondo",scegliendo quindi materiali poveri, riflesso naturale di quelle terre lontane, alcune visitate altre sognate. Anche la pittura murale messicana, in primis Diego Rivera, ha influenzato questo giovane artista. Nell' ultimo periodo ha deciso di aderire totalmente al movimento Pop-Surrealista e sta ultimando la sua prima collezione in tal senso.
Al circolo Pantagruel di Casale Monferrato in via Lanza 28 viene proposta, in concomitanza con l'avvio dei lavori del G8, scelta non casuale, e fino al 2 agosto, la mostra gia' presentata in passato con notevole successo, " VUELVO AL SUR",mostra che ripercorre diversi angoli del mondo cosiddetto "povero" ma giudicato dall'artista "decisamente piu' ricco della falsa "ricchezza" (soprattutto morale e spirituale) dell' "Occidente" capitalista ed imperialista"."
Max Ferrigno ha un percorso che si ispira in maniera abbastanza precisa a certi esempi populisti, derivati stilisticamente dalla sintassi della grande epopea murale messicana.
È però altrettanto palese il suo allontanarsi dalle vicende prettamente messicane, riguardanti peraltro una situazione storico/sociale lontanissima da quella attuale, incentrando la sua attenzione su una trattazione globale che attinge a modalità espressive proprie del popolo per trasmettere messaggi di natura politica o sociale.
Non appare casuale neanche la scelta dei materiali di supporto da lui utilizzati per molti dei suoi lavori in mostra, delle tele grezze di iuta sulle quali dipinge con colori vivaci i suoi soggetti,siano essi i volti di alcuni famosi rivoluzionari- Pancho Villa, Arafat – o i frammenti di situazioni africane o sudamericane. Si tratta dunque di supporti fatti di materiali estremamente poveri che vogliono far riflettere, in modo da essere solidali, sull'esigenza di comunicazione di molti uomini e donne, esigenza gridata mischiando semplicità e cultura.
Domina su questo percorso l'animale feticcio del pittore casalese, il 'burro', un asinello stilizzato che quasi diventa il simbolo stesso del suo stile.
Questa silhouette è l'emblema di un 'nuovo mondo di vinti', un nuovo mondo che sembra incapace di reagire, che pare destinato a subire, fino al momento in cui il 'burro', attraverso il suo martirio, non annuncerà una novella di giustizia e libertà