La Festa di BlogAL 2009. Sofferenza per settimane di preparazione e paura di aver dimenticato qualcosa. Poi il giorno.
Mi sento svuotata come dopo aver partorito; e, considerato che quest’anno non faccio che sognare e scoprire nella realtà che molte donne che conosco sono incinte, questo vorrà pur dire qualcosa. Comunque. Ho vissuto di sensi di colpa per tutta la sera. Perché ho fatto il giro del 4 Orsi 40 volte in un giorno per controllare cosa, che tanto tutti sapevano tenere il bicchiere in mano da soli. Perché temevo che qualche ospite si sentisse un pesce fuor d’acqua, e allora lanciavo un amo ma d’emergenza, però poi se parlo parlo giusto io cosa mai gli faccio. Mentre non ho salutato i baleristi da sballo, che mentre danzavano avevano un pubblico d’occasione – tranne me. Perché ho dimenticato nomi in cartellone che tanto cosa vuoi che sia, gli scrittori capiscono, e invece no… te lo fanno notare, ma per caso così, però intanto “io non ci sono”. Perché il momento letterario è stato un mortorio, e non per colpa dei protagonisti – carini e engagé – ma perché proporre una cosa così in un pub è un azzardo, che mi credevo? e intanto i veterani s’impegnavano, i più giovani avanguardisti arretravano man mano che passavano i minuti, forse spaventati dall’atmosfera “vecchio circolo che nessun fila”. Per la cronaca: io avrei dovuto vivacizzare il tutto, mio era il compito, mio l’onere di scalettare gli interventi. Invece no, tutta occupata a fare l’intrattenitrice cortese con chi nemmeno ascoltava i reading. E poi non c’ero alla recita teatrale al Di Noi 3, anzi: al Di Noi 3 m’han vista giusto di sfuggita e sempre per scusarmi di cosa, ma il mio collega di blog meritava più attenzione come attore invece che le ciarle di alcuni nel pubblico, mentre lui svuotava sul palco le prove di settimane. Invece no, Gigi, guarda che tanti hanno apprezzato, me lo hanno detto. Io ero nell’altro locale perché non ho il dono dell’ubiquità, e mi dispiace anche per questo. Perché non ho nemmeno saputo raccogliere il pitone o boa che dir si voglia scappato alle danzatrici orientali, ma pace: anche se urlavano tutti, il biscione era già addormentato sul pavimento del pub. Poi non ho neppure difeso il mio tabaccaio dai “compagni” che lo volevano menare e chissà com’è andata a finire. Le mollette di BlogAL eran finite e a tanti non sono toccate. I quadri dei pittori erano arroccati sul muro dell’invisibilità e l’angolo bambini era orfano. Perché a troppi ho dato l’impressione di recitare una parte sopra le righe, di parlar male degli ospiti alle spalle da brava alessandrina (vero Gianni?) – mentre in realtà avevo solo scollegato la lingua dal cervello per lo stress. Di essere scontrosa con alcuni per l’imbarazzo, audace con altri a sproposito.Perché qualcuno non ha offerto da bere ma stavolta, almeno, non era colpa mia. I patti erano chiari. L’unica verità è che, alla fine, ero terrorizzata di rompere i coglioni a tutti, in qualche modo, a partire dalla pubblicità dei giorni precedenti per finire con l’occupazione dei locali. E soprattutto, cosa imperdonabile: scusate perché non ho esternato nemmeno la minima vera parte di quello che provavo realmente, forse perché non lo sapevo nemmeno io.
