Con calma.. senza alcuna fretta .. andiamo avanti con il dizionario…
C
catanài (s. m.). individuo confuso e pasticcione, anche cianfrusaglie o cose di poco prezzo e di scarsa utilità.
catén (s. m.). catinella, bacile, vaso di majolica, di forma quasi emisferica, a uso specialmente di lavarsi le mani. Altrimenti bacino, bacile, vaso di terra, o di metallo, poco cupo, di forma rotonda o ovale, con un incavo e seno nel lembo, per accomodarlo al collo, onde insaponare la barba colla mano quando ciò non fassi col pennello.
catërli (s. f. pl.). zacchere, pillàcchere, schizzi di mota, (sbréns 'd fònga), che altri, in andando, si getta di dietro, sulle calze, o di cui s'imbratta il lembo del vestito. Con quel nome vengono pure dal nostra volgo figurativamente chiamate talune donne, forse perchè talora di vita non senza macchie, alle quali di soverchio talenta l'andare a zonzo senza che né da intemperia, né da sera anche avanzata ne vengano menomamente trattenute. S'ode perciò tratto ripetere: che catërli 'd doni! Basta chi vagu a raclè (giranzare) i n' hon abastansa.
catèrva (s.f.) catasta, molto, assai.
catìv (agg.). cattivo.
caudéra (s. f.). caldaja, vaso (di rame) grande e cupo, di fondo più stretto che la bocca; iniun manico; al più due maniglie, o ferme o pendenti, per sollevarla e collocarla sul fornello, o su altro simile muricciolo, fatto a posta.
caudrén (s. m.). pajuolo, a pareti perpendicolari al fondo; e perciò questo di uguale grandezza che la bocca; orlo tondo internamente rafforzato con un'anima di ferro; manico arcato girevole; coperchio piano che cuopre senza agguantare.
caulifiùr (s. m.). cavolfiore. Cavolo fiore, sorta di cavolo i cui numerosi e fitti fiorellini formano una bianca nappa tondeggiante, o palla, la quale cotta mangiasi in insalata, o in salsa, o altrimenti.
causén-na (s. f.). calce, particolar terra che si cava dalla pietra calcarea, separatone per cottura in fornace l'acido carbonico e l'acqua di cristallizzazione. La calce serve a far calcina per murare.
causëtt (s. m.). calza, ed al plurale calze e calzette, vestimento delle gambe fatto a maglia. # causëtt facc au tlar = calze tessute e diconsi quelle che furono fatte al telaio dal calzettaio, e sono cucite didietro in tutta la loro lunghezza. causëtt a l'agúgia = calze coi ferri, e sono quelle così fatte a mano dalle donne e senza cucitura. Causëtt a zur (dal franc. à jour) = calze traforate quelle, cui per ornamento si lasciano trafori, specialmente sul collo del piede, siano esse fatte al telaio, oppure coi ferri. causëtt a la scagàssa = calze a cacajuola, dicesi di quelle, che non legate, ricadono verso il collo del piede, o mal legate s'allentano e s'increspano lungo la gamba. Ciò si impedisce mediante l'uso delle legacce.
causinàss (s. m.). calcinaccio. * Fig. causinàss [di denc] = roccia, tartaro, gromma che imbratta i denti.
causinèra (s. f.). calcinaia, fossa da calcina. * Fig. calcinaia, malattia del pollame.
caussàn-na (s. f.). collo della camicia, colletto.
cavà (s. m.). cavallo. # a cavà = a cavallo, sul dorso di qualunque animale # a cavà 'd l'asu. = a cavallo dell'asino
cavagiòli (espr. idiom.). cavacecio.
cavàgna (s. f.). paniere, cavagno; Dim; cavagnén = piccolo paniere.
cavagnè (s. m.). cestaio, chi fabbrica e vende ceste. Impagliatore di damigiane.
cavagnó (s. m.). paniere, vaso intessuto di vinchi, poco cupo, con due ferme maniglie in arco. Nel paniere il manovale porta al muratore pietre e mattoni.
cavàla (s. f.) [per bati 'r gr‰n]. coreggiato, arnese fatto di due bastoni, cioè del manfanile, che è più grosso e come il manico, della vetta che è più sottile, e della gambina che è una striscia di cuoio che tiene uniti i due bastoni.
cavalët (s. m.). cavalletto. * Fig. incapace, specie a cimenti sportivi.
cavéster (s.m.) piccolo pezzo di corda.
cavì (s. m.). capello, ogni pelo del capo umano.
cavìcc (s. m.). cavicchio, legnetto dall'una parte appuntato a guisa di chiodo, che si pianta nel muro e negli armadj per attaccarvi qualche cosa.
cavièra (s. f.). capigliatura, l'insieme dei capelli.
cavìgia (s. f.). caviglia, noce del piede. * cavicchio di legno, soprattutto il piantatoio dell'ortolano.
cavión (s. m.). bandolo, il capo esteriore del filo della matassa.
cavulfiù > caulifiùr
cazén (s. m.). casino, casa di tolleranza, postribolo. Oggi è parola molto usata per significare confusione.
cazòtt (s. m.). casotto, capannuccia; per eufem. in sostit. di cazén, onde anche confusione.
cédél (s.m.) rumore
cëpp (agg. e avv.). tiepido, tra caldo e freddo.
cèssu. (s. m.). cesso, servizio igienico. (Fig. volg.) = luogo brutto e inospitale, ma anche -addirittura- persona orribile # 'sa dona l'è'n cesu.
céza (s. f.). chiesa. # céza d'j Abré = sinagoga.
ch'... (cong. euf. simile al cinquecentesco che, da premettere a pron. pers. in forma implicita) # ch'al era = era; ch'us figüa = si figuri ecc.
chënt (s. m.). conto.
chën-na (s. f.). culla, letticciolo per bambini lattanti, fatto d'assicelle e sorretto su due arcioni (pé 'dra chën-na>). Dicesi zana la culla intessuta di vetrici come una paniera.
chën-ni (s. m.). cuneo, bietta. * anche conio, quaderletto, specie di gheroncino tra le due staffe a ciascun lato della calza, ed è lavorato tutto di un pezzo con essa. Città di Cuneo.
chetè (v. tr.). quietare.
Dialët Lissandrén – Premessa: clicca qui