C
canunsén (s. m. pl.). cialdoni, sottilissime faldelle di pasta, cotte come le ostie in forno appropriato e rattorte a guisa di barba o di cartoccio.
canúsu-canìzu (s. f.). fuliggine, quella materia nera, polverosa, o anche soda, che il fumo lascia su per la gola del camino e della quale sono interamente incrostate le pareti del medesimo. La fuliggine viene tolta di quando in quando dagli spazzacamini.
cànva (s. f.). canapa, pianta della famiglia delle urticacee, della cui scorza si fa tela, e de' cui semi si fa olio da ardere.
capa (s. f.)[del camÈn]. cappa. chiamasi pure la gola, cioè quel canale verticale entro il muro, e che dal focolare mena il fumo sino alla torretta.
capèla (s.f.). cappella, piccola chiesa * costruzione eretta all'interno del cimitero per ospitare i morti di una singola famiglia. * Fig. volgarmente significa anche cazzata, in quanto per cappella s'intende il prepuzio. # a jó facc 'na capèla = ho fatto una stupidaggine.
capì (v. tr. e intr.). capire. # capì ciò per bròca = capire una cosa per un'altra.; capì uari = capire poco, non afferrare bene il concetto del discorso # at capì? = hai capito? (spesso usato come interiettivo).
caplavù (s. m.). capolavoro, opera d'arte. Ma anche -nel linguaggio degli operai finiti- l'opera dimostrativa che si presentava al datore di lavoro per provare la propria abilità. # at finì 's caplavù? = hai finito quell'opera d'arte? (spesso ironicamente).
caplè1 (s. m.). cappellaio, professione molto diffusa nell'alessandrino, ancor prima che iniziasse la lavorazione industriale della Borsalino (per cui -anzi- gli artigiani hanno costituito la prima base della maestranza).
caplè2 (v. tr. e -assol.- intr.). prendere un abbaglio, sbagliare marchianamente qualcosa.
caplén-na (s. f. dim di capè). cappellino, cappello di paglia, paglietta.
capméister (s. m.). capomastro, che anche dicesi capomaestro, colui che a pattovito prezzo prende a costruire fabbriche o altri muramenti, provvedendo i muratori, e ogni altro lavoratore, e talora anche i materiali.
capón (s. m.). cappone. * Fig. frinzello, segno troppo visibile di rimendatura o per esser stata mal fatta, o per l'impossibilità di farla meglio.
capsturn (s. m.[dal franc. tourner?]). capogiro, vertigine.
capunè (v. tr.). castrare.
capunèra (s. f.). stia, gabbia per polli e capponi. * Fig. carcere.
cappunëtt (s.m.) involtini di verza.
car (s. m.). carro.
caragnè (v. intr.). piagnucolare, piangere sommessamente e nojosamente.
caramèla (s.f.) monòcolo, caramella.
carämba (s. m. scherz. [con gioco di assonanza fra lo spagn. caramba e l'it.). carabiniere.
caràssa (s. f.). pertica, palo di sostegno per le viti o i pomidoro.
carassè (s. f.). legnata, bastonatura.
caraté (s. m.). carrettiere. * Fig. forse per allusione ai modi non sempre petrarcheschi della categoria - zotico, maleducato.
caratonè (s. m.). carrettiere, chi guida il carrettone
carbón (s. m.). carbone.
carbunén (s. m.). carbonaio.
carbunèra (s. f.). carbonaia. * Fig. prigione.
cardansón (s. m.). credenzone, guardaroba.
carëssa (s. f.). carezza # a jo dacc dù carëssi =gli ho fatto due carezze. * Fig. carëssa a man saraja = pugno.
carestiùz (agg.). careggiante, chi tiene alto il prezzo della merce che vuol vendere.
carëtt (s. m.). carretto. * carëtt ans'er moli = carretto montato sulle molle, o balestre, onde rendere più confortevole il viaggiare.
cariè (v. tr.). caricare. * Fig. cariè '[d ligna verda] = dare un fracco di legnate.
cargnàss > crèpa
carimà (s. m.). calamajo, vasetto, di varie forme e materie, con entro inchiostro, in cui s'intinge la penna per scrivere.
carmàssa (s. f.). donna sciata e cattiva.
carmassà (s. f.). > crèp
carnaró (s. m.). carniera, tasca dei cacciatori per riporvi la preda.
carnón (s. m.). uomo alto e aitante, fusto.
carómba(s.f.) carabiniere
caròssa (s. f.). carrozza.
carossén- carussén (s. m. dim del prec.). carrozzino. * Fig. scrocco, scrocchio, che consiste nel dare o prendere cose a sconvenevole prezzo con iscapito notevole di chi la riceve o la vende.
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