Dialët Lissandrén - dizionario di dialetto Alessandrino-Italiano [ dèrbia -- drubì ]

Con calma.. senza alcuna fretta .. andiamo avanti con il dizionario…

 

D

 

dèrbia (s. f.). volatica, specie d'erpete della faccia.

dés (agg. num.). dieci

desdótt (agg. num.). diciotto.

desnóv (agg. num.). diciannove.

dèsù (s. m. [da dè + sù ]. superbia.

1 (s. m.). dito, nome di ciascuno dei cinque prolungamenti, che formano l'estremità della mano o del piede. mamlén = dito mignolo; * mamlón - * pòri = dito pollice # in travers 'd dì = lunghezza uguale alla lunghezza di un dito.

2 (v. tr.). dire, manifestare il proprio pensiero con parole; parlare.

di 3 (s. m.[dal lat. dies ]). giorno. # us fa dì = si fa giorno; admón l'è in ater dì = domani è un altro giorno.

dialëtt (s. m.). dialetto, linguaggio usato fra gli abitanti di una determinata regione e comunque limitato ad una piccola porzione di territorio, di conseguenza non elevabile al rango di lingua ufficiale. » comunque usato molto localmente in particolare fra i più anziani e nei piccoli centri, meno nelle città dove i giovani sono poco abituati ad usarlo.

diàu-diauv (s. m.). diavolo. * Anche con significato di commiserazione # pòver diàu = povero diavolo.

dichiarassión (s. f.). dichiarazione.

didàl (s. m.). ditale, piccolo arnese metallico, butterato esternamente, nel quale si fa entrare la prima falange del dito medio per ispingere l'ago nel cucire. * Il dim didalén indica un tipo di pasta -spesso usata con verdura- a forma appunto di piccolo ditale.

didalén (s.m.) masturbazione femminile

diferénsa (s. f.). differenza.

dificultà (s. f.). difficoltà.

difissiùs (agg.). schivo, di difficile contentatura.

digurdì (agg.). robusto, ben messo.

diplumassìa (s. f.). diplomazia; di colui che si comporta con tatto ed estrema cautela nei confronti del prossimo misurando accuratamente atti e parole.

diresión (s. f.). direzione.

diretùr (s. m.). direttore, colui che dirige un gruppo di persone, o un'azienda.

disabilié (agg. sost. [ dal franc. déshabillé ]). abito da camera; abbigliamento non acconcio.

disciulèss (v. rifl.). farsi furbo, svegliarsi, mettersi in condizione di afferrare il concetto delle cose.

disgrassià (agg.). disgraziato. * Qualche volta in sign. insultante, a indicare poco di buono.

dispunibil (agg.). disponibile.

dissètt (agg. num.). diciassette.

distrighès (v, rifl.). sbrigarsela, districarsi.

diznè 1 (v. intr.[dal franc. déjeuner]). desinare.

diznè 2 (s. m.). pranzo.

dòba (s. f.). gelatina. # capón a ra dòba = cappone in gelatina.

dobiapàrt (escl.). finalmente!

docè (v. tr.). adocchiare, tener d'occhio, guardar fisso attendendo.

dói (agg. num.; femm. du). due. # doi bòtt = le due, due tocchi di orologio.

dòm (s. m.). duomo, cattedrale, chiesa principale della città, dove risiede il Vescovo.

dòna (s. f.). donna. * Nel linguaggio comune ad indicar la moglie # ra mé dòna = mia moglie.

dónca (cong.). dunque.

donè (agg. e s. m.). donnajolo, chi volentieri pratica con donne.

dopdisnà (s. m. [da dop + disnè]). dopopranzo.

drapó (s. m. [dal franc. drapeau ]). bandiera. * Ma anche ogni cosa che pende: p. es. le decorazioni alle finestre e ai balconi in occasione di processioni ecc.

drar (avv. [più esattamente 'd rar]). di rado, raramente, poche volte.

dréra (avv.). dietro. * Sost. i dréra = i quartieri, le parti laterali e posteriori del tomajo.

dricc (agg. e avv.). diritto. # dricc per la só strà = diritto per la sua strada. * Fig. dicesi anche di persona furba, scaltra, che sa come emergere in ogni situazione.

dróbi - drubì (v. tr.). aprire, fare che ciò che era chiuso non lo sia più.

 

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