Il coro è uno spettacolo surreale, basato su una
trama semplice che narra di un progetto criminoso ai danni di una
vecchietta devota e abitudinaria. La vicenda è spunto di dialoghi ai
limiti del grottesco con ladri-killer sanguinari e psicopatici, capitanati da una femme fatale dalla mente criminale, a sua volta preda di ansie nervose e di tic nevrotici. Il tono è sopra le righe sin dal primo momento, i
dialoghi intervallati da spari e risse. La banda si spaccia per coro di
voci bianche bisognoso di un sotterraneo per le prove di canto e
affitta la cantina, limitrofa al caveau di un vicino casinò, dell'anziana Polly,
vedova che vive in compagnia del suo gatto. Il prevedibile piano consta
nel furto del contenuto del caveau attraverso lo scavo di un tunnel. I cori di musica sacra registrati e trasmessi ad alto
volume si mescolano ai dialoghi rissosi e ai continui scontri fisici
degli sciagurati ladri, incapaci di civile convivenza, alle visite
improvvise della padrona di casa che creano panico e ai miagolii del
gatto.
Sempre buona la recitazione degli Stregatti, originali
nell'accentuazione del carattere noir della vicenda e nel mettere in
evidenza l'aspetto scioccamente diabolico di tutti i personaggi,
sanguinari come solo gli stolti possono essere. Ogni componente della
banda sfoga tensioni e frustrazioni in un iperattivismo malefico che
trasforma la violenza gratuita in festa macabra. In un contesto così
distorto i candelotti di esplosivo vengono coccolati e vezzeggiati come
bambini e calci e pugni si sprecano come sottolineature ad ogni
espressione. Forse un po' eccessivo l'aspetto grottesco a discapito
delle variazioni di tono e di un approfondimento psicologico che
avrebbero maggiormente messo in luce la bravura dei protagonisti. Teatro
pieno e grande successo di pubblico, sicuramente una pièce piacevole e da vedere.
Nicoletta