La resistenza vista attraverso gli occhi di un bambino che non appartiene più, per condizioni forzate, al mondo infantile e tenta di simulare una sua appartenenza all'età adulta di cui riesce solo a copiare le sembianze. Ciò che rimane dell'infanzia è solo l'incanto del sentiero dove i ragni fanno il nido e il desiderio assoluto di trovare un amico con il quale condividere questo immenso segreto. Una voce narrante che diventa man mano quella infantile di Pin, per mutare nelle voci roche dei partigiani, ci conduce attraverso la trama.
Grazie alle parole e alle canzoni della resistenza suonate e cantate in maniera struggente, passiamo dai carrugi liguri alla locanda dove Pin finge un piglio da adulto sboccato per farsi apprezzare dagli adulti, alla brigata del Dritto, dove Calvino ci descive i peggiori partigiani possibili, per epurare l'immagine della resistenza dalle gabbie ideologiche costruite nel dopoguerra dalle parti politiche. Intorno a Marlen Pizzo, che interpreta, spiega e ci emoziona con la sua bravura, tre musicisti-partigiani e una splendida voce cantante, con i loro movimenti sulla scena e i loro gesti, contribuiscono ad immergerci nei luoghi rievocati (l'osteria con i fiaschi di vino e il tavolo con la tovaglia a quadretti, il rifugio partigiano che va a fuoco e quello successivo in un bosco di rododendri, con una piantina grassa a rappresentarli). Ottima la recitazione, ricca di sfumature, sempre brillante e centrata sul mondo infantile che, pur distorto dalle brutture e dalle forzature, mantiene una sua magia e una sua serietà nel gioco che nessun adulto può simulare. Bella l'interpretazione dell'indignazione di Pin nei confronti dei "giochi amorosi" degli adulti che lui non riesce a comprendere e che costituiscono la grande barriera che lo separa da un mondo del quale non ha la chiave. Nella tragedia della battaglia finale, di cui si odono i rumori, e dei tradimenti, Pin troverà un amico adulto in Cugino, un omone grande e burbero che può condividere con lui lo stupore per la bellezza delle lucciole. "Oltre il ponte", l'ultima bellissima canzone, termina lo spettacolo e ci lascia immaginare un mondo di giovani travolti dalla storia, la cui esperienza nessuna ideologia posteriore può spiegare. Veramente bravi questi attori e musicisti della compagnia Arno Klein, non posso immaginare il romanzo di Calvino rappresentato e compreso nella sua essenza meglio di così.