Sabato 21 febbraio a Fresonara La persecuzione e l'assassinio di Jean Paul Marat

Sabato 21 febbraio a Fresonara sarà in scena lo spetacolo teatrale "La persecuzione e l'assassinio di Jean Paul Marat rappresentati dai filodrammatici dell'ospedale di Charenton sotto la guida del marchese De Sade" di Peter Weiss per la regia di Serena Pasetti

Ore 21.15, ingresso 8 euro

Regia di Serena Pasetti
Con: Barbara Arena, Gianfranco Cereda, Claudia Chiodi, Marco Ferrari, Simona Gandini, Franco Gabriele, Luca Lolaico, Silvia Martinotti, Giovanna Perlongo, Luca Zilovich,

Musiche originali di Andrea Negruzzo ( pianoforte) e Eugenio Solinas ( violoncello acustico)

Scritto da Peter Weiss nel 1963, La persecuzione e l’assassinio di Jean-Paul Marat è un dramma che racconta, attraverso la rappresentazione che ne fanno i ricoverati nel manicomio di Charenton, l’omicidio compiuto da Carlotta Corday. A guidare questo pezzo di teatro nel teatro è il Marchese de Sade, regista della messinscena e ospite illustre dell’ospedale psichiatrico.
Il successo di questo testo, che ebbe varie rappresentazioni dopo la prima berlinese del 1964, si deve sicuramente , oltre che al suo pregio letterario, anche all’interpretazione proposta da Peter Brook, che nel 1967 lesse l’opera nel segno del teatro della crudeltà artaudiano.
Sono Jean-Paul Marat e il Marchese de Sade le due figure che si stagliano in una scena affollata, ma mai corale. La luce, che difficilmente asseconda l’attenzione dello spettatore, si sofferma a disegnare con precisione solo queste due immagini, che rappresentano gli effettivi poli drammatici. È un dialogo a distanza, quello che i due intraprendono attraverso la messinscena allestita dai pazienti del manicomio. Al centro della scena, Marat è attore, quasi sempre passivo, nella sua immobilità coatta dentro la tinozza del bagno, in cui trae ristoro dalla malattia dermatologica. La staticità di Marat, doppiata da quella del Marchese, seduto in poltrona per quasi tutta la durata dello spettacolo, è controbilanciata dal movimento frenetico e sconnesso della fedele Simone, che ricorda una marionetta. Ma alla corporalità alludono anche le figure dei matti, che sono trattati come corpi puri, a volte anche costretti nelle camicie di forza, come se con il corpo si volesse paralizzare anche la mente malata. Tra questi Carlotta Corday, l’assassina di Marat, che tre volte bussa alla sua porta prima di compiere l’omicidio. In un difficile equilibrio tra il sonno e la veglia, incapace quasi di ricordare la sua parte, Carlotta trae dal ricordo del mito di Giuditta la forza per compiere quello che considera un tirannicidio.

info: 339-3928290

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