Alberto Rubinelli di Novara, mio amico da anni, dopo essersi ritrovati su facebook, ha raccolto l'idea della festa di BlogAL e porterà il suo "museo del computer" in formato pc portatile, con tanto di connessione wi-fi, al 4 Bears pub ! Cervellotici e occhialuti alessandrini, topi da pc o semplicemente curiosi, dalle 16 in poi gli potete triturare le orecchie con le vostre domande !
E non dite che ad Alessandria non c'è mai nulla da fare , né !
Ale.
MUSEO DEL COMPUTER
info@museodelcomputer punto org
Un po' di storia.
L'avventura di questo museo inizia nel 1988, quando salvo dalla distruzione la prima macchina che
costituira' la collezione del museo, un sistema di sviluppo della Intel, che dopo almeno 10 anni di
onorato lavoro, era stato destinato alla rottamazione, gia' pronto in un garage per essere caricato
dalla raccolta rifiuti (all'epoca non c'era la raccolta differenziata). Quando vidi quel sistema, che per
anni avevo visto lavorare, e che sapevo essere costato quasi quanto un appartamento, mi venne un
colpo, non potevo credere che lo buttassero. Il mio capo di allora, vedendomi cosi' sorpreso, mi
disse : "Lo vuoi ? Prenditelo, ma non lasciare in giro nulla" e quello fu l'inizio della mia missione,
salvare dalla distruzione le macchine che avevano una storia, che il piu' delle volte, loro stesse
avevano costruito. In quegli anni, le macchine da salvare erano poche, era ancora un'epoca in cui i
computers erano costosissimi, quindi un'azienda, perche' allora il computers era strumento aziendale
e non elettrodomestico come oggi, ci pensava parecchio, prima di alienare un qualcosa di cosi'
costoso. Non era un problema trovare spazio per quelle macchine, che potevo ospitare in uno
scantinato, quello che sarebbe poi divenuto la prima sede dell'azienda che stavo costituendo. Negli
anni successivi, la quantita' di macchine salvate aumentava, sia perche' il loro costo diminuiva,
facilitandone il rimpiazzo con modelli piu' moderni e performanti, sia per la fama di "raccoglitore"
che mi stavo facendo: ormai chi veniva a conoscenza di un computer a rischio di smaltimento, lo
segnalava immediatamente a me o a qualcuno che potesse rintracciarmi (non dimentichiamo che
non esistevano ancora i cellulari e la posta elettronica). Lo spazio non era piu' sufficiente, per cui
allo scantinato aziendale, si affiancava prima casa mia, poi un garage. Il grosso delle dismissioni
inizio' giusto qualche anno prima dell'anno 2000, per culminare con la dismissione in massa a causa
del presunto millenium bug a cavallo del millennio. A questo punto lo spazio era divenuto ridicolo,
nonostante comprendesse ormai casa mia, la mia nuova azienda, due garages ed una cantina. Il
grande passo di affittare un capannone, fu un investimento di notevole dimensione, anche se
indispensabile, che spesso mi costrinse a rinunciare alle vacanze o ad altre comodita'. Ma la cultura
che possono trasmettere tutte queste macchine, l'insegnamento che si puo' trarre dalla loro storia,
non ha prezzo.
Il museo oggi
Oggi, a vent'anni dall'inizio di questa avventura, il museo e' una realta', anche se non ancora aperto
al pubblico con continuita', ma solo su appuntamento, anche se con diversi problemi di gestione, di
finanziamento, di tempo, di persone, di spazi, ma e' una realta', con la sua collezione di piu' di 3000
pezzi, di cui piu' di 1000 computers, dai primi anni 60 fino ad oggi, con centinaia di volumi di
documentazione, con l'allargamento anche verso calcolatrici e macchine da scrivere, a partire dagli
anni 20. La collezione comprende i piu' svariati tipi di macchine, da quelle che ancora non erano
veri e proprio computers, come la storica Programma 101 della Olivetti, a sistemi che occupano una
stanza intera, come il System 390 della IBM, donato dall'Istituto Geografico De Agostini. Spesso le
macchine che arrivano, necessitano di manutenzione, salvo pochi casi, di pulizia immediata, poi ,
spesso, di riparazione delle parti elettriche e revisione di quelle meccaniche; quando possibile ,
questo viene eseguito nell'immediato, per fermare, per quanto possibile, l'azione del tempo e degli
elementi , sul deterioramento della macchina stessa. Negli ultimi anni sono stati effettuati salvataggi
al limite del possibile, con viaggi oltre i 1000Km, per l'Italia e l'Europa, con impiego a volte di
camion con gru idraulica, riuscendo a salvare macchine da privati, aziende, ospedali, enti di ricerca
ed istituzioni. Negli ultimi anni abbiamo stretto relazioni di collaborazione con altri musei e gruppi
di appassionati, sia in Italia che all'estero, creando una vera e propria rete di persone fortemente
motivate nella conservazione dell'informatica storia e nella sua valorizzazione, come patrimonio
culturale. Attualmente ci sono un certo numero di macchine, tutte in genere di dimensioni
importanti, che sono in attesa di essere prelevate ed essere portate al museo, ma cio' non e' possibile
per la mancanza di spazio, quindi dobbiamo confidare sulla buona volonta' del proprietario e sulla
sua possibilita' di mantenerle al sicuro, fino a quando non potremo salvarle definitivamente dal loro
destino.
