Vita Down Under

Questo non ha assolutamente l’intenzione di essere una guida turistica, ce ne sono talmente tante in giro e sono molto piu’ accurate ed attendibili di quanto potrei mai essere io, anche se mi sento in obbligo di puntualizzare che Melbourne non e’ affatto, cosi’ come preannunciataci dalla nostra preziosissima guida Mondadori, tutta piatta, anzi, tutt’altro, e’ tutta, o quasi, una salita ed una discesa. Percio’ se programmate di girare la citta’ in bicicletta vi consiglio vivamente di allenarvi debitamente prima della partenza. Diciamo che sara’ un resoconto della nostra avventura australiana e speriamo non sia troppo noioso.
Cominciamo dall’inizio. Intanto siamo in due, Lenora e Fabrizio, ma cosa ci facciamo in Australia, nel senso, siamo in vacanza? Siamo esuli d’Italia? Ci siamo temporaneamente trasferiti qui? Permanentemente trasferiti? No, non siamo in vacanza, ci siamo trasferiti qui, permanentemente! Mah, diciamo che per il momento e per i prossimi anni speriamo di fare di questa terra la nostra casa. Poi tutto puo’ succedere. Perche’ ci siamo trasferiti qui? Probabilmente perche’ Fabrizio non riesce a tenere ferme quelle sue mani da chimico e chissa’ come, ma un giorno, girovagando su Internet, si e’ imbattuto sul sito del governo Australiano in cui pubblicizzavano la “campagna acquisti” di scienziati stranieri invitandoli a fare domanda di visto per espatriare nell’emisfero australe. Sicche’ quello fece: compilammo la domanda, spedimmo tutti i documenti, sostenemmo l’esame di inglese, ci sottoponemmo a visite mediche, richieddemmo i certificati penali in procura e alla fine della storia dopo quasi 2 anni, un giorno di luglio del 2010 ci arrivo’ la lieta notizia, che dopo attenta considerazione, dopo aver letto gli incartamenti, valutato i titoli di studio, eravamo stati “graziati” di un visto che ci autorizzava a risiedere in Australia permanentemente, a condizione che si varcassero i confini entro e non oltre il 15 ottobre 2010. Questo e’ il sito che potete consultare, se siete interessati, e se avete meno di 30 anni ricordatevi che potete venire qui per un anno senza dover fare troppi documenti.
Avete presente cosa significhi scoprire a luglio che entro 4 mesi devi aver smantellato una vita in Italia ed essere pronto a trasferirla in Australia? La mia reazione fu: ridere, e raramente rido; quella di Fabrizio...devo essere sincera ancora non la so. Non eravamo insieme quando lui apprese la notizia.
A quel punto ci siamo detti: siamo ancora relativamente giovani, io 38 anni (compiuti in Australia) lui 37, non abbiamo bambini, io al momento senza lavoro, Fabrizio il lavoro lo aveva, ma diciamo che non ha pianto nel dimettersi, le nostre famiglie sono ancora giovani e sane...quindi proviamoci, partiamo, mal che vada si fa sempre in tempo a tornare indietro.
Primo passo comunicarlo alle famiglie. Dalla mia giocava il fatto che i miei genitori si sono conosciuti e sposati in Australia, hanno vissuto qui per un paio d’anni, poi a mia madre venne il mal d’Italia e quindi ritornarono indietro. Ci presentiamo a casa dei miei una sera dopo cena senza preavviso, mia madre si aspettava o meglio sperava, un altro tipo di notizia, tipo confetti rosa o azzurri, ma devo dire che fu emblematica, non verso’ neanche una lacrima, “E’ giusto che andiate, siete giovani, e’ vero che e’ tanto lontano, ma vi verremo a trovare, certo non posso dire di essere contenta perche’ vai via, ma sono felice per voi, perche’ so che e’ quello che volete”. Meravigliosa vero? Aspettate. Il giorno dopo mi presento da sola a casa dei miei all’ora di pranzo. Mia madre sul divano scoppia a piangere, dopo avermi confessto di non aver dormito tutta la notte, di essere disperata e conclude dicendo “Ecco moriro’ senza neanche rivederti piu’”. Meravigliosa vero? Devo dire che adesso le cose vanno meglio, ma non vi raccontero’ della telefonata di Natale. Abbandono l’argomento citando la letterina di Natale di mio nipote Marco di 9 anni “ Cari zii sono contento che siate in Australia, non sapete quanto la nonna sia triste...”.
Dalla parte di Fabrizio giocava il fatto che quando comunico’ la notizia ai suoi, loro erano in vacanza, le cose per telefono sono a volte molto piu’ facili da dire, ma poi e’ anche vero che nessun membro della sua famiglia e’ passionale tanto quanto lo e’ mia madre.
