Il Bar Baleta: Slim.

Slim il piccolo - (gent. concessione Gino "Baleta" Gemme).

Il nostro bar era comunque una accozzaglia di alessandrini purosangue e come si sa, questa è per sua natura brutta gente. Gli insulti della storia li hanno fatti così, una città di frontiera, senza difese dove passavano gli eserciti, così si è dovuti forzatamente diventare, furbastri, infidi e cattivelli (al soldato nemico non opporti, ma, acquattato tra i cespugli, attendi il passar degli ultimi ed il più debole colpisci con la marra, ma in testa, per non rovinar la giubba, così si consigliava nel "Regalo del mandrogno" libro storico locale di fine 800). Siamo sarcastici, criticoni, incostruttivi e amanti della burla cattiva e feroce. Però in fondo, per quanto spietato, lo scherzo si fa alle persone che consideri ed alle quali vuoi bene (chissà a quelli a cui vuoi male, direte voi). Così il bar era teatro di continui sfottò e di scherzacci  piuttosto pesanti, alcuni anche studiati a lungo dai Senatori, il gruppo di potere, dato dall'anzianità di frequenza e dal rispetto dovuto al carisma dei personaggi stessi. Dopo che Angelo, l'aiuto barista, si era pensionato per darsi al 100% al ciclismo della terza età, era subentrato, come si usava una volta nelle aziende, il figlio, detto Slim, giovane ed ingenuo sebbene, bravissimo e volenteroso. Come tutti i neo assunti, la sua gavetta consistette nel sottostare soprattutto alle angherie nonnistiche ed ai lazzi a cui era sottoposto dagli abitué del bar. Ad un certo punto, visto che il ragazzo cominciava a sopportare le prese in giro con una certa nonchallance e sembrava essere ormai entrato a pieno titolo nello spirito del bar, il gruppo degli anziani, decise di sottoporlo alla prova suprema. 

Lo scherzo crudele. Cominciarono a girare nel bar strane voci, di clienti che si lamentavano della sua scarsa efficienza e delle sue capacità di servire con i dovuti modi i vari clienti, soprattutto quelli più importanti. Gino avallava la cosa confermando con sguardo grave che le lamentele crescevano di giorno in giorno e che i clienti cominciavano ad essere davvero irritati e premevano perché si facesse qualche cosa, per non macchiare il lustro e la storia del bar. Slim un po' turbato, si affannava nel tentativo di esaudire i desideri più strani e anche palesemente vessatori degli avventori, quando arrivò strisciante la notizia che c'era un ragazzo di eccezionali capacità, un barista dal curriculum eccezionale, che aspirava al posto, tale Raf. Ogni volta che il povero Slim, sempre più preoccupato, girava per la sala a portare vassoi di caffè e passava di fianco ad un tavolino di giocatori di carte, allungava l'orecchio e sentiva inequivocabilmente che si stava parlando delle indiscusse capacità di questo Raf, mentre gli astanti subito si zittivano quando lui arrivava, posando le tazzine sul tavolo, subito criticato perché non le aveva posizionate bene, infastidendo i giocatori. Se passava nella sala biliardi, subito sentiva accenni alla grande simpatia ed efficienza di Raf, mentre tutti cambiavano discorso mentre, con gli occhi bassi, posava biglie e ometti sul panno verde. 

La cosa andava avanti da un paio di settimane, quando un gruppo di clienti di peso si presentò da Gino in maniera ufficiale, mentre il povero Slim era affaccendato a sistemar bicchieri e pareva non sentire, chiedendo che il malcapitato fosse sostituito definitivamente per scarso rendimento, alla faccia dell'articolo 18. Gino con la faccia scura decise che le cose dovevano avere una loro ufficialità e dopo aver parlato al ragazzo disperato, decretò che si era addivenuti alla decisione di fare un referendum tra i clienti, poiché risultava che alcuni, invece si erano schierati a suo favore. Il clima di attesa montava ed era continuamente annunciata la venuta del mitico Raf a perorare la sua campagna elettorale, ma gli appuntamenti erano continuamente disattesi. I più cattivi  lanciavano battute del tipo: Fammi un caffé buono che intanto ne hai ancora per poco e si giravano dall'altra parte, mentre chi faceva la parte del buono gli sussurrava: Dai che non è detto ancora, intanto Raf non si è visto neanche stasera, forse lo prendono in un bar di Montecarlo. Slim era davvero preoccupato ed il giorno del referendum, un'apposita urna fu predisposta al centro del bar, dove i clienti depositavano la scheda, che riportava i due nomi, dopo averla crociata debitamente, con molto sussiego, proprio sotto gli occhi del preoccupatissimo Slim, che continuava a servire caffé e Campari soda. Alla sera, chiuse le votazioni ufficialmente, nella sala carte si dispose lo scrutinio. Furono avvicinati tre tavoli, il gioco sospeso e condotto da un gruppo di serissimi Senatori, cominciò l'operazione. 

Neanche quella sera Raf, pur preannunciato si era fatto vedere. Slim era stato comandato al bancone, da dove non vedeva ma poteva sentire lo spoglio delle schede, naturalmente tutte fasulle, che venivano aperte e lette con voce stentorea, Raf, Raf, Slim, Raf, Slim e così via. La tensione cresceva di minuto in minuto e il povero Slim non resistendo più all'angoscia, si affacciò alla porta proprio mentre si arrivava all'ultima scheda. Tra la costernazione generale, il presidente del seggio disse: Signori, i voti sono al momento 42 per Slim e 42 per Raf, rimane ancora una scheda, quella decisiva. Conscio dell'importanza del momento, aprì il foglio che era stato ben ripiegato, si aggiustò meglio gli occhiali, poi controllò con cura lo scritto aggrottando gli occhi, quasi non comprendesse bene quanto vi era riportato, infine in un silenzio perfetto, alzò la testa e disse: Qui c'è scritto solo: Coglione. Slim inquadrato dalla porta lanciò un urlo: Sono io, ho vinto, ho vinto! tra le risate, gli sghignazzi ed infine gli abbracci di tutti i clienti che in fondo gli volevano bene. Stette al bar diversi anni, poi ebbe l'occasione di entrare nei pompieri per fare il militare e se ne andò, ma si dice che il virus del barista lo avesse contagiato per sempre, anzi qualcuno incrociandosi in piazzetta, afferma che abbia aperto un bar da qualche parte e che ormai non più giovanissimo, rinverdisca quelle esperienze dietro un bancone lucidissimo.

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