Le recensioni di BlogAL: THE SISTERS 18/02/2009

Teatro Comunale di Alessandria
Mercoledì 18/02/2009

Un fascio di luce azzurra sul palcoscenico dà il via al rutilante spettacolo The Sisters, Le Sorelle, che ripropone in chiave più strettamente concertistica i film Sister Act 1 e 2, successi delle passate stagioni cinematografiche. Qui, la versatile cantante americana Theresa Thomason la fa da padrona. Accompagnata da sette vocalist nel ruolo delle simpatiche consorelle e da sei musicisti schierati ai lati del palco – rigorosamente e tradizionalmente all black – la “suora più pazza del mondo” mette in luce tutte le sue eccezionali doti canore; e le ragazze del coro non risparmiano a loro volta colpi di scena e di voce.
I primi minuti di spettacolo ci proiettano nel mondo brioso e scollacciato di una cantante di night-club prima del suo cambiamento – è il caso di dire – spiritual. E’ un susseguirsi di pezzi squisitamente soul e R&B, in un medley frenetico che, pur rivelando la bravura delle interpreti, non riesce a convincere del tutto lo spettatore. Il quale si rianima prontamente con l’incursione sul palco delle eccezionali sisters al gran completo, nei momenti clou dello show che vedono impegnata la protagonista nei panni per lei inusuali di una suora al seguito di miti consorelle. Ed è un trionfo di corali esibizioni gospel, accenni di danza frenetica e qualche battuta di raccordo tra un momento e l’altro del musical. Alcune canzoni come la bellissima “Joyful” sorprendono per la complessità dell’esecuzione e l’immediata semplicità con cui al tempo stesso arrivano al pubblico, grazie anche a un’interpretazione molto sentita della Thomason. Inutile dire che il pezzo forte del film, il ritornello di “I Will Follow Him” ripetuto al cinema da Whoopi Goldberg, trascina anche gli alessandrini più perplessi. I quali, di fronte a vere e proprie manifestazioni di gioia come “Oh Happy Day”, non riescono a trattenere le mani; o si lasciano andare al canto, seppure accennato, nella coinvolgente “Yes, Jesus Loves Me”, portata al successo anche da Whitney Houston nel film “Guardia del Corpo”. Sono momenti indimenticabili, contenuti in un’ora e mezzo di concerto e sottolineate da un sapiente gioco di luci suggestive proiettate sul palco e verso il pubblico.
E’ opportuno rimarcare come nelle esecuzioni collettive si perda la bravura e la lirica ispirazione delle singole parti – e l’intensità emotiva ne risente. Il possente muro sonoro creato dalle vocalist impressiona assai ma emoziona meno. Solo tornando a brani partecipati con due o tre elementi in scena o agli assoli coinvolgenti, intimi di Theresa riproviamo la pelle d’oca cui i grandi interpreti soul ci hanno abituati. E la simpatia immediata scatta nel momento in cui uno dei musicisti, il possente “maestro” Rudi, si alza e, con qualche accennata parola di italiano, dà sfogo a tutta la sua incontenibile e straripante carica black. La sua interpretazione di “O Sole Mio” smuoverebbe anche gli animi più insensibili; e questa volta, il pubblico di Alessandria non può fare a meno di cantare a squarciagola con lui e di acclamarlo meritatamente.
Le punte del concerto, inclusa un’allegra comparsata di ragazze nostrane sul palco del Comunale, non sono sempre riuscite a grattare via una patina di levigatezza eccessiva nella confezione. Non può essere una critica rivolta all’eccezionale tecnica vocale e alla verve di Theresa e delle sue vocalist, né all’indiscutibile talento dei musicisti schierati intorno alle cantanti. Tuttavia, non ho potuto fare a meno di notare che il pubblico è stato traghettato pressoché indolore attraverso molte canzoni dello show, fino alla fine. Forse perché ero in seconda galleria e luci e voci giungevano più lontane e ovattate, in una sorta di videoclip; forse perché gli americani do it better e ogni loro prodotto è commercialmente ineccepibile, al punto tale che in questo caso la carica soul è andata a farsi impacchettare in qualche modo. Fatto sta che resta, nel fondo, la convinzione che la perfezione tecnica non sempre si sposa a un profondo coinvolgimento emotivo del pubblico; e, nonostante la grinta innegabile delle nostre, anche nei pezzi di ballo irrefrenabile, lo spettacolo ha offerto a tratti qualche tono più neutro delle premesse.

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