C'e' Alan. Stasera ci si anestetizza i polmoni nella sua casa
all'interno di un condominio fantastico sistemato su una via
in cui abita quasi tutto il paese. Dai suonatori agli sverniciatori,
arrapati e vogliose, vip e liceali. Gente con il tasto e la
casetta personalizzabile. Alan ha un fondo caraibico sulle pareti
e tiene sempre il cd player fermo su quattro canzoni di musica
italiana che vorrebbe suonare francese. Il condominio sembra essere
un riparo per esiliati fighetti di una setta snob di fans del nulla.
Non tutti pero'. La vicina di Alan e' una ragazza che gia' dalla porta
capisci com'e'. Americana, di quelle con cui se ti va bene non ci
parli molto a parole. Ma non e' solo uno zoo di poseur esibizionisti
del niente. La cosa piu' bella e' che in quel palazzo la gente puo'
parlarsi senza uscire dalla propria casa. Esiste un citofono, che
non ha giustificazioni sociali simili nella storia, con cui basta
una combinazione magica per parlare ad uno dei condomini.
Alan preferisce dire le sue stronzate solitamente in forma privata,
perche' altrimenti esisterebbe anche la bacheca comune. Su quella
ci sono scritte cose tipo: "sono tra i tuoi migliori amici?". Rapporti,
anarchia e cene in solitudine. Conoscersi in casa. Non so perche'
mi richiede sempre di trasferirmi li'. Invece di chiedermi di
staccarlo a schiaffi. Che' questo sguardo tipo Art Garfunkel
e' vacuo e puzza di maledettismo simbolico. E qualcuno sulla
bacheca ha scritto: Alan. Una. Volta. C'eri.