Morale della favola il 10/10/2010, data non scelta appositamente, ve lo possiamo giurare, ma data del tutto casuale, del tipo: “quando partiamo? ...mah, potremmo partire l’ultima domenica prima del 15 ottobre” e quando sono andata in agenzia viaggi a prenotare il volo ho scoperto la data, e dopo 26 ore di voloo arriviamo a Melbourne il 12/10/2010. Ad ottobre, visto che le stagioni sono invertite perche’ siamo nell’emisfero australe, ci si aspettava quanto meno temperature primaverili... No, sbarchiamo alle otto del mattino e il diluvio universale con temperature intorno ai 10 gradi ci accolgono. Welcome to Australia! Taxi e dopo circa mezz’ora siamo arrivati a destinazione.
Ora dovete sapere che siamo arrivati in Australia senza conoscere nessuno, senza un lavoro e con i risparmi accumulati di due anni. Quindi, non sapendo quanto tempo ci sarebbe servito per trovare lavoroe casa abbiamo detto, “Andiamo in ostello, cosi’ risparmiamo, ci fermiamo li’ per le prime 4 settimane, e nel frattempo cerchiamo casa e lavoro” . Quindi scesi dal taxi con le nostre valigie di 30 Kg, 2 bagagli a mano di circa 10 Kg ciascuno, borse, borsette e borsettine ci presentiamo alla reception dell’ostello i quali ci consegnano, come richiesto dalla prenotazione fatta con anticipo, le chiavi di una camera privata al quarto piano senza ascensore. Cosa? Letta in faccio la perplessita’ o forse vista la mole dei bagagli che ci accompagnava, si sono impietositi e ci hanno spostati al secondo piano. Giunti al piano, abbiamo infilato la chiave nella toppa della camera, siamo entrati nella stanza, mi sono rapidamente guardata intorno, mi ci e’ voluto un secondo per catturare l’intera visuale degli ambienti, tanto erano “grandi”, mi sono seduta sul letto e mi sono scesi i piu’ grossi lacrimoni che credo mio marito abbia mai visto. Non so se sia stata la stanchezza o lo sconforto ad aver avuto la meglio su di me. Tanto per rendere l’idea questo e’ lo scenario che si prospetto’ ai miei occhi in quel fatidico secondo: ciuffetti di peli rappuciti e appicicosi che si annidavano negli angoli della stanza; un dito di polvere che beatamente riposava sulle veneziane di plastica della finestra; armadietto di lamiera, tipo spogliatoio delle palestre, da cui proveniva un odore di calzino bagnato ed asciugato molteplici volte, tipo cane rognoso sotto la pioggia; materasso dalla fodera floreale, di cui non si riusciva ad identificare il tipo di fiore tante erano le macchie marroncine-giallognole presenti a ricoprirlo; cuscini, una volta di un bianco candido diventati giallo paglierino con, anche qui, le sopraddette macchie. Mentre, per farvi capire la mia reazione, devo dirvi che io sono una di quelle che, sotto il lavandino di cucina e bagno, ha 2000 prodotti per pulire, uno per ogni tipo di sporco e/o superficie. Sono una di quelle che ha “obbligato” il proprio marito a fare la pipi’ seduto come le donne, almeno a casa nostra, si intende, perche’ inorridisce alla possibilita’ di avere il bagno sporco da schizzetti (e solo una donna puo’ capire questa mia cosa). Ho dormito per 4 settimane con la tuta e i calzini addosso; il cuscino, oltre che da 2 federe, e’ stato ricoperto da un asciugamano, di mia proprieta’, pinzato agli angoli. Alcuni diranno “Cosa ti aspettavi da un ostello?” Sara’ pure vero, ma cosi’ zozzo proprio no. E non sono una da albergo a 5 stelle, ho fatto molteplici vacanze in campeggio con tenda, vero anche che ho sempre avuto il mio materassino con le mie lenzuola e il mio sacco a pelo...
Comunque dopo 4 settimane in cui Fabrizio ha rischiato l’esaurimento per causa mia, ci siamo trasferiti in un appartamentino ammobiliato che abbiamo diviso con un ragazzino svizzero di 19 anni, che ovviamente lavorava alla Lindt qui a Melbourne (non e’ una barzelletta), tanto carino e simpatico, ma con uno scazzo addosso molto piu’ italiano che svizzero, con l’abitudine di portare in casa chiunque. Tipo una sera a mezzanotte, Fabrizio e’ in bagno, Fabio, questo il suo nome, rientra in casa, con una ragazza, piu’ o meno la sua eta’, tutta vestita di rosa che tranquillamente si viene a sedere sul mio letto e comincia a chiaccherare, giuro che non ho la piu’ pallida idea di cosa mi stesse dicendo e dato il suo alito credo che neanche lei lo sapesse. Fabrizio esce dal bagno vede lei, posa lo sguardo su di lui il quale dice “Non so chi sia, l’ho trovata qui sotto ubriaca che girava, allora le ho detto di salire che l’avrei accompagnata a casa”, e l’ha veramente riaccompagnata a casa senza sordide implicazioni. Ecco questo e’ Fabio. Dopo qualche giorno entra in casa con un’altra ragazza e la prima cosa che ci dice e’ “Questa la conosco, e’ la mia ragazza”.
