Giovedì 18 febbraio - ore 17.30
Ovada - Cantine del Palazzo Comunale
Non chiamarmi zingaro
di e con Pino Petruzzelli
Cento volte è stato nelle loro baracche, nei ghetti di cemento e in quelli di lamiera. Ha raccolto testimonianze, ha studiato. Poi lo spettacolo L’olocausto dimenticato. Poi ancora queste 230 pagine di racconti, confessioni, storie. Voce narrante coloro di cui tutti abbiamo paura ma che nessuno di noi conosce.
Le baracche e i ghetti sono quelli dei rom e dei sinti e le 230 pagine sono quelle del libro Non chiamarmi zingaro edito da Chiarelettere, uscito nelle librerie l’estate scorsa e giunto alla terza edizione.
Oggi il libro diventa uno spettacolo teatrale in cui Pino Petruzzelli racconta i rom incontrati in mezza Europa lasciando loro la parola per meglio capire e conoscere quegli zingari che una parte consistente dei media e della politica italiana hanno contribuito a far diventare i nostri maggiori nemici, la causa di tutti i mali, gli agnelli sacrificali perfetti.
Ma chi sono gli zingari? O meglio chi sono i rom? E i sinti? Che cosa pensano?
Lo spettacolo è un canto d’amore per un popolo che non avendo mai avuto confini da difendere, nella sua lunga storia, non ha mai dichiarato guerra a nessuno.
Petruzzelli si è calato fisicamente per cinque anni nei campi nomadi e nei ghetti di mezza Europa per poi raccontarci, con sguardo lucido e appassionato, la vita dei tanti volti puliti di una cultura che del nomadismo ha fatto l’unica possibilità di sopravvivenza.
Pino Petruzzelli c’invita a salire sul carrozzone degli ultimi, gli zingari, per rifuggire stereotipi e luoghi comuni e per ascoltare la loro verità.
Lo spettacolo, lontano da facili romanticismi o morbosi compiacimenti, è un viaggio iniziatico attraverso un mondo, quello rom, che varrebbe davvero la pena conoscere.