Un fiume e la sua città




Ce la siamo vista brutta: diciamolo pure… Ci siamo ritrovati sugli argini, a guardare l’acqua che scorreva minacciosa, scura e veloce sotto di noi. Pericolosamente vicina. Andare a spiare il ponte Cittadella è un’abitudine tutta alessandrina, portata avanti dai più anziani che un po’ per passatempo, un po’ perché i tuttologi sono una folta schiera, c’è sempre stata. Ma questa volta era diverso: in quel crescendo di pioggia battente, di notizie allarmanti (aprono le dighe, arriva l’ondata di piena, a Cuneo è già straripato, ad Asti pure, ecc), di sirene che squarciavano le nuvole sopra le nostre teste e di acqua che non smetteva di alzare il tiro, l’aria era pesante e sentivi a pelle una minaccia reale. Protagonista di tutto ciò un fiume, il nostro fiume: il Tanaro. Dopo la catastrofica alluvione che nel ’94 mise in ginocchio Alessandria per tanti mesi ogni volta che piove per più di due o tre giorni, si scruta il cielo. E gli argini. Ora in muratura nei punti critici e dove aveva sbordato di brutto nel 1994, pareva dovessero evitare una replica dopo 18 anni, ma il ponte non era dello stesso avviso: le arcate erano quasi tutt’uno con il nastro marrone, lambite da tronchi e rami che correvano chissà dove, e una selva di ombrelli si domandava e discuteva se la città avrebbe evitato il disastro imminente. Poi, passata la fatidica onda di piena, mentre nel frattempo aveva smesso di piovere e la perturbazione aveva virato sulla Lombardia, l’allarme rosso è cessato e la normalità, pian piano, è tornata a governare. Un’esperienza che ci ha fatto sentire comunità, perché tutti con lo stesso problema, le stesse paure. Un argomento unico, una disponibilità all’aiuto, un’apertura al dialogo. Noi che siamo così ‘orsi’. Ma sul Tanaro non esistono confini o differenze: siamo tutti affratellati dall’ignoto, da quello che potrebbe capitare, o ricapitare. Le emergenze, si sa, rendono tutti uguali.
C’è anche qualcuno sull’argine che non capisce, o fa finta di non capire: è un extra-comunitario di colore. Gli domandiamo: Lei non è di Alessandria, è venuto a vedere il fiume? Risposta: Non lo so. Ha paura dell’alluvione? Non lo so? Sa nuotare? Al terzo ‘nonloso’, con lo stesso tono monocorde, abbandono la preda e mi faccio rincuorare dal vecchietto: Nooo, non esce… Aveva ragione.

Rossana Bisoglio
direttore@lapiazzetta.ws

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