La val di Ratt - Gianni Regalzi

PERSONAGGI E VECCHI DETTI D’LA VAL DI RATT

Gòmba ‘d flece. Gamba di fionda.
(Così soprannominato per una protesi di legno,
materiale usato per costruire le fionde “flece”)

Pe ‘d fritüra. Piedi di fegato.
(Aveva i piedi gonfi e viola come il fegato
in dialetto “fritüra)

Trei oss. Tre ossa.
(Persona molto magra)

Di ‘n tèl cü. Dito in c..o.
(Non servono spiegazioni)

Piombo trovato.
(Commerciante di rottami)

C-ücia ‘n ciò. Succhia un chiodo.
(Eternamente affamato)

Maria la titòn. Maria la tettona.

La siura Amalia.
(Rideva sempre)

La madama zibachen. La signora pagnottella.
(Perpetua di Santa Maria di castello che
regalava il panino con il cioccolato ai
ragazzini che facevano la comunione)

Tuniёta la quarant’ani.
(Signora molto anziana che affermava
di avere quarant’anni).

Carten an sèl moli. Carrettino sulle molle.
(Camminava tutto dondolante)

La vaca neira. La vacca nera.
(Portavoce del vecchi regime)

Cü gross. Culo gross
(Non servono spiegazioni)

Gazia. Gaggia.
(Anziana signora magra e nodosa come una gaggia)



Cul ch’al fa balè la sümmia. Quello che fa ballare la scimmia.
(Caratteristico personaggio della mia infanzia che si
guadagnava da vivere facendo piccoli spettacoli con una
dispettosissima scimmietta.)

Pinott u sacrista. Giuseppe il sacrestano.
(Sacrestano di S. Maria di castello)

I Re del toli. I Re dei bidoni.
Noti fratelli (Luigi, Pietro, Giulio e Mario) decoratori molto abili nel sistemare
diversi bidoni (TOLI)di pittura sulle loro
sgangherate biciclette.)

Uanen el bek. Giovanni il corn..o.

Tony u strupi. Antonio il disabile.

El Baby. Il rospo.

Bel ogg. Begl’occhi.

Pinot el mèz chilu. Giuseppe mezzochilo.

A Borgo Rovereto, (la vall di ratt – la valle dei topi) zona di v. Volturno, v. Milazzo, v. S. Ubaldo, v. S. Maria di castello, vicolo Quartieretto e parte di v. Verona erano d’uso alcuni modi di dire, oggi si direbbero frasi fatti, molto colorite ed oggi non più identificabili a nessuna situazione. Tra queste, alcune mi sono rimaste impresse.

Ad smei c-ücià dai plüson.
Sembri succhiato dai parassiti delle galline.

Biònc e russ ‘cme ‘n limunen.
Bianco e rosso come un limone.

At s-ciopi ‘d salüt ‘cme la fiamèla del gaz.
Sei sano come la fiammella del gas. (E’ viola!!!)

A la smeja na rata da cèsu.
Sembra un ratto di fogna.

A j’hò mangià na lever da cup.
Ho mangiato un alepre dei tetti. (Un gatto)

U stà ‘n pe per misericordia.
Si regge in piedi per misericordia.

A l’è ad cula qualità, che quòndi ch’l’è ‘n pe,
u smeja cu sea setà.
A di quella qualità, che quando è in piedi,
pare sia seduto.


A l’è svigg ‘cme ‘n quajot.
E’ sveglio come una quaglia.

La taja l’aria col ciapi del cü.
Taglia l’aria con il sedere.

L’ha mangià pòn e merda fina ieri.
Ha fatto la fame fino a ieri.

La sà pü ‘ndò purtè ‘l cü.
Si da un mucchio di arie.
Non sa più dove portare il culo.

L’è furtünà cme i còn an ceza.
E’ fortunato come un cane in chiesa.
La fortuna lo perseguita.

Ad spüsi ‘cme ‘na ridèra.
Puzzi come un letamaio.

A l’ha fina u cèsu ‘n cà.
A persino il gabinetto in casa.
(Lusso riservato a pochissimi in quegl’anni)



Una volta passavo per caso in v. Milazzo e notai due signore che parlottavano tra loro. Poco dopo, ne passò una terza e una delle due che parlottavano, le rivolse un cordialissimo saluto illuminato da un ampio sorriso, ma appena quest’ultima si allontanò, la stessa del saluto disse alla sua interlocutrice: “ A vighti ‘sà chi’le, la fa tònt la fen-na, ma sò fia quònd cu s’è spusaja, l’era pen-na cme ‘na ghina”.(“Vedi quella, fa tanto la sofisticata, ma sua figlia quando si è sposata era piena come una maiala (era incinta)”.


Dalle lontane memorie diGianni Regalzi
(El fiò del Bosch e l’anvud du Smoj)

Lisòndria, Nuvember 2005

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