Come operiamo
Tutto inizia in genere da una segnalazione, molto spesso fatta tramite il nostro sito internet.
Qualcuno, appassionato di informatica, oppure semplicemente una persona di buonsenso, quando ha
notizia di una macchina a rischio di smaltimento, cerca in internet qualcosa su quella macchina o
sui musei, ed in genere arriva a noi, direttamente o tramite altri appassionati. A quel punto si mette
in moto la prima parte dell'operazione di salvataggio, quella di raccolta informazioni e di
organizzazione. Si contatta il proprietario, si verificano prima di tutto i tempi, perche' spesso sono di
poche ore. Si verifica l'accesso ai locali, e non ultima la parte burocratica, per poter fare la cessione
in piena regola. Una volta organizzato il tutto, scatta la parte operativa. Generalmente c'e' da
noleggiare un furgone, partire alla mattina presto, fare anche 500Km. Spesso le macchine sono in
luoghi angusti, spesso ci sono di mezzo scale, a volte occorre smontarle per superare questi
impedimenti. Con fatica se ne esce quasi sempre, ma a volte ci siamo resi conto di essere al limite
di vere e proprie missioni impossibili. Poi di corsa, il viaggio di ritorno, per poter scaricare al
museo in giornata e riconsegnare il furgone il giorno successivo, onde non incorrere nell'addebito di
un'altra giornata di noleggio. Tutto questo e' reso possibile solo da un'organizzazione rapida ed
efficiente, e dalla collaborazione di alcuni appassionati che affrontano impavidamente queste
avventure assieme a me.
Il sito internet
Dietro al web c'e' un enorme lavoro di catalogazione e di documentazione, del quale solamente una
parte e' visibile. Ogni macchina viene schedata, ne vengono ricercate le caratteristiche, viene fatto
un servizio fotografico completo, spesso anche delle parti interne, viene catalogata tutta la
documentazione cartacea eventualmente annessa, quando compatibile con il tempo e la presenza di
volontari, viene scansionata. Vengono inoltre ricercate tutte le informazione disponibili in internet e
ne viene fatta copia locale, per impedirne la perdita in caso di scomparsa dell'originale.
Oltre alla documentazione sulle macchine, c'e' anche una parte, se vogliamo folkloristica, con il
racconto di tutte le imprese di salvataggio, degli incontri con altri appassionati, delle esposizioni,
delle fiere di settore, di tutto quello che riguarda la vita sociale del museo e dei suoi collaboratori.
Prospettive per il futuro
Senza ogni dubbio il punto fermo a cui miriamo, per l'immediato futuro, e' trovare una sede idonea
alla collocazione del museo, al renderlo fruibile dal pubblico, a sviluppare laboratori di restauro e
ricerca storica. Per fare tutto questo, serve una superficie di almeno 5000 metri quadri, anche su piu'
piani. La costituzione di una fondazione e' un passaggio obbligato, per poter arrivare ad un museo
secondo i canoni tradizionali, ed e' su questo che attualmente stiamo lavorando. Parallelamente,
l'attivita' di raccolta, catalogazione, restauro, ricerca delle informazioni, non si ferma mai, perche' e'
la linfa vitale che anima questo museo, e che lo rende vivo, completamente diverso da un museo di
scienze naturali o di oggetti morti. Forse, piu' che museo, potremmo chiamarlo lo zoo dei
computers.
info@museodelcomputer punto org