"L'uomo, la bestia e la virtù" regia Enzo Vetrano e Stefano Randisi - teatro Alessandrino - g 24 gennaio - recensione

Un grande armadio occupa tutto lo sfondo della scena e, sulla musica di una canzone siciliana, le sei doppie ante si aprono e, all'inizio dello spettacolo, mostrano i personaggi immobili e imprigionati in una vetrina. In primo piano solo due sedie e i protagonisti che interpretano un dramma delle apparenze e dell’ipocrisia, laddove la bestialità, l’umanità e la virtù non sono ciò che sembrano, ma solo ciò che si vuole e si deve far apparire.
La vicenda vede l’integerrimo professor Paolino, in realtà amante della moglie trascurata del capitano Perella, sempre assente e irascibile nei rari rientri a casa dalla navigazione, favorire la riunificazione dei due coniugi per una notte, al fine di nascondere l’adulterio e giustificare la prossima nascita di un erede altrimenti improbabile. La prima parte dello spettacolo è trascorsa un po’ lentamente, pur animata da alcune scelte di regia felici (come l’accompagnamento di un tango all'accorato incontro tra Paolino e la sig,ra Perella) e dalla scenografia imperante e originale. L’armadio funge, con le sue ante, da quinta dalla quale entrano ed escono personaggi e consente il  loro  passaggio sul retro dal primo al secondo piano per osservare ciò che avviene al di sotto ed intervenire  all’improvviso. Dopo un intervallo che, purtroppo, ha rotto un po’ il ritmo dell’azione, la seconda parte dello spettacolo è trascorsa più rapidamente, dando adito a momenti grotteschi e valorizzando la drammaticità più intensa che spesso sfocia nel risibile. A tratti, le ante sbattute dell’armadio e la musica  hanno assunto vita propria e hanno sottolineato momenti di importanza capitale per i due protagonisti, intrappolati nelle convenzioni borghesi e incapaci di superare le barriere della decente apparenza. Nel  confronto tra Paolino (servile e falso) e il capitano (brutale e vero nella sua scontrosità), emergono i lati più vili dell’animo umano come l’inganno, la blandizia e la rabbia immotivata ed  ottusa.  L’umanità e la virtù appaiono sempre più svilite da un’ipocrisia di fondo che, nel rivelarsi, si dimostra peggiore e meno umana della bestialità dichiarata ed evidente. Versione fedele al testo pirandelliano e recitazione convincente e toccante.  Solo qualche perplessità nella scelta di un adulto corpulento per l'interpretazione del figlio della sig.ra Perella, certamente una sottolineatura al significato grottesco sotteso in tutta la vicenda, ma, credo, un po' eccessiva e scadente nella macchietta. Ottime la scenografia e le musiche. Certamente da vedere.
Nicoletta

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