Le sorelle Bronte
Libretto: Bernard de Zogheb
Ricostruzione della partitura musicale :Andrea Chenna
Maestro concertatore:Andrea Chenna
Drammaturgia:Stefano ValanzuoloRegia:Davide Livermore
Le sorelle Bronte
Spettacolo di difficile definizione. Potrebbe essere considerato un’operetta comica, o almeno così viene presentata nei fogli di sala.
Il libretto dell’opera attinge all’antica lingua franca dei porti del Mediterraneo.
La lingua franca o sabir, oggi detta anche lingua franca del Mediterraneo, fu una lingua "di servizio" parlata in tutti i porti del Mediterraneo tra l'epoca delle crociate e tutto il XIX secolo, ma probabilmente esistettero lingue franche anche in epoche precedenti. Sebbene avesse diverse varianti, la più diffusa e persistente era costituita principalmente da un lessico al 70% di italiano, di veneziano e di genovese e 10% di spagnolo, con influenze di altre lingue mediterranee come siciliano, turco, catalano, occitano ed arabo.
Era chiamata anche Petit Mauresque (in francese piccolo moresco), Ferenghi, 'Ajnabi o Aljamia. Il nome sabir è una storpiatura del catalano saber, cioè sapere; lingua franca, invece, deriva dall'arabo lisān-al-faranğī, cioè lingua europea.
Questa lingua ausiliaria serviva a mettere in contatto i commercianti europei con gli arabi e i turchi.
In questa lingua, Bernard de Zogheb ha raccontato ancora la storia delle sorelle Brontë.
Tornando allo spettacolo, non si può fare a meno di notare la bravura degli interpreti accompagnata da una inusuale vena comica e capacità attoriale che non sempre è possibile cogliere in cantanti lirici.
I due personaggi maschili spiccano nel cast, ammiccano al pubblico, si muovono con leggerezza e padronanza sul palcoscenico, a volte oscurando alcuni personaggi femminili che potrebbero essere più valorizzati.
Uno spettacolo sicuramente piacevole, divertente, allegramente confusionario, un misto di gioco e abilità canore che ha lasciato un ottima impressione al pubblico in sala.