Chiuso il patetico sfogo e il sipario vittimista, sono certa di una cosa: rifarei tutto la prossima settimana, se ce ne fosse l’urgenza. Perché alla fine hanno ringraziato in molti, non so quanto sentitamente; e tutti hanno lodato l’impegno, senza aggiungere subito dopo che non è stato seguito dai risultati… insomma, non hanno infierito e di questo li ringrazio. Perché tanti han fatto finta di provarci per dare un contentino al mio ego smisurato, e grazie anche per questo. E gli ospiti hanno razzolato i dolcetti che avevo fatto con le mie manine e le manone della mia portinaia (saltando il pranzo). Perché ho la certezza di aver conosciuto persone squisite con cui vorrei passare un altro po’ del mio tempo davanti alla tavolata delle compagnie di una volta; gente umile, sorridente, forse stanca ma per nulla affranta. Perché le persone, signori e signori, uomini o donne, hanno il dono di regalarti un libro e farti la dedica, di raccontarti della volta che il padre li ha accompagnati a comprare la prima chitarra, di accarezzarti la testa e di darti un bacio sulla guancia anche senza la minima malizia ma proprio per dimostrarti che ti ringraziano perché sei lì e parli, anche se a volte avrei dovuto tacere un po’ di più… soprattutto perché li avevo appena conosciuti. Perché c’è gente che propone gemellaggi con la nostra e l’altrui festa, inviti a salotti mondani, e meno male – anche se chissà se si realizzerà. Persone che dicono che se non altro qualcuno, in Alessandria, ha voglia di combinare qualcosa di tanto in tanto. Gestori di locali che va bene, avete fatto un casino dell’accidenti, però se non era per voi con sta' pioggia la gente rimaneva tutta tutta a casa e invece no, qualcuno ha messo il becco fuori e facciamo finta di crederci. Io non rispondo del meteo, almeno questo. E tanto pubblico a dirti caspita, ma chi ha scelto le band musicali? perché questi spaccano, ragazzi, non ci sono “ma” che tengano… e fioccano le richieste, me lo dai il numero di quel cantante che ora lo chiamo in questo locale? e adesso lo faccio suonare con quel gruppo? Il vero spirito di BlogAL: promuovere le collaborazioni tra tutte le realtà alessandrine. Noi diamo la spinta, voi fate il resto con tutto il bene possibile. Hai capito, Ale? Ci siamo riportati a casa le ginocchia spelate ma anche qualche amico in più… con tanto di lista d’adozione lunga un chilometro. La considerazione che questo blog serve pure a qualcosa e che sempre più persone lo pensano. E tutto questo, tutto questo non ha davvero prezzo. Rimarrà impresso a mo’ di sorriso dentro, fitto fitto, per molto moltissimo tempo. Altro che mastercard. E pazienza se ho trasmesso un po’ maldestramente le emozioni mie, nostre, ai tanti presenti. L’importante è che qualcosa sia passato.
Anyway, grazie a tutti. Grazie agli intervenuti, agli apportatori di musica e danza, agli amatori di musica e danza, agli amatori e basta, ai tecnici improvvisati, agli spolveratori di dolci, ai teatranti, ai pittori messi lì di sghembo al muro, a quelli che si sono annoiati e ai cari letterati, ai giornalisti di corsa, alle danze indiane, alle foto che non si tolgono e ai sorrisi che si tolgono meno ancora. E poi, alla fine della fiera, sdrammatizzo: una festa è pur sempre una festa.
Mi sento svuotata come dopo aver partorito; e, considerato che quest’anno non faccio che sognare e scoprire nella realtà che molte donne che conosco sono incinte, questo vorrà pur dire qualcosa. Comunque. Ho vissuto di sensi di colpa per tutta la sera. Perché ho fatto il giro del 4 Orsi 40 volte in un giorno per controllare cosa, che tanto tutti sapevano tenere il bicchiere in mano da soli. Perché temevo che qualche ospite si sentisse un pesce fuor d’acqua, e allora lanciavo un amo ma d’emergenza, però poi se parlo parlo giusto io cosa mai gli faccio. Mentre non ho salutato i baleristi da sballo, che mentre danzavano avevano un pubblico d’occasione – tranne me. Perché ho dimenticato nomi in cartellone che tanto cosa vuoi che sia, gli scrittori capiscono, e invece no… te lo fanno notare, ma per caso così, però intanto “io non ci sono”. Perché il momento letterario è stato un mortorio, e non per colpa dei protagonisti – carini e engagé – ma perché proporre una cosa così in un pub è un azzardo, che mi credevo? e intanto i veterani s’impegnavano, i più giovani avanguardisti arretravano man mano che passavano i minuti, forse spaventati dall’atmosfera “vecchio circolo che nessun fila”. Per la cronaca: io avrei dovuto vivacizzare il tutto, mio era il compito, mio l’onere di scalettare gli interventi. Invece no, tutta occupata a fare l’intrattenitrice cortese con chi nemmeno ascoltava i reading. E poi non c’ero alla recita teatrale al Di Noi 3, anzi: al Di Noi 3 m’han vista giusto di sfuggita e sempre per scusarmi di cosa, ma il mio collega di blog meritava più attenzione come attore invece che le ciarle di alcuni nel pubblico, mentre lui svuotava sul palco le prove di settimane. Invece no, Gigi, guarda che tanti hanno apprezzato, me lo hanno detto. Io ero nell’altro locale perché non ho il dono dell’ubiquità, e mi dispiace anche per questo. Perché non ho nemmeno saputo raccogliere il pitone o boa che dir si voglia scappato alle danzatrici orientali, ma pace: anche se urlavano tutti, il biscione era già addormentato sul pavimento del pub. Poi non ho neppure difeso il mio tabaccaio dai “compagni” che lo volevano menare e chissà com’è andata a finire. Le mollette di BlogAL eran finite e a tanti non sono toccate. I quadri dei pittori erano arroccati sul muro dell’invisibilità e l’angolo bambini era orfano. Perché a troppi ho dato l’impressione di recitare una parte sopra le righe, di parlar male degli ospiti alle spalle da brava alessandrina (vero Gianni?) – mentre in realtà avevo solo scollegato la lingua dal cervello per lo stress. Di essere scontrosa con alcuni per l’imbarazzo, audace con altri a sproposito.Perché qualcuno non ha offerto da bere ma stavolta, almeno, non era colpa mia. I patti erano chiari. L’unica verità è che, alla fine, ero terrorizzata di rompere i coglioni a tutti, in qualche modo, a partire dalla pubblicità dei giorni precedenti per finire con l’occupazione dei locali. E soprattutto, cosa imperdonabile: scusate perché non ho esternato nemmeno la minima vera parte di quello che provavo realmente, forse perché non lo sapevo nemmeno io.
