10 dicembre: Tavola rotonda sulla Sicurezza Urbana

DS Ceriana – AL                                                                                    

Partito Democratico

 

Sicurezza urbana. Questione di numeri o città dell'uomo?

Confronto tra cittadini, istituzioni, associazioni e politica su un tema di stretta attualità

 

Tavola rotonda allargata

Lunedì 10 dicembre 2007 - ore 21,15 > SOMS, corso Acqui, 158 - Alessandria

 

'Mai vista una delinquenza così. C'è d'aver paura ad uscire di casa': frasi che di questi tempi stanno diventando un luogo comune. Ma si sta facendo abbastanza per chiarire i motivi di questo profondo disagio sociale? E si sta lavorando nella giusta direzione alla ricerca di soluzioni?

In questo scorcio di fine d'anno, fatti di cronaca nera, controversi provvedimenti legislativi e inevitabili ricadute sociali, hanno fatto della sicurezza urbana il soggetto forte dei media, l'arco di volta del dibattito politico e –nella pubblica opinione- l'emergenza da arginare. Subito. 

La nostra città si allinea sul piano nazionale per la percezione di una diffusa insicurezza urbana, che i dati ufficiali fotografano solo in parte e i media raccontano con toni per lo più sensazionalistici. Ma poco o per nulla si indagano le dinamiche sociali sottese al fenomeno e le sue derive violente.

 In un unico calderone si sono riversate: l'immigrazione incontrollata e/o clandestina, il degrado delle periferie, le tensioni sociali, l'inefficacia del nostro sistema giudiziario, i mezzi limitati delle forze dell'ordine. Facile intuire che in un simile marasma, si trovano risposte più immediate nella demagogia, nella  xenofobia e nello spontaneismo giustizialista, piuttosto che negli insegnamenti della sociologia urbana.

Alcuni elementari rapporti di causa effetto restano sottaciuti: l'immigrazione irregolare è anche una conseguenza di un quadro legislativo nebuloso? Il fenomeno delle baraccopoli è un effetto della speculazione immobiliare e di un mercato degli affitti ormai fuori controllo? Le tensioni internazionali riflettono l'insuccesso di politiche comunitarie inadeguate? Ovvio, sì. Ma anziché ammetterlo, si preferisce pasticciare pericolosamente con i sillogismi: 

Un assassino ha una determinata nazionalità.

Altri sono suoi connazionali.

Tutti quanti sono soggetti a rischio ed è necessario limitarne la presenza.

Anziché soffermarsi sulla complessità dei meccanismi sociali e delle strategie urbane, si è quindi tentati a procedere per le spicce, cullando l'illusione che l'ordine pubblico si riduca a un fatto tecnico, una semplice variabile quantitativa.

Attendendo di valutare senza preconcetti gli effetti dei provvedimenti restrittivi che alcuni comuni intendono mettere in atto, ci è sembrato opportuno tentare un approccio diverso. Associazioni, cooperative e onlus, attive ogni giorno nella lotta al disagio sociale e all'emarginazione -impegnate poi nel reinserimento di soggetti svantaggiati- possiedono un bagaglio di esperienze prezioso, che deve essere valorizzato.

In un clima di tensione dove si confondono le 'politiche di accoglienza' con il  'permissivismo buonista', è bene diffidare da rimedi incauti e tracciare – più con efficacia che con fermezza, il disegno aggiornato dell'assetto sociale urbano.                                          

 

 

 

 

 

 

 

 

 

POST RECENTI