Da sabato 15 maggio a lunedì 17 maggio al CINEMA MACALLE' "Donne senza uomini" di Shirin Neshat

Questo fine settimana, al Cinema Macallè di Castelceriolo (AL), il film "DONNE SENZA UOMINI" di Shirin Neshat (vedi allegato), in programmazione
nei seguenti giorni:

- Sabato 15 maggio 2010 alle ore 21.30;
- Domenica 16 maggio 2010 alle ore 21.30;
- Lunedì 17 maggio 2010 alle 22.15.


"Donne senza uomini" di Shirin Neshat
L'esordio al cinema di una videoartista
di Rinaldo Vignati
Pubblicato martedì 9 marzo 2010 - NSC anno VI n. 11
Quattro donne nella Teheran del 1953, prima e dopo il rovesciamento – propiziato dalla Cia – del governo di Mossadegh. Munis è interessata alla politica ma il fratello tradizionalista le impedisce di uscire e di ascoltare la radio. Faezeh è amica di Munis e sogna di sposarne il fratello. Zarin è una prostituta che fugge dal bordello in cui è usata come oggetto. Fakhri, una donna con qualche anno in più delle altre, lascia il marito (generale dell'esercito) e si stabilisce in una grande tenuta – una sorta di giardino incantato – nella quale arriveranno Zarin e poi, accompagnata da Munis, Faezeh.
Sharin Neshat è un'artista affermata internazionalmente. Nata in Iran nel 1957, si è trasferita negli Stati uniti nel 1974, dove oggi vive e lavora. Si è espressa fino ad ora soprattutto attraverso video, videoinstallazioni e fotografie (una selezione delle sue opere si trova in http://www.gladstonegallery.com/neshat.asp). Donne senza uomini è il suo esordio al cinema.
Il film racconta di alcune situazioni emblematiche che ruotano intorno alla condizione di sottomissione della donna – la sua segregazione, la sua riduzione a oggetto – considerato come il problema centrale delle società islamiche. Si svolge nel 1953, ma, pur nell'accuratezza della ricostruzione, le vicende hanno carattere atemporale (la dedica finale a tutti coloro che hanno lottato per la libertà in Iran dal 1906 ad oggi, oppure le parole della voce over che parla della "sensazione che tutte le cose si ripetono nel tempo" indicano chiaramente che, pur collocato in un preciso momento storico, il film ha un carattere atemporale e non si sottrae dal dire qualcosa anche sull'Iran di oggi).
Se il giardino sembra che sia da interpretare come simbolo dell'esilio, il personaggi di Fakhri (che è una cantante, anche se in un primo momento costretta al silenzio) potrebbe raffigurare la stessa autrice e la condizione di impotenza dell'artista in una società come quella iraniana: da un lato vittima dell'oppressione (il marito generale), dall'altro incapace di essere veramente utile alle sofferenze di chi vuole rappresentare (mentre lei canta e riceve gli applausi Zarin muore).
Donne senza uomini è tratto dal romanzo omonimo (1990, edito in Italia da Giovanni Tranchida editore) di Shahrnush Parsipur. La regista dice di essere rimasta "affascinata dall'immaginazione e dallo stile surreale della sua scrittura che si presta a trasposizioni cinematografiche di forte impatto visivo". In effetti ha saputo ricavarne un film di grande bellezza figurativa, con inquadrature di accurata composizione e una fotografia molto elaborata. Un film in bilico tra freddo estetismo (la raffinata musica di Ryuichi Sakamoto, la citazione di Ofelia di Millais) e sentito coinvolgimento nella storia iraniana, tra concretezza realistica della ricostruzione ambientale ed elementi fantastici e visionari (il volto dell'uomo senza occhi e bocca, la voce di Munis sotto terra, il giardino incantato, ecc.).
Occorre riconoscere la non sempre facile leggibilità dei simboli presenti nel film e la frammentarietà che – assieme a un certo compiacimento autocitazionistico – emerge progressivamente, come se, col procedere della vicenda, la videoartista (con le sue "visioni") prendesse via via il sopravvento sulla regista di cinema (e sull'esigenza di costruzione della storia e dei personaggi). Insomma, è un film che, allo stesso tempo, affascina e respinge.
Per gli spettatori dell'area milanese, segnaliamo una mostra – ospitata (fino al 2 aprile) dalla galleria Project B (http://www.projectb.eu/) – che si intitola In & Out e che raccoglie lavori di vari artisti iraniani (tra cui Abbas Kiarostami, che l'ha inaugurata), residenti in patria o fuori dai suoi confini, e impegnati spesso sugli stessi temi – l'esilio, la libertà, la condizione della donna – della Neshat.
Titolo originale: Zanan-e Bedun-e Mardan
Nazione: Germania, Austria, Francia
Anno: 2009
Genere: Drammatico
Durata: 95'
Regia: Shirin Neshat
Cast: Pegah Ferydoni, Arita Shahrzad, Shabnam Tolouei, Orsi Toth
Produzione: Essential Filmproduktion, Coop99, Parisienne de Production
Distribuzione: BIM
Data di uscita: 12 Marzo 2010 (cinema)

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