Franco Boggero, lo storico dell'arte cantautore, domenica 13 da Pantagruel
"Domenicadautore" al circolo Pantagruel di via lanza 28 a casale monf., prosegue il 13 dicembre, sempre alle 18.30, con il "giovane" cantautore genovese Franco Boggero accompagnato alla tastiera pesata dal maestro Marco Spiccio la cui verve già abbiamo apprezzato in occasione del concerto di Max Manfredi dello scorso anno.
Franco Boggero è un "giovane" perchè è arrivato ora, a 56 anni, al debutto discografico con un lavoro ricco di suggestioni e sfumature, "Lo so che non c'entra niente".
Franco Boggero, nella vita, è uno stimatissimo storico dell'arte, con una bibliografia sterminata ed un ruolo dirigenziale alla sovrintendenza della regione Liguria.
È tanto tempo che Boggero suona, lo fa da prima di diventare storico dell'arte. Fa il cantautore e, naturalmente, assomiglia ad altri prima di lui: Gian Maria Testa, i due fratelli Conte, Augusto Forin, Francesco Baccini. Intanto, però, uno lo ascolta e si sorprende a pensare che qualcosa d'altro e diverso c'è. C'è allora un cantato che somiglia a una conversazione ininterrotta, a bassa voce, con frequenti, quasi impercettibili cambi di registro. Poi c'è un'attenzione maniacale ad ogni singolo dettaglio, dagli arrangiamenti ai testi.
Il segreto è nelle sfumature. Come nella canzone omonima, dove una cosa qualunque come l'andare a tagliarsi i capelli da un barbiere al quale si lascia fare, porta a domande esistenziali. Alla fine della seduta non ci si riconosce quasi più, si esce "con le orecchie nel vento" alla ricerca di un'approvazione, di vedersi in una luce diversa. Con la certezza che il nostro, in fondo, sia "un vivere di sfumature".
I brani di Franco Boggero partono dalla descrizione della realtà per poi giungere ad un punto di stasi in cui si aprono malinconie e piccole depressioni personali, riflessioni interiori sulla vita e l'esistenza. L'adesione a situazioni quotidiane coinvolge il linguaggio, che, anche quando non è un effettivo discorso diretto, risulta colloquiale perfino nella marcata cadenza genovese. Gli spunti sono ritratti e bozzetti, tra la periferia e la calma lentezza di un mondo inattuale. (M. Angiolani)
E la musica? Jazz leggero, raffinato, grazie anche ai musicisti che lo seguono e collaborano col lui: Marco Spiccio, Federico Bagnasco e Daviano Rotella.