Venerdì 05/12/2008 ore 21 presso il centro Comunale di Cultura: La persecuzione e l'assassinio di Jean Paul Marat

Venerdì 05/12/2008 ore 21 presso il centro Comunale di Cultura:

La persecuzione e l'assassinio di Jean Paul Marat

di Peter Weiss
con:
Gianfranco Cereda, Claudia Chiodi, Marco Ferrari, Franco Gabriele, Simona Gandini,
Silvia Martinotti, Serena Pasetti, Giovanna Perlongo, Luca Zilovich.

Musiche originali di Andrea Negruzzo ( pianoforte) e Eugenio Solinas ( violoncello
acustico)

Regia di Serena Pasetti

Peter Weiss non ha inventato l'elemento fondamentale del suo dramma "La persecuzione
e l'assassinio di Jean Paul Marat recitata dai ricoverati del manicomio di Charenton per la
regia del marchese De Sade".
Infatti realmente De Sade, che era stato rinchiuso a Charenton nel 1803 e doveva morirci
nel 1814, organizzava nel manicomio, con l'approvazione del direttore fiducioso nel potere
terapeutico dell'arte, recite di propri drammi con pazzi come attori e personaggi del demimonde
parigino come spettatori.
La invenzione di Weiss è altrove. Egli ha messo in scena De Sade in atto di mettere in
scena la morte di Marat: dunque, per prima cosa abbiamo il dramma del dramma - un po'
come nei Sei Personaggi – e il contrasto ideologico tra De Sade e Marat, il dialogo tra i
quali ci sorprende oggi con la sua imbarazzante attualità. Prigionieri della propria pazzia e
insieme delle pazzie del mondo, gli attori ondeggiano da una tesi all'altra sotto lo sguardo
costernato del direttore di Charenton.
L'architettura complessa prevede vari piani rappresentativi, nel vecchio modo del teatro
nel teatro, ma spesso intersecati fra loro. I matti, ad esempio, che interpretano la pièce,
talvolta improvvisano scene non previste dal regista; costui, dirigendo la recita, talora
interrompe l'azione per filosofici monologhi; Marat, per suo conto, ora dice le battute
previste dal copione, ora alterca con Sade.
Il nodo del dramma però consiste nello scontro fra due concezioni della storia, due nature
e due caratteri: Sade da un lato, pessimista ma lucido predicatore del Male irrimediabile,
Marat dall'altro, l'amico del popolo che crede realizzabile il Bene attraverso la violenza;
come dire l'individualismo dell'intellettuale disimpegnato e l'ascesi del radicale
rivoluzionario, due forze che finiscono per soccombere insieme nel caos, dopo un lungo
confronto e la pugnalata di Carlotta, quando i pazzi travolgono la finzione in una marcia a
passo di danza, allegoria tremenda dell'ineluttabilità della storia.

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