Chiuso il patetico sfogo e il sipario vittimista, sono certa di una cosa: rifarei tutto la prossima settimana, se ce ne fosse l’urgenza. Perché alla fine hanno ringraziato in molti, non so quanto sentitamente; e tutti hanno lodato l’impegno, senza aggiungere subito dopo che non è stato seguito dai risultati… insomma, non hanno infierito e di questo li ringrazio. Perché tanti han fatto finta di provarci per dare un contentino al mio ego smisurato, e grazie anche per questo. E gli ospiti hanno razzolato i dolcetti che avevo fatto con le mie manine e le manone della mia portinaia (saltando il pranzo). Perché ho la certezza di aver conosciuto persone squisite con cui vorrei passare un altro po’ del mio tempo davanti alla tavolata delle compagnie di una volta; gente umile, sorridente, forse stanca ma per nulla affranta. Perché le persone, signori e signori, uomini o donne, hanno il dono di regalarti un libro e farti la dedica, di raccontarti della volta che il padre li ha accompagnati a comprare la prima chitarra, di accarezzarti la testa e di darti un bacio sulla guancia anche senza la minima malizia ma proprio per dimostrarti che ti ringraziano perché sei lì e parli, anche se a volte avrei dovuto tacere un po’ di più… soprattutto perché li avevo appena conosciuti. Perché c’è gente che propone gemellaggi con la nostra e l’altrui festa, inviti a salotti mondani, e meno male – anche se chissà se si realizzerà. Persone che dicono che se non altro qualcuno, in Alessandria, ha voglia di combinare qualcosa di tanto in tanto. Gestori di locali che va bene, avete fatto un casino dell’accidenti, però se non era per voi con sta' pioggia la gente rimaneva tutta tutta a casa e invece no, qualcuno ha messo il becco fuori e facciamo finta di crederci. Io non rispondo del meteo, almeno questo. E tanto pubblico a dirti caspita, ma chi ha scelto le band musicali? perché questi spaccano, ragazzi, non ci sono “ma” che tengano… e fioccano le richieste, me lo dai il numero di quel cantante che ora lo chiamo in questo locale? e adesso lo faccio suonare con quel gruppo? Il vero spirito di BlogAL: promuovere le collaborazioni tra tutte le realtà alessandrine. Noi diamo la spinta, voi fate il resto con tutto il bene possibile. Hai capito, Ale? Ci siamo riportati a casa le ginocchia spelate ma anche qualche amico in più… con tanto di lista d’adozione lunga un chilometro. La considerazione che questo blog serve pure a qualcosa e che sempre più persone lo pensano. E tutto questo, tutto questo non ha davvero prezzo. Rimarrà impresso a mo’ di sorriso dentro, fitto fitto, per molto moltissimo tempo. Altro che mastercard. E pazienza se ho trasmesso un po’ maldestramente le emozioni mie, nostre, ai tanti presenti. L’importante è che qualcosa sia passato.
Anyway, grazie a tutti. Grazie agli intervenuti, agli apportatori di musica e danza, agli amatori di musica e danza, agli amatori e basta, ai tecnici improvvisati, agli spolveratori di dolci, ai teatranti, ai pittori messi lì di sghembo al muro, a quelli che si sono annoiati e ai cari letterati, ai giornalisti di corsa, alle danze indiane, alle foto che non si tolgono e ai sorrisi che si tolgono meno ancora. E poi, alla fine della fiera, sdrammatizzo: una festa è pur sempre una festa.