POETRY DI LEE CHANG-DONG
con i seguenti orari:
- Venerdì 27-05-2011 e Sabato 28-05-2011 alle ore 21.30;
- Domenica 29-05-2011 alle ore 17.00 e alle ore 21.30;
- Lunedì 30-05-2011 alle ore 22.15.
La poesia è morta, viva la poesia!
Articolo di Nicola Cupperi - Pubblicato domenica 5 dicembre 2010
Mija vive in una piccola cittadina di provincia. Si prende cura del nipote
adolescente, abbandonato dalla madre per trasferirsi a Pusan, lavorando part
time come badante. Nonostante i 66 anni e le minime entrate, a Mija piace
ancora trattarsi con tutti i riguardi, curando il corpo e la mente: vestiti
eleganti e aspetto sempre curato da una parte e un interessante corso di
poesia dall'altro.
Lo scorbutico, scostante e silenzioso (sociopatico?) nipote, frattanto,
pensa bene di mettersi nei guai, ma guai seri: insieme ad altri cinque
compagni di scuola ha, per molto tempo, abusato di una ragazza (orfana di
padre e di famiglia modesta) che, disperata, ha deciso di commettere
suicidio. Pur di mettere tutto a tacere, per il bene della scuola e per
salvaguardare il futuro dei ragazzi, le famiglie dei giovani colpevoli
propongono di pagare un risarcimento alla madre della giovane: 5 milioni di
won a testa. Una cifra spropositata per Mija, che nel frattempo deve
convivere con infauste notizie sulla sua salute e con la faccenda che, fra
tutte queste burrasche, sembra angustiarla maggiomente: la composizione di
una poesia entro il termine del corso.
Lee Chang-dong è una figura talmente influente nella Corea del Sud che fra
il 2002 e il 2004 è stato Ministro per la cultura e il turismo. Parla poco
(cinque film, fra cui Peppermint Candy e Oasis, in 14 anni), ma quando parla
viene ascoltato con estrema attenzione seppur il suo sia un cinema ostico,
impegnativo, che non concede nulla di nulla allo spettatore pigro o
svogliato. Un cinema dilatato, contemplativo, dai ritmi narrativi
decisamente peculiari e a cui è forse necessario abituarsi. Poetry non fa
eccezione, prendendosi due ore e un quarto per narrare pochi semplici fatti.
In mezzo, nello spazio fra le vignette, esiste tutto un universo
(inesplorato dalla maggior parte del cinema contemporaneo) di costruzione
minuziosa di personaggi e ambienti.
A seguire Lee nel suo peregrinare, è impossibile non provare una profonda
empatia nei confronti di Mija o non incitare mentalmente il nipote a darsi
una regolata; è anche impossibile non cominciare a riconoscere e ad
affezionarsi ai luoghi rurali che fanno da sfondo alle vicende di questo
sparuto gruppo di personaggi. E poi non si può non indignarsi e rattristarsi
di fronte alla tragedia che ha colpito una giovane adolescente. Infine, a
mente fredda, non si può non stupirsi delle modalità quasi subliminali del
cinema di Lee Chang-dong, dove nulla succede eppure tutto si sta accumulando
impercettibilmente sotto pelle, pronto a esplodere al momento giusto. E il
regista ministro si (ci) chiede, giustamente - e a partire dai presupposti
del film, in cui la poesia (data per morta da tempo immemore) è parte
integrante, elemento fondamentale - "che cosa significa fare cinema in un'epoca
in cui questo sta morendo?". Seguite le vicende di Mija e forse avrete un'intuizione.
Titolo originale: Shi
Nazione: Corea del Sud
Anno: 2010
Genere: Drammatico
Durata: 139'
Regia: Lee Chang-dong
Sito ufficiale: www.poetry2010.co.kr
Cast: Da-wit Lee, Yong-taek Kim, Jeong-hee Yoon, Yun Junghee Produzione:
Pine House Film Distribuzione: Tucker Film Data di uscita: Cannes 2010 01
Aprile 2011 (cinema)
Testo tratto dalla rivista online - NonSoloCinema - anno VII n. 5 - © 2010