Da sabato 20 novembre a lunedì 22 novembre programmazione del CINEMA MACALLE' DI CASTELCERIOLO

Questo fine settimana inizia Sabato 20 con uno spettacolo teatrale intitolato
"WHERE IS THE LINE?"
Prosegue con il film "LONDON RIVER di Rachid Bouchareb" in programmazione
- Domenica 21 alle ore 21.30 e
- Lunedì 22 alle ore 22.15.

 
WHERE IS THE LINE?
Se l'amore risplende di paura
di Serena Pasetti
Liberamente tratto da "Otello" di William Shakespeare
Andrea Vasone
Claudia Chiodi
Marco Ferrari
Dove è situata la linea che in ogni uomo separa il bene dal male? L'animo delle persone buone è forse una fortezza inespugnabile che racchiude ermeticamente i sentimenti più nobili e li preserva da ogni contaminazione?
Se così fosse il mondo di Otello, con i suoi valori assoluti di onore, lealtà, coraggio e forza sarebbe al sicuro dalle oscure macchinazioni dell'insinuante Iago.
Sepolti nel cuore del Moro, neppure troppo in profondità, sono già presenti i semi dell'amore violento e della gelosia letale. Iago li indica ad Otello e poi esce di scena, lasciando il protagonista solo con le sue insicurezze, incapace di gestire i suoi pensieri più reconditi ed inconfessabili, i quali poco alla volta cominciano a "prendere il nome di azione".
Il male è connaturato alla natura umana. Negare tale evidenza conduce inevitabilmente alla liberazione del nostro Iago, lo specchio spietato che ci restituisce alla vista quella parte della nostra coscienza che potremmo non essere in grado di tollerare.
"La solitudine genera insicurezza, ma altrettanto fa la relazione sentimentale. In una relazione puoi sentirti insicuro quanto saresti senza di essa, o anche peggio. Cambiano solo i nomi che dai alla tua ansia. Finchè dura, l'amore è in bilico sull'orlo della sconfitta. Man mano che avanza dissolve il proprio passato; non si lascia alle spalle trincee fortificate in cui potersi ritrarre e cercare rifugio in caso di guai. E non sa cosa lo attende e cosa può serbargli il futuro.
Non acquisterà mai fiducia sufficiente a disperdere le nubi e a debellare l'ansia. L'amore è un prestito ipotecario fatto su un futuro incerto e imperscrutabile".
( Bauman, L'amore liquido)

"London River" di Rachid Bouchareb
Il fiume della comprensione
Articolo di Paola Assom - Pubblicato domenica 15 febbraio 2009
Il cinquantenne francese di origine magrebina Rachid Bouchareb - già nominato agli Oscar nel 1996 per Bambini di Saigon e presente alla Berlinale 2001 con Little Senegal - è il regista di questa pellicola toccante e scottante. Si occupa infatti di storia recente e drammatica e perciò tanto più difficile da raccontare e delicata nei suoi molteplici risvolti. Londra, luglio 2005. Bombe di terroristi uccidono oltre cinquanta persone nella metropolitana e su autobus. Fin qui, fatti noti. Ma quello che il film racconta è l'epopea della madre di una ragazza inglese e del padre di un ragazzo africano che si mettono sulle tracce dei loro rispettivi figli che, dal giorno dell'attentato, non danno più notizie di sé. Sono vicende di un realismo doloroso e struggente, raccontate con delicatezza e, bisogna rendere atto al regista, senza eccessi di partigianeria né scadimenti nel melodramma (tranne l'ultima scena, ma il peccato è davvero veniale).
E mentre il dramma si svolge e i due adulti scoprono la tragica verità sulla fine dei loro ragazzi, si scopre anche che i due mondi diversi e apparentemente inconciliabili dai quali essi provengono posso avvicinarsi e capirsi. La donna è una inglese purosangue, vedova di un combattente delle Falkland e contadina attaccata alla sua terra nella remota isola del Canale. La figlia è invece fuggita da quella vita che odiava, tranquilla ma senza emozioni e senza un futuro. Ora la madre, arrivata a Londra sulle sue tracce, si trova in una capitale multietnica che non riconosce come la "sua" patria e dove le sue certezze sono capovolte.
Scopre infatti che il padrone della casa in cui vive la figlia è una immigrato magrebino, che la figlia si era avvicinata a una comunità di musulmani (si chiede preoccupata: "Si sarà mica convertita"), che frequentava un corso di arabo ("ma perché imparare l'arabo" si chiede la donna, "e chi parla arabo, qui?"; e l'insegnante risponde sorridendo: "tutti noi"). Infine scopre che la ragazza viveva con un giovane ghanese, e questa è la circostanza che le fa incontrare il padre del ragazzo giunto anche lui per cercare il figlio.
Costui è un nero magro e alto, dall'incedere zoppicante e dall'aria malconcia, con lunghe treccine da rasta come un anziano Bob Marley, emigrato in Francia quando il figlio non era che un bambino. Dapprima pare persino che i due giovani siano partiti insieme per una vacanza e dunque i due genitori si sentono legati per un momento da una comune esultanza, purtroppo rivelatasi poi atrocemente errata. Involontariamente le loro storie si intrecciano, attraverso le trafile negli stessi ospedali, le stesse domande alla polizia e tutte le altre tristi incombenze. Involontariamente, dunque, e perciò con una iniziale diffidenza, più che altro un comprensibile e ben giustificato pudore soprattutto da parte di lei.
Ma le ricerche durano lunghi, interminabili giorni e arriva un punto in cui i genitori dei due ragazzi, per necessità ma pure con assoluta riservatezza e discrezione, dividono a Londra lo stesso appartamento nel quale vivevano i loro figli. Alla fine di quel terribile calvario il dolore che li ha uniti si scioglie in un abbraccio di addio ma anche di gratitudine. Entrambi, (più lei che lui, per la verità) hanno capito che culture diverse non significano solo terrorismo e segregazione. Esse possono e sanno anche avere un lato buono, costruttivo e pacifico, se fondato sulla comprensione, sull'uguaglianza e soprattutto sull'amore.
Il padre è impersonato da Sotigui Kouyate, ieratico come un santone indiano, insignito dell'Orso d'Argento come miglior protagonista. La madre è Brenda Blethyn, che in carriera vanta ben due nomination all'Oscar. Paffuta e rosea, non certo una diva, ma espressiva in modo vivissimo e di una bravura commovente. Ogni suo sguardo, parola e gesto sono perfetti, proprio come avrebbe fatto una madre vera, come avrebbe fatto ognuna delle nostre madri. E' comprensibile che questo film sia stato il più votato dai critici.
Regia : Rachid Bouchareb ;
sceneggiatura : Rachid Bouchareb, Olivier Lorelle, Zoè Galeron ;
fotografia:Jèrome Almèras ;
montaggio : Yannick Kergoat ;
musica : Armand Amar ;
interpreti : Brenda Blethyn (Elisabeth), Sotigui Kouyate (Ousmane), Roschdy Zem (Schlachter) ;
produzione : Tassili Films ;
distribuzione : Elle driver ;
origine : Algeria/Francia/Regno Unito ; durata : 87'.
Testo tratto dalla rivista online - NonSoloCinema - anno V n. 10 - © 2009

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