Insomma dopo l’esperienza ostello e Fabio, finalmente siamo riusciti a toglierci dalla citta’, adesso abbiamo preso una casetta a Chelsea, vicino a dove Fabrizio ha trovato lavoro, e le cose vanno decisamente meglio.
Vabbe’, ma la citta’ com’e’? Direte voi. E gli australiani? E l’Australia? E l’estate australiana? Che dire la citta’ e’ bella, tranne per il fatto che non e’ piatta. E’ come una qualsiasi altra metropoli non europea con circa 200 anni di storia che potete trovare un po’ ovunque. Sicuramente sono stati molto bravi a mantenere viva la parte vecchia della citta’ affincandola ad edifici ipermoderni in vetro ed acciaio dai colori primari. E’ senza dubbio a misura d’uomo, nonostante i suoi 5 milioni di abitanti, ma qui e’ talmente tutto dilatato che non sanno neanche cosa significhi traffico o ingorgo, nonostante continuino a lamentarsi per entrambi. Il traffico per entrare in Alesandria alle 7 e 30 del mattino da Spinetta e’ decisamente peggiore del traffico che potreste trovare qui ad una qualsiasi ora di punta. I mezzi pubblici, di cui tanto si lamentano, funzionano veramente bene, 24 ore su 24, e mettono in collegamento un tessuto urbano inimmaginabile per estensione. Tanto che se uno avesse tempo potrebbe facilmente fare a meno della macchina per spostarsi. L’acqua del rubinetto e’ buona, non ha quel sapore inconfondibile di cloro di quasi tutte le acque d’italia o degli Stati Uniti. Il cibo e’ di una varieta’ culturale sconfinata, peccato che i ristoranti siano cari, piu’ di quanto ci saremmo aspettati. Le strade pulitissime e tanti, ma davvero tanti hanno il cane. Bagni pubblici ovunque e usufruibili, nel senso che c’e’ sempre la carta igienicca e nessuna sgradevole sorpresa. La carne e’ tenerissima, saporita e molto, molto meno cara rispetto all’Italia. In generale il prezzo di tutto quello che potrebbe fare male alla salute, tipo: bevande alcoliche, sigarette, bibite gassate, patatine fritte in sacchetto, barrette di cioccolata, insomma tutte le “schifezze” costano un occhio della testa. Verdure, frutta, pesce,carne, pasta, riso costano il giusto. C’e’ in Melbourne un meraviglioso mercato coperto il Queen Victoria market, dove vendono veramente qulsiasi cosa letteralmente dall’ago al missile, dal frutto della passione, agli stivali di pelo di pecora, alla bistecca di canguro passando per i saponi. E’ veramente un crogiolo di popoli, culture, colori, odori, suoni, lingue cui nessun residente e turista si esenta dal visitare. Parchi ovunque con il tipico e classico prato all’inglese, e sono parchi ad uso e consumo delle persone, non vedrete mai cartelli del tipo “Non calpestate le aiuole”, sicche’ tutti, dalle mamme coi bambini, ai ragazzi, agli impiegati in giacca e cravatta del business centre, si riversano sui prati a giocare, a prendere il sole o a mangiare in pausa pranzo. L’inglese a volte e’ assolutamente incomprensibile, parlano alla velocita’ della luce, si mangiano un buon 25% delle vocali, un vero incubo! L’italiano, lo si sente spesso in giro, oltre che dai turisti o dagli immigrati di nuova generazione come noi, anche dagli immigrati della generazione dei miei genitori e dai loro figli. Attenzione quindi se venite qui e parlate italiano sicuri di non essere capiti, perche’ spesso vi capiscono, vi eviterete imbarazzanti figuracce. E poi bevono, pare sia il loro passatempo preferito, bere al pub, al bar e per fortuna non possono bere in strada o in luoghi aperti. E sono degli sporcaccioni, non in quel senso, almeno, non che io sappia, ma nel senso che se vanno al fast food lasciano il vassoio con gli avanzi sul tavolo. Poi e’ pieno di night club, e i ragazzi ci portano le ragazze, le loro ragazze, magari sperano che imparino qualcosa, non so, non ho ancora indagato.
Sara’ perche’ e’ una nazione che ancora sta accogliendo gente dall’estero e a volte la richiede, ma sembra essere piu’ aperta verso il “diverso”, ogni tipo di diversita’. Sono gentili, almeno per quello che abbiamo avuto modo di conoscere direttamente, dagli impiegati di enti pubblici e privati, ai commessi, alle persone che incontri al mercato.
Stiamo lentamente facendo la mano alla guida a destra. E a proprosito di macchina, poiche’ ce ne serviva una, abbiamo preso una Matiz usata, soprattutto per l'inizio e' meglio ridurre al minimo l'ingobro in strada, i bersagli piccoli sono piu' difficili da centrare o piu’ facili da evitare. La guida a destra si e' rivelata meno catastrofica del previsto, ma forse e' ancora presto per dirlo, anche perche' un vero viaggio in macchina con solo il guidatore ancora non e' stato fatto; in pratica per riuscire a non andare o nel fosso o dall'altra parte della strada abbiamo ancora bisogno del pilota e del co-pilota. In macchina si sente solo dire: " ..piu' a destra, stai piu' a destra, ecco, cosi' va bene...no cosi' e' troppo, a destra, un po' meno....". Se poi si considera che Fabrizio al volante, da posato e gentiluomo che e’, si trasforma nel suo alter ego scaricatore di porto e che dice una sequela interminabile di parolacce accompagnate da una sfilza di gestacci, vi lascio immaginare quanto sia rilassante il viaggio con lui.
L’Australia al di fuori di Melbourne e dell’area metropolitana non abbiamo ancora avuto il piacere di conoscerla. Siamo stati troppo impegnati in altre cose in questi ultimi e primi quattro mesi, ma contiamo di rifarci molto in fretta. Prime mete saranno Phillip Island, dove ci sono i pinguini, e la Great Ocean road, dove c’e’ un sacco di oceano da vedere. Ma poi vi racconteremo.
Sezione fauna del luogo o wildlife. L’Australia e’ a tutti nota come una delle terre popolate dagli animali piu’ pericolosi e mortali del pianeta. Basti pensare che 8 dei 10 serpenti piu’ velenosi al mondo vivono qui, ma poi non si fanno macare ragni, squali, meduse, conchigliette marine, coccodrilli, insomma hanno tutto. Pero’ hanno anche i canguri, che non sono poi cosi’ inoffensivi e pacifici come sembrano e i koali, oltre ad animali dal nome assolutamente impronunciabili, ma molto carini.Questa la nostra esperienza con la fauna locale. I primi due incontri con la fauna locale sono stati: dopo qualche giorno che ci eravamo trasferiti nella nostra nuova casina con tanto di giardino, alle 3 del mattino veniamo svegliati da un rumore, come se qualcuno cercasse di buttar giu' la staccionata, ci e' preso letteralmente un colpo! ci svegliamo, accendiamo la luce, ci guardiamo e la domanda che nessuno voleva fare era " E adesso chi va a vedere?", e si sa, il matrimonio mette in comune gioie e dolori, quindi siamo andati insieme. Luci tutte spente, prendiamo una torcia (in realta' poco piu' di un lumino da cimitero) e lo puntiamo fuori nel buio. Dopo poco localizziamo un "coso" accovacciato sulla staccionata, tipo un grosso gatto di 15/20 chili, che, poiche' intercettato, si gira lentissimamente (tipo moviola del novantesimo minuto) verso di noi, ci guarda come per dire" voi non mi avete visto perche' sono invisibile all'occhio umano", e poi si arrampica con l'agilita' di un gatto sull'albero. Morale della favola era un brushtail possum, che si e' dimostrato essere del tutto inoffensivo ed erbivoro. Secondo incontro: sera verso le 10, al tavolo da pranzo a fare il nostro passatempo preferito (che e' giocare a carte, e non e' una metafora) quando sul braccio di Fabrizio cade dal soffito un ragno tutto nero della grandezza di una mandorla, ci armiamo prontamente di insetticida ed il mio eroe dopo averlo tramortito con lo spray, lo spiaccica con la cibatta. Dopo attenta analisi dei resti dello sventurato e ricerche internet abbiamo appurato che probabilmente si trattava di un black house spider, pare inoffensivo, ma poteva anche essere un funnel-web spider, che non e' poi cosi' inoffensivo, quindi ci piace pensare che sia stato il primo. Morale della favola 2: uccido senza pieta' tutto quello che cammina con piu' di 4 zampe, pare sia un'ottima filosofia di vita da queste parte. Ma non vi preoccupate, resta comunque un bel posto da visitare. Incontro numero 3, sera, Fabrizio al pianoforte io al computer, alla mia destra c’e’ una finestra, mi giro e vedo un coso del diametro di circa 8 cm con 8 zampe, peli ovunque, dall’altra parte del vetro, niente di pericoloso (dicono) era solo un huntsman spider ed entrano pure in casa ‘sti impuniti. Ah si’, rimane pur sempre un bel posto da visitare.

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