Nel silenzio, le icone di Marta Popescu tra materia e spiritualità.
E sulle tavole la ricerca del sacro: Arcangeli, asceti e immagini intensamente devozionali.
“RAPITA FU' L'ANIMA DAL DIVINO SEGNO”
Semplici e solenni sono i tempi che muovono al raccoglimento, tempi per comprendere segni che chiedono continuità: così è per le icone, con i suoi segni che chiedono all’artista di mettersi in ascolto. E il silenzio, non a caso, è la dimensione contemplativa alla quale l’artista Marta Popescu Janu attinge da sempre per l’accoglimento di quei segni, tratti e messaggi che poi - già nelle delicatissime prime fasi della sua lavorazione a contatto con i soggetti sacri della tradizione iconografica cristiana - adagia su trame materiche colme di un’urgenza: l’urgenza di far risuonare nell’animo umano cenni di sonorità che vengono da lontano, l’urgenza di richiamare la mente e il cuore degli uomini al grande abbraccio di un mistero divino. Nell’artista che prima ancora di operare si rende capace di tanto e tale accoglimento in sé, nell’artista che prima ancora di accingersi alla trasformazione della materia sa esercitare quella capacità di Ascolto, lì le istanze del sacro appaiono e si ripropongono continuamente, chiedendo poi al corpo stesso dell’artista (alle sue mani, al suo estro creativo, alle ore delle sue fatiche e ricerche) di essere trasportate nell’esistenza di tutti gli uomini. L’artista come tramite, dunque, “tramite” di un mistero che torna ad appellarsi alla vita di noi mortali affinché il cammino anche quotidiano dell’esistenza possa essere confortato e illuminato ad ogni passo dalla presenza del sacro. Ecco allora che puntualmente, nel pieno del magma di quell’impulso creativo che sospinge l’artista a ogni nuova creazione, Marta Popescu si affida al richiamo di una grazia che vuole offrirsi continuamente alla percezione e alla sensibilità umana giocando tra materiche raffinatezze di chiaroscuri e di preziosismi d’oro, tra pennellate che demarcano con sicurezza figure sacre e devozionali e, nondimeno, diafanità coloriche che tornano a rinnovare pittoricamente la vibratilità di vigili entità soccorritrici, angeliche, presenti sullo sfondo di tante di quelle narrazioni che l’arte iconografica di Marta Popescu torna a riproporci sulla scorta di un solido lavoro di documentazione sulle scritture sacre.
Tra i molti aspetti della produzione iconografica di Marta Popescu che nel corso del tempo hanno attratto l’attenzione di pregevoli studiosi e critici d’arte, quello compositivo è un aspetto particolarmente capace di suscitare effetti di immedesimazione nello sguardo, e nell’animo, di noi tutti: la morbidezza e la circolarità della cura compositiva che presiede alle varie raffigurazioni di Madonna con bambinello sono messaggi di una tenerezza e di una materna/filiale gentilezza che chiamano a sé senza mediazioni la commozione del nostro animo umano; l’incontro degli ovali, in quella mesta flessione della nuca all’inevitabile forza di gravità, racchiude la carica di una tensione amorevole che è mitezza e forza contemporaneamente. Come non essere rapiti, poi, dalla traiettoria - anch’essa parte integrante dell’architettura compositiva di Marta Popescu - delle espressioni sottilmente mimiche che, sempre nelle varie raffigurazioni di Madonna con bambino, si esprimono sul doppio filo sottilmente drammatico di un senso di protettività tutta umana e, nel contempo, di un presagire i tragici tempi di Passione? Che il momento pittoricamente narrato sia quello più leggiadro, più lieve e giocoso o, al contrario, più emozionalmente austero e solenne, le icone di Marta Popescu raffiguranti la Vergine con bambino ci trasportano sempre in un’esperienza di Conoscenza che è umanità e trascendenza insieme, intrisa di pietà per l’umano destino e di una compassione che travalica la natura umana di quello stesso destino; certamente, anche in questa serie di raffigurazioni del sacro, è ancora la rigorosa conoscenza dei canoni estetici dell’iconografia classica cristiana posseduta da Marta Popescu Janu che offre un’importante chiave interpretativa alla lettura del lavoro di quest’artista, ma è opportuno anche rilevare che, sempre nelle opere che Marta Popescu dedica al tema mariano, emerge un’evidente conoscenza nonché un’intimità simbolico-stilistica con tutta la migliore produzione dell’arte figurativa che proprio sul tema devozionale mariano si è cimentata.
Altrettanto preziosa nel lavoro iconografico di Marta Popescu è la nutrita serie di icone dedicate al soggetto del crocifisso: tema, anche questo, particolarmente caro all’artista, e proposto con varianti cromatiche e chiaroscurali, e in taluni casi anche compositive, che dello stesso soggetto mettono in rilievo la complessità degli accenti rappresentativi legati alla tradizione spirituale cristiana, accompagnandone in profondità i rimandi letterari legati alla tradizione storico-culturale.
Lo studio continuativo della letteratura agiografica è da sempre la base di partenza del lavoro artistico di Marta Popescu, tradotto poi nella sua vasta produzione di icone. Dalla serie iconografica dedicata agli Arcangeli, comprendente varie tavole sull’Arcangelo Michele tra le quali un mirabile “Miracolo dell’Arcangelo Michele”, alle opere di vario formato dedicate a “San Giorgio e il drago” alle raffigurazioni di San Giovanni (incluso un “San Giovanni del silenzio” e un “San Giovanni Battista precursore”), e così con un vasto complesso iconografico che include opere su San Martino, su San Simeone, su “San Sergio a cavallo”, Marta Popescu Janu ci inoltra nella documentata rivisitazione di storie e segni di elezione, affidando allo strumento del dono creativo il compito di lasciar vibrare la nostra percezione a quelle luci e a quei segni pittorici che rimandano, per antiche tecniche artistiche tramandate con meticolosità attraverso i secoli, a quel misterioso rapporto tra la contemplazione della divinità e il momento di trasformazione dell’essere. Compito, questo, che in realtà è molto più elevato e sottile, giacché il pittore di icone svolge la sua opera in quello stato di quiete spirituale che lo rende pressoché dimentico di sé, ovvero, con le parole della stessa Marta Popescu Janu, “in quello stato di silenzio che consente di familiarizzare con canoni di semplicità e pulizia interiore, e dunque di avvicinarsi con il massimo rispetto a immagini che sono superiori alla dimensione mondana”.
Marina Palmieri
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