film "GENOVA" di M. Winterbottom lunedì 19 aprile al Macallè di Castelceriolo

Vi ricordo il film "GENOVA" di M. Winterbottom (vedi allegato) in
programmazione nei seguenti giorni:
- Sab. 17 aprile alle ore 21.30
- Dom. 18 aprile alle ore 21.30
- Lun. 19 aprile alle ore 22.15.
Saluti.
Fausto
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CulturaItalia

Focus

La "Genova" di Winterbottom, sfondo ideale per una storia d'amore
e redenzione
/Il regista inglese ha ambientato nel capoluogo ligure il suo ultimo
film, interpretato da Colin Firth, recente Coppa Volpi a Venezia, sulla
ricostruzione dell'identità di una famiglia dopo un lutto/
13 ottobre 2009
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Il regista inglese *Michael Winterbottom porta in sala* – dal 16 ottobre
– *il suo nuovo film /Genova/, girato nel capoluogo ligure* e
interpretato da Colin Firth, Willa Holland, Perla Hahey-Jardine,
Catherine Keener e Hope Davis; la fotografia è di Marcel Zyskind, con
cui il regista ha già collaborato. In soli dodici anni di carriera
Winterbottom si è affermato in campo internazionale, con una serie di
film molto diversi fra loro per stile e contenuto, dimostrando una
versatilità e una capacità espressiva che lo hanno posto al centro
dell'attenzione della critica. Nel 2002 /Cose di questo mondo/ ha vinto
l'Orso d'oro al festival di Berlino e nel 2006 /The road to Guantanamo/
l'Orso d'argento. Per questo film ha vinto il premio per la miglior
regia ai festival di San Sebastian e di Tallinn. */Genova/ racconta una
storia d'amore e redenzione*: il racconto si apre con la morte della
moglie del protagonista; il film segue sei mesi dopo il professore
interpretato da Colin Firth, inglese trapiantato a Chicago, che accetta
un insegnamento a Genova, offerto da una vecchia amica (intepretata
dalla Keener): nella città ligure, la figlia sedicenne del professore
imparerà l'amore, mentre la minore si perderà, anche letteralmente,
dietro le visioni della defunta madre.

L'elaborazione del lutto non è secondo il regista l'unico tema di
Genova: «Inquadro la relazione tra le due sorelle e tra queste e il
padre, i loro rapporti affettivi, l'andare oltre la morte della madre.
*È una storia di intimità familiare*, semplice e spontanea». Il film
riprende alcuni dei temi ricorrenti del regista: «No, *non è un sequel
di /A Mighty Heart/* /(Un cuore grand*e*/ il film dedicato
all'assassinio del giornalista Daniel Pearl da parte di estremisti
islamici), ma c'è più di qualche elemento in comune: Genova, in effetti,
era in cantiere prima, e *mentre quello si chiudeva sull'elaborazione di
un lutto, qui è il punto di partenza*. Non solo, anche questa madre come
la Pearl di Angelina Jolie si chiama Marianne». Winterbottom ha
affermato: «Non volevo fare un film medico o psichiatrico ma un'altra
terapia, quella del padre che sei mesi dopo il lutto decide di partire
per cambiare aria. L'approdo in Europa sarà per lui inglese meno
traumatico di quello delle figlie, ma soprattutto è stato vantaggioso
per me, perché mi ha permesso di creare un piccolo laboratorio sulle
strategie umane per colmare il dolore e darsi una nuova vita».
*Molte* delle *location* in cui è stato girato il film sono *nel centro
storico*: gli esterni in Piazza Cavour, Piazza Matteotti, Piazza De
Ferrari, Via Garibaldi, nella Chiesa della SS Annunziata in Piazza
dell'Annunziata e la Chiesa dei SS Cosma e Damiano in Piazza San Cosimo.
*Altre scene* sono state girate *a Camogli, al parco di Portofino, a
Moneglia ed a Sestri Levante*. *Genova si è rivelata location ideale*
per la troupe leggera impegnata dal regista: «Ringrazio la Regione
Liguria e la Genova Film Commission per il sostegno prezioso, e non è il
solito pro forma».

Il protagonista del film, *Colin Firth*, ha da poco ricevuto la *Coppa
Volpi* *come Migliore Attore* per l'interpretazione nel film /A single
man/ di Tom Ford, in concorso *alla 66ª Mostra Internazionale d'Arte
Cinematografica di Venezia*. Il modo di lavorare di Winterbottom si è
rivelato molto diverso da quello a cui era abituato Firth: «*La ridotta
dimensione della troupe ha creato un'atmosfera di intimità*. Nelle
grandi produzioni l'ambiente di lavoro può essere molto impersonale e
meccanico: pieno di macchinari e gente che li manovra, centinaia di
persone impegnate in diverse mansioni, un'i ncredibile quantità di
attori e comparse. *Un film come questo*, con attrezzature leggere,
niente luci, pochi ambienti e una piccola troupe, è tutta un'altra cosa.
Vuol *dire avere la possibilità di lasciarsi andare allo slancio del
momento*, essere parte del processo produttivo e vederlo procedere e
prendere forma. Lavorare con dei ragazzi, inoltre, è un grande vantaggio
perché è più facile raggiungere la sospensione dell'incredulità. Michael
non dice "azione" o "stop", le cose prendono il via semplicemente. La
mia interazione con le ragazze sembra molto naturale; è scaturita
spontaneamente dal rapporto instauratosi fra di noi. Ti trovi a lavorare
con persone che non conoscevi fino a pochi giorni prima, ma con le quali
devi fingere di avere tutta una storia affettiva alle spalle. Questo
metodo di lavoro è stato assolutamente adatto allo scopo e non ho mai
trovato particolari difficoltà».

*Il doppiaggio*, curato da Monica Pariante, *ha sollevato un problema di
multilinguismo* che è stato risolto in scrittura con la collaborazione
di Mattia Della Puppa in piena armonia con l'idea di Michael
Winterbottom di trasmettere una difficoltà di comunicazione e
integrazione dei personaggi a vari livelli, che celava un disagio ben
più profondo.
­© 2009 Ministero per i Beni e le Attività Culturali

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