Per un 8 Marzo di gioia e ribellione
contro la violenza sulle donne
e i razzisti di ieri e di oggi
Assemblea cittadina Lunedì 23 Febbraio ’09
alle ore 21 al Csoa Crocevia
Domenica 8 Marzo, giornata internazionale di mobilitazione delle donne, verrà intitolata la biblioteca di Alessandria all’ex Sindaco leghista Francesca Calvo. Alla cerimonia sono stati invitati dall’amministrazione comunale due personaggi di spicco della Lega Nord come il ministro dell’interno Maroni e l’ex guardasigilli Castelli. Questi i fatti ridotti all’osso su cui vorremmo fare alcune considerazioni e una proposta alla città di Alessandria. A quella parte di città che non si rassegna all’avanzare delle barbarie credendo ancora in una comunità che possa essere laboratorio di convivenza civile.
8 Marzo
Mai come adesso sentiamo la necessità che questa giornata torni ad essere una giornata di lotta e di ribellione che ponga al centro del dibattito politico il fatto che l’escalation di violenza nei confronti delle donne debba terminare. La cronaca di questi giorni ci parla di continue violenze sessuali, che vengono utilizzate dal mondo politico per alimentare una caccia xenofoba nei confronti dei migranti. Il teorema è fin troppo chiaro: se a compiere una violenza è un cittadino Romeno, allora tutti i romeni diventano bestie e devono essere rispediti al loro paese. Stesso ragionamento valga per tutti i popoli che abitano il nostro paese. Quello che non si legge sui giornali e non si sente nei telegiornali è che 2 violenze su 3 vengono commesse da uomini italiani, che nella maggior parte dei casi hanno le chiavi di casa della vittima. Purtroppo è proprio così, a commettere stupri e violenze molto spesso sono gli amici, i fidanzati, i padri, i figli. Ma questa realtà è meglio tenerla nascosta nel nome della sacra famiglia, fondamento supposto della convivenza civile. Sempre in questi giorni sentiamo parlare di castrazione chimica, castrazione fisica e quant’altro, ma non abbiamo assistito a un moto di indignazione quando Berlusconi dichiarò che poco poteva fare contro gli stupri perché non aveva un militare da “affiancare” ad ogni bella ragazza italiana. Come se lui e il suo viso che sembra una maschera di cera possano decidere chi è bella e chi è brutta. Il problema riguarda le donne tutte e o si pensa di intervenire culturalmente per distruggere i fondamenti della società patriarcale e omofobica o difficilmente i militari nelle nostre città e le forze dell’ordine potranno fare qualcosa per impedire la brutalità della violenza fisica e psicologica nei confronti delle donne e dei “diversi” in genere.
Francesca Calvo
La Calvo è stata il Sindaco della ricostruzione di Alessandria dopo l’alluvione del 1994 che mise in ginocchio la nostra città. Crediamo che soprattutto da questo derivi il consenso di cui ha goduto. Quello che non vogliamo e non possiamo dimenticare è che Francesca Calvo è stata un Sindaco razzista della nostra città.
Il Sindaco che aveva fatto chiudere la moschea di Alessandria, perché tutti i musulmani erano dei pericolosi terroristi e non meritavano di avere un luogo di culto.
Il Sindaco che fece chiudere il Drop-in, ufficialmente perché lo scalino di ingresso era di qualche centimetro più alto rispetto alle normative.
Il Sindaco che vietò l’esecuzione di Bella Ciao durante le cerimonie del 25 Aprile, anche se in molti si ribellarono e la pagarono al prezzo di calci e pugni da parte delle forze dell’ordine.
Il Sindaco che asserì che i bambini migranti, in quanto portatori di malattie, dovevano presentare certificati medici aggiuntivi per iscriversi alla scuola materna.
Il Sindaco che parlando del governatore austriaco neonazista della Carinzia, Jorge Haider, disse che sarebbe stato ospite gradito nella città di Alessandria.
Il Sindaco che ordinò costantemente la caccia al migrante da parte del corpo di polizia municipale.
Noi siamo convinti che senza memoria non possa esistere futuro e quindi vogliamo ricordare Francesca Calvo per quello che era in vita: una razzista. E’ per questo che ci sembra intollerabile dedicargli un luogo di cultura come la biblioteca civica. Noi vorremmo intitolarla a tutte le donne vittime di violenza e a tutte le donne morte nel nostro mar mediterraneo in fuga dalla fame e dalla guerra.
La Lega Nord, Maroni e Castelli
Sono finiti i tempi della Lega Nord di lotta, quelli della secessione della Padania, del padroni a casa nostra. Oggi la Lega si è fatta stato ed è complice del taglio di risorse agli enti locali che viene scaricato in termini di mancati servizi ed aumenti delle tariffe sulla schiena di tutti i cittadini. Altro che federalismo, oggi più che mai chi decide sulla testa delle comunità è la Roma ladrona e i leghisti, per mano del loro ministro degli interni Maroni, usano le forze dell’ordine per reprimere chi realmente vuole decidere della propria terra e dello sviluppo della propria comunità, come sta succedendo in questi giorni nella città di Vicenza. Sono anche finiti i tempi della supposta moralità degli amministratori locali leghisti, come hanno ampiamente dimostrato in questi giorni i fatti di cronaca riguardanti il Presidente del Consiglio Comunale Maurizio Grassano.
Tradite le ragioni stesse della propria nascita, oggi ai leghisti non resta altro che alimentare giorno dopo giorno, in una escalation che non sembra mai avere fine, violenza, razzismo, omofobia. Tutte le paure più basse che si trovano nelle viscere delle persone vengono cavalcate e quindi bisogna sparare sui barconi dei migranti, rieducare gli omosessuali, vestire i rom da conigli perché gli italiani possano essere cacciatori e tantissime altre nefandezze. Il modello di uscita dalla crisi economica e sociale che la Lega propone è quello della continua produzione di paura, dell’aumento del controllo sociale, della distruzione delle diversità, del razzismo come paradigma di esclusione, dello scontro di civiltà contro chiunque non sia cristiano. E’ quindi normale che nel pacchetto sicurezza si parli della possibilità di medici e infermieri di denunciare i migranti non in regola col permesso di soggiorno, quelle norme che Famiglia Cristiana ha chiamato le nuove leggi razziali. E’ normale che si tenti di istituzionalizzare la giustizia fai da te con la regolarizzazione delle ronde padane.
Noi crediamo che vadano fermati, che vada costruito un’ argine alle barbarie che rappresentano, che Maroni e Castelli siano ospiti indesiderati nella città di Alessandria.
La proposta
Per tutte queste considerazioni facciamo appello a tutta l’Alessandria che ne senta la necessità di costruire una mobilitazione intorno all’8 Marzo per affermare che esiste un’altra città possibile. Ci rivolgiamo alle donne e agli uomini, agli eterosessuali, ai gay, alle lesbiche, ai bisex e ai/alle transgender.
8 Marzo
Mai come adesso sentiamo la necessità che questa giornata torni ad essere una giornata di lotta e di ribellione che ponga al centro del dibattito politico il fatto che l’escalation di violenza nei confronti delle donne debba terminare. La cronaca di questi giorni ci parla di continue violenze sessuali, che vengono utilizzate dal mondo politico per alimentare una caccia xenofoba nei confronti dei migranti. Il teorema è fin troppo chiaro: se a compiere una violenza è un cittadino Romeno, allora tutti i romeni diventano bestie e devono essere rispediti al loro paese. Stesso ragionamento valga per tutti i popoli che abitano il nostro paese. Quello che non si legge sui giornali e non si sente nei telegiornali è che 2 violenze su 3 vengono commesse da uomini italiani, che nella maggior parte dei casi hanno le chiavi di casa della vittima. Purtroppo è proprio così, a commettere stupri e violenze molto spesso sono gli amici, i fidanzati, i padri, i figli. Ma questa realtà è meglio tenerla nascosta nel nome della sacra famiglia, fondamento supposto della convivenza civile. Sempre in questi giorni sentiamo parlare di castrazione chimica, castrazione fisica e quant’altro, ma non abbiamo assistito a un moto di indignazione quando Berlusconi dichiarò che poco poteva fare contro gli stupri perché non aveva un militare da “affiancare” ad ogni bella ragazza italiana. Come se lui e il suo viso che sembra una maschera di cera possano decidere chi è bella e chi è brutta. Il problema riguarda le donne tutte e o si pensa di intervenire culturalmente per distruggere i fondamenti della società patriarcale e omofobica o difficilmente i militari nelle nostre città e le forze dell’ordine potranno fare qualcosa per impedire la brutalità della violenza fisica e psicologica nei confronti delle donne e dei “diversi” in genere.
Francesca Calvo
La Calvo è stata il Sindaco della ricostruzione di Alessandria dopo l’alluvione del 1994 che mise in ginocchio la nostra città. Crediamo che soprattutto da questo derivi il consenso di cui ha goduto. Quello che non vogliamo e non possiamo dimenticare è che Francesca Calvo è stata un Sindaco razzista della nostra città.
Il Sindaco che aveva fatto chiudere la moschea di Alessandria, perché tutti i musulmani erano dei pericolosi terroristi e non meritavano di avere un luogo di culto.
Il Sindaco che fece chiudere il Drop-in, ufficialmente perché lo scalino di ingresso era di qualche centimetro più alto rispetto alle normative.
Il Sindaco che vietò l’esecuzione di Bella Ciao durante le cerimonie del 25 Aprile, anche se in molti si ribellarono e la pagarono al prezzo di calci e pugni da parte delle forze dell’ordine.
Il Sindaco che asserì che i bambini migranti, in quanto portatori di malattie, dovevano presentare certificati medici aggiuntivi per iscriversi alla scuola materna.
Il Sindaco che parlando del governatore austriaco neonazista della Carinzia, Jorge Haider, disse che sarebbe stato ospite gradito nella città di Alessandria.
Il Sindaco che ordinò costantemente la caccia al migrante da parte del corpo di polizia municipale.
Noi siamo convinti che senza memoria non possa esistere futuro e quindi vogliamo ricordare Francesca Calvo per quello che era in vita: una razzista. E’ per questo che ci sembra intollerabile dedicargli un luogo di cultura come la biblioteca civica. Noi vorremmo intitolarla a tutte le donne vittime di violenza e a tutte le donne morte nel nostro mar mediterraneo in fuga dalla fame e dalla guerra.
La Lega Nord, Maroni e Castelli
Sono finiti i tempi della Lega Nord di lotta, quelli della secessione della Padania, del padroni a casa nostra. Oggi la Lega si è fatta stato ed è complice del taglio di risorse agli enti locali che viene scaricato in termini di mancati servizi ed aumenti delle tariffe sulla schiena di tutti i cittadini. Altro che federalismo, oggi più che mai chi decide sulla testa delle comunità è la Roma ladrona e i leghisti, per mano del loro ministro degli interni Maroni, usano le forze dell’ordine per reprimere chi realmente vuole decidere della propria terra e dello sviluppo della propria comunità, come sta succedendo in questi giorni nella città di Vicenza. Sono anche finiti i tempi della supposta moralità degli amministratori locali leghisti, come hanno ampiamente dimostrato in questi giorni i fatti di cronaca riguardanti il Presidente del Consiglio Comunale Maurizio Grassano.
Tradite le ragioni stesse della propria nascita, oggi ai leghisti non resta altro che alimentare giorno dopo giorno, in una escalation che non sembra mai avere fine, violenza, razzismo, omofobia. Tutte le paure più basse che si trovano nelle viscere delle persone vengono cavalcate e quindi bisogna sparare sui barconi dei migranti, rieducare gli omosessuali, vestire i rom da conigli perché gli italiani possano essere cacciatori e tantissime altre nefandezze. Il modello di uscita dalla crisi economica e sociale che la Lega propone è quello della continua produzione di paura, dell’aumento del controllo sociale, della distruzione delle diversità, del razzismo come paradigma di esclusione, dello scontro di civiltà contro chiunque non sia cristiano. E’ quindi normale che nel pacchetto sicurezza si parli della possibilità di medici e infermieri di denunciare i migranti non in regola col permesso di soggiorno, quelle norme che Famiglia Cristiana ha chiamato le nuove leggi razziali. E’ normale che si tenti di istituzionalizzare la giustizia fai da te con la regolarizzazione delle ronde padane.
Noi crediamo che vadano fermati, che vada costruito un’ argine alle barbarie che rappresentano, che Maroni e Castelli siano ospiti indesiderati nella città di Alessandria.
La proposta
Per tutte queste considerazioni facciamo appello a tutta l’Alessandria che ne senta la necessità di costruire una mobilitazione intorno all’8 Marzo per affermare che esiste un’altra città possibile. Ci rivolgiamo alle donne e agli uomini, agli eterosessuali, ai gay, alle lesbiche, ai bisex e ai/alle transgender.
Ci rivolgiamo alle donne e agli uomini di qualsiasi convincimento religioso, ai movimenti, ai centri sociali, alle associazioni e alle organizzazioni sindacali, sociali e politiche.
Proponiamo un primo momento di confronto
Lunedì 23 Febbraio alle ore 21 presso il centro sociale Crocevia in via Casalcermelli 49/c.
Non dobbiamo chiedere il permesso per essere liberi…
Non dobbiamo chiedere il permesso per essere liberi…
Le donne e gli uomini del Csoa